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"Famiglia ai tempi dell'involuzione antropologica"

Il cardinale Bagnasco, nella sua prolusione di lunedì 20 marzo al Consiglio episcopale permanente, ha toccato due punti che ci stanno particolarmente a cuore, perché riguardano direttamente i bambini, i nostri figli e la nostra responsabilità di educarli.
Il primo si riferisce alla progressiva dissoluzione, anche per via giuridica, di tutte le evidenze naturali, dei capisaldi della nostra umanità, prima che della nostra cultura, come nei recenti casi in cui ai bambini, dai tribunali, viene negato il diritto universalmente riconosciuto di crescere con papà e mamma, differenza sostanziale di due umanità complementari, che permette lo sviluppo armonico dell’identità psico-fisica del bambino, possibile solo se ha davanti i due modelli genitoriali maschile e femminile. A questo si aggiunge la violenza sulle donne, che viene perpetrata mediante l’odiosa pratica dell’utero in affitto, che strappa il figlio dalle braccia della donna che lo ha appena partorito. Tale pratica lede non solo il diritto della donna e la sua dignità, ma anche quello del bambino, che viene privato da subito del conforto della madre. Solo una visione ideologica dell’uomo può condurre alla cecità davanti a tali evidenze antropologiche.

Il secondo punto riguarda il luogo per eccellenza in cui tale visione distorta dell’essere umano e delle primarie relazioni viene innestata e promossa, purtroppo in modo crescente e invasivo, oltre che con toni sempre più esasperati: il mondo della scuola, a partire dai nidi d’infanzia, dove si assiste all’introduzione di progetti che comunicano una visione dell’uomo libero di poter scegliere qualsiasi cosa, anche la propria identità sessuale, che può essere sganciata dalla realtà corporea. Questo è anche più deleterio, perché colpisce chi non ha ancora strumenti adeguati di giudizio. Tali progetti, inoltre, quasi sempre, entrano nella scuola senza che i genitori siano correttamente informati sui contenuti e i materiali che vengono proposti (che includono anche spettacoli teatrali e film) ed abbiano espresso il loro consenso sul progetto, cosa che viola apertamente il principio della libertà educativa.

È dunque evidente che non si può più delegare in bianco l’educazione dei propri figli alle istituzioni scolastiche e che non basta lamentarsi quando le cose accadono, ma che è necessario entrare nel mondo della scuola con la volontà di partecipare, di vigilare e di coinvolgere gli altri genitori. A tal proposito il Cardinale Bagnasco ha fatto riferimento al progetto Immìschiati, ideato dal Forum delle Associazioni Familiari, di cui Agesc è parte.

Il giusto modo di porsi davanti a questi problemi è infatti quello della partecipazione: più le famiglie saranno presenti attivamente nella scuola, meno nella scuola potranno entrare progetti che, dietro la maschera delle buone intenzioni, nascondono pericolose ideologie che destrutturano i nostri figli, la loro visione del mondo e la loro capacità, domani, di costruire relazioni sane.