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Da papa Francesco per i quarant’anni

Dopo diciassette anni dallo storico incontro con Giovanni Paolo II, l’Agesc sarà di nuovo ricevuta in udienza speciale dal Santo Padre. L’appuntamento con papa Francesco è per sabato 5 dicembre alle ore 12 in Sala Clementina.
Questo 2015, che segna il quarantesimo anniversario della fondazione della nostra associazione, non poteva avere una conclusione più espressiva dell’identità e del carisma dell’Agesc. Siamo un’associazione ecclesiale, viviamo ogni giorno la vita della comunità cristiana, la fede guida la nostra vita e sostiene l’impegno educativo nei confronti dei nostri figli. Il nostro primo maestro della fede e guida nel cammino è il Santo Padre, al quale siamo profondamente grati per la disponibilità dimostrata.
Il 5 dicembre, con tutto il consiglio nazionale, andremo a Roma con la coscienza di compiere un pellegrinaggio. Noi genitori delle scuole cattoliche siamo un popolo in cammino e si cammina meglio, con maggiore energia, quando è chiaro lo scopo e ben individuata la meta a cui arrivare. Andiamo a Roma come pellegrini e mendicanti: camminiamo perché lungo il percorso si incrementi la coscienza del nostro compito; mendichiamo dal Santo Padre nuove indicazioni per il nostro percorso e parole che ci infondano il coraggio necessario per affrontare le fatiche e le difficoltà. Non andiamo da Francesco a mani vuote. Gli portiamo in dono i primi quarant’anni della nostra storia. È la storia di uomini e donne, di famiglie italiane, che hanno deciso di esercitare fino in fondo la loro responsabilità educativa e la loro responsabilità sociale. È la storia di famiglie che non tendono a delegare ad altri – alla società, allo Stato, ai mass media – il loro primario compito di accompagnare i figli verso la realtà e verso il suo significato. È la storia di famiglie che si aiutano e si sostengono attraverso momenti di formazione per essere più capaci ad affrontare le sfide che l’attuale contesto socio-culturale pone continuamente davanti ai nostri passi. È la storia di famiglie che hanno deciso di mettersi insieme per denunciare la grave ingiustizia che subiscono quando lo Stato non riconosce pienamente la libertà di educazione e per chiedere che le leggi fi- nalmente consentano a noi genitori di scegliere la scuola più corrispondente alla nostra visione ideale e culturale.
Oltre alla ricchezza della nostra storia, pur segnata dalle nostre incoerenze e dagli inevitabili limiti umani, consegneremo in dono a papa Francesco anche il libro scritto dal nostro amico Roberto Alborghetti, Quando il giorno era una freccia, dedicato alle esperienze scolastiche del giovane Jorge Mario Bergoglio e ai suoi insegnamenti di arcivescovo di Buenos Aires sui temi della scuola e dell’educazione. È un libro che in questo anno ha segnato il cammino dell’Agesc. È stato lo strumento semplice ed efficace attraverso il quale nelle scuole incontriamo tante famiglie, affascinate dalla sua persona e dalla testimonianza di fede che rende davanti al mondo.
Andiamo a Roma in pellegrinaggio con il cuore desideroso di imparare. Nel 1998 l’udienza di papa Giovanni Paolo II è diventata davvero memorabile perché il Pontefice ci indicò, con una chiarezza che forse nemmeno noi avevamo in quel momento, la triplice dimensione dell’Agesc: ecclesiale, culturale, socio-politica. Tre dimensioni alle quali corrispondono altrettante responsabilità alle quali in questi anni abbiamo cercato di essere fedeli.
Noi crediamo che dal paterno e misericordioso abbraccio di papa Francesco usciremo fortificati, rinsaldati nella fede e nell’appartenenza ecclesiale, gioiosi di portare nella scuola e in tutti gli ambienti di vita la nostra testimonianza di famiglie cristiane. L’incontro con il Santo Padre non terminerà il 5 dicembre. Mediteremo a fondo le sue parole per trovarvi le indicazioni per una più efficace azione della nostra associazione.
Nell’incontro con la scuola italiana del 10 maggio 2014, Francesco citò il proverbio africano secondo cui per educare ci vuole un villaggio. Noi famiglie della scuola cattolica italiana ci siamo messe insieme perché vogliamo essere questo villaggio, un ambito di educazione per noi e per i nostri figli. Mi auguro che il nostro comune pellegrinaggio festante, nella gioia – mamme, papà, bambini, ragazzi – possa fornire l’immagine concreta di questo villaggio.