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La scuola buona: studenti al centro

L'avvio di un nuovo anno scolastico è per sua natura l’occasione privilegiata per fare alcune riflessioni sui cambiamenti in atto nella scuola e sulle attese dei protagonisti del processo educativo (studenti, famiglie, insegnanti). Quest’anno il ritorno sui banchi è segnato dal provvedimento legislativo sulla «Buona scuola» che finora è stato esaltato per quello che è il suo aspetto più vistoso: l’assunzione di decine di migliaia di insegnanti. Verrebbe da dire: bene, dopo gli insegnanti adesso pensiamo agli studenti.
Non è una critica verso la «Buona scuola», anzi crediamo che con questa legge si sia fatto un passo in avanti verso una maggiore qualità. Vogliano solo sottolineare che la ragione per cui la scuola esiste sono gli studenti, sono loro i destinatari dell’attività didattica ed educativa. Una scuola è buona quando gli studenti che escono da essa sono riusciti a raggiungere un alto livello di formazione che li abilita ad affrontare al meglio gli studi universitari e il mondo del lavoro. Inizia quindi un nuovo anno per pensare agli studenti e per migliorare le relazioni umane dentro la scuola, un compito al quale sono chiamati tutti i protagonisti del processo educativo. La scuola è un luogo di relazioni ed è da un intreccio virtuoso di relazioni che si sviluppa l’educazione. Di queste relazioni nella scuola sono protagonisti fondamentali anche i genitori. La «Buona scuola» assegna loro nuove opportunità di partecipazione e di responsabilità (ad esempio nella valutazione) anche se ancora questo maggior coinvolgimento delle famiglie è solo disegnato sulla carta, è un processo che deve essere avviato. In larga parte della scuola paritaria è già in atto da tempo: da questo punto di vista la scuola paritaria, che fa parte dell’unico sistema pubblico di istruzione, è un laboratorio di buone pratiche alle quali può utilmente attingere anche la scuola statale. Riteniamo che la scuola paritaria sia un patrimoniopubblicoda salvaguardare.A ciò non ha certo contribuito l’esodo, praticamente «forzato », degli insegnanti della scuola paritaria verso la statale. È chiaro che un insegnante al quale dall’oggi al domani viene offerta l’opportunità di un posto sicuro nello Stato non ha molte alternative.Noi avevamo chiesto che l’insegnante potessemantenere il ruolo statale, continuando a insegnare nella scuola paritaria (pagato da essa).Cosìnonè stato, molti insegnanti se ne sono andati dalle nostre scuole che sono state per loro un luogo di esperienza, di formazione e dimaturazione. Le scuole paritarie, che hanno svolto questo servizio a costo zero per lo Stato, ora si ritrovano indebolite.Ma debole è anche lo Stato che discrimina gli insegnanti e interrompe la continuità didattica in molte scuole. Come associazione dei genitori della scuola cattolica denunciamo anche il fatto che la regione Lazio, non erogherà, amotivo delle difficoltà di bilancio, i contributi per la scuola paritaria ricevuti dallo Stato e che anche altre regioni, soprattutto al Sud, sono notevolmente
inritardo. Le scuole paritarie sono sempre più a rischio di sopravvivenza, un prezioso patrimonio pubblico è messo in pericolo. All’inizio dell’anno scolastico il Ministero ha inviato una circolare per eliminare i dubbi circa un punto controverso della legge sulla «Buona scuola»: il rischio che l’ambigua formulazione del comma 16 (l’educazione alla parità tra i sessi, la prevenzione della violenza di genere e di tutte le discriminazioni) portasse all’introduzione inclassedella ideologia gender. Il Ministero sostiene che il rischio non c’è perché la ratio della norma è un’altra. Prendiamo atto però che già a luglio il Ministero era dovuto intervenire con una nota: se c’è tutto questobisognodiprecisare, significa che qualche rischio c’è. Sicuramente l’errore principale è stato commesso durante il Governo Monti con la stesura della «Strategia» contro le discriminazioni redatta dall’Unar e ispirata alla
teoria del gender. I genitori, anche di fronte alle attuali rassicurazioni ministeriali, devono continuare a vigilare e controllare e, in positivo, a collaborare
con le scuole per progetti educativi ispirati all’autentica dignità della persona. All’inizio di questo anno scolastico auguro a tutte le famiglie: vivete nella scuola da protagoniste!