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Il parere dell'AGeSC, oggi al Senato, sugli Atti di Governo sulla legge "Buona Scuola"

Il Vice Presidente AGeSC, Giancarlo Frare oggi al Senato

Signor Presidente,
Signori Senatori,
desidero innanzitutto esprimere il ringraziamento dell’AGESC
(Associazione Genitori Scuole cattoliche) per questa audizione, sugli Atti di Governo sottoposti a parere parlamentare relativi ai decreti legislativi in attuazione delle deleghe previste dalla legge 107/2015, audizione che ci offre l’opportunità di portare il contributo dei Genitori della Scuola pubblica paritaria che in buona parte rappresentiamo.
Rispetto a quanto presentato alla Commissione Cultura della Camera l’AGeSC ha modificato alcune considerazioni e allargato il giudizio anche al decreto sulla formazione dei docenti.
In linea generale l’Associazione ritiene che i decreti in esame non portino a quel rinnovamento che le proposte sulla Buona Scuola promettevano e che è necessario visti i risultati ottenuti nelle graduatorie internazionali dal nostro sistema scolastico. Ci si limita a regolare meglio l’esistente, compiendo anche qualche passo indietro per quanto riguarda il pluralismo scolastico e non intervenendo a favore di una maggiore autonomia delle istituzioni scolastiche: eppure sono queste le condizioni indispensabili per rispondere meglio alle urgenze educative di oggi. Si rischia di aggiungere ulteriori norme e organismi che renderebbero ancora più pesante la burocrazia che regola il nostro sistema di istruzione che invece necessita di maggiore libertà e conseguente responsabilità.

Entro ora nel merito dei decreti.
1 - Schema di decreto legislativo recante istituzione del sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita sino a sei anni (380)
Impostazione generale Si conferma l’apprezzamento della volontà di estendere il servizio a favore dei bambini nella fascia di età 0 – 6 anni. Tuttavia si rileva la sola indicazione di un auspicato coinvolgimento della famiglia e non la sua attiva partecipazione alla educazione dei figli nell’ambito della comunità scolastica.
Nel merito: pluralismo educativo di tipo europeo Riteniamo opportuno completare l’attuale sistema di istruzione intervenendo nelle realtà dove esistono difficoltà e lacune. Questi interventi devono essere finalizzati a garantire la effettiva libertà di scelta educativa delle famiglie, costituzionalmente garantita, in un sistema integrato di scuole statali e paritarie dove lo Stato interviene nella regolamentazione della gestione dei servizi, garantendo un pluralismo educativo in effettiva parità tra strutture statali e non statali (paritarie, private pubbliche, ecc.), nel rispetto del principio di sussidiarietà. Pertanto, si chiede l’integrazione della bozza di decreto con la specificazione della presenza anche delle scuole paritarie e dei loro organismi rappresentativi nelle fasi di intesa, proposta e gestione di poli di infanzia oltre all’ accesso agli organismi di consultazione e ai finanziamenti previsti nel decreto.
Patto educativo e partecipazione delle famiglie All’articolo 1 dovrebbe essere prevista la partecipazione dei genitori negli organismi collegiali di rappresentanza scolastica al pari delle altre realtà scolastiche e un diretto coinvolgimento dei genitori all’interno della comunità educativa scolastica.
Organizzazione, formazione, autonomia e controllo
Si ritiene che l’azione di programmazione (art. 3 – comma 1) debba prevedere la partecipazione di rappresentanti delle scuole paritarie mentre per le proposte progettuali vada precisato che la commissione per la valutazione deve avere carattere regionale (comma 8) e si propone che venga estesa la possibilità di interventi anche su aree di proprietà di soggetti diversi dagli Enti locali. Si propone di integrare all’art. 5 il comma c) con la previsione della possibilità di formazione anche del personale delle scuole paritarie e al comma d) della possibilità di partecipazione alla definizione dei criteri di monitoraggio e valutazione anche di organismi di rappresentanza delle scuole paritarie, se presenti. All’art.10 comma 2 si chiede di inserire nella composizione della Commissione anche la presenza di rappresentanti dei gestori di scuole paritarie. In merito alle previsione dell’art. 12 si propone la seguente riformulazione del comma 5: 5. In sede di Conferenza unificata possono essere concordate le risorse, anche con interventi graduali, a carico dei diversi soggetti istituzionali, al fine di raggiungere gli obiettivi strategici di cui all'articolo 4, fatte salve le risorse di personale per la scuola dell'infanzia statale, definite dal Ministero dell'Istruzione, dell'università e della ricerca, dì concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze e il Ministero per la semplificazione e la pubblica amministrazione, nonché delle risorse finanziarie previste a legislazione vigente. Conseguentemente si suggerisce la variazione della formulazione dell’art. 9 comma 1 punto a) attribuendo ai comuni la sola programmazione del sistema integrato, lasciando all’autonomia dei singoli gestori l’attuazione dello sviluppo del sistema integrato di istruzione.
In merito alla previsione dell’art. 4 punto f) si propone la previsione della formazione continua del personale mentre sul monitoraggio e controllo della qualità del servizio previsti al punto e) dell’Art. 6 si chiede che vengano stabiliti degli standard qualitativi delle prestazioni, fissati nei livelli essenziali, ma suscettibili di adeguati miglioramenti nel tempo, in base all’evoluzione della didattica e dei metodi pedagogici.

2 - Schema di decreto legislativo recante revisione dei percorsi dell’istruzione professionale, nel rispetto dell’articolo 117 della Costituzione, nonché raccordo con i percorsi dell’istruzione e formazione professionale (379)
Il decreto non sembra risolvere il problema del conflitto di competenze tra Stato e Regioni che ha creato finora una grande disparità di risultati sul territorio nazionale e soprattutto fa arretrare il pluralismo dell’offerta formativa cancellando il principio di sussidiarietà integrativa (e non sostitutiva) dello Stato con cui era finora previsto l’intervento degli istituti statali nel campo dell’istruzione e formazione professionale. La questione centrale deve rimanere il bene degli studenti e i risultati accertati dicono chiaramente che il sistema dei Centri di formazione professionale accreditati, nelle Regioni che li valorizzano, offre migliori risultati formativi e maggiore successo nella ricerca di lavoro, per cui la loro presenza sul territorio nazionale va sostenuta ed ampliata.

3 - Schema di decreto legislativo concernente l'effettività del diritto allo studio attraverso la definizione delle prestazioni, in relazione ai servizi alla persona, con particolare riferimento alle condizioni di disagio e ai servizi strumentali, nonché potenziamento della carta dello studente (381)
Impostazione generale
L’Agesc ritiene che nel momento attuale in cui le situazioni di difficoltà economica hanno investito milioni di persone e soprattutto le famiglie con figli il decreto legislativo sul “diritto allo studio” assuma una grande importanza strategica: l’istruzione e l’incremento della conoscenza sono infatti tra i fattori decisivi per l’uscita da condizioni di miseria.
Nel merito: Diritto allo studio per tutti Essendo il diritto allo studio un compito affidato soprattutto alle Regioni, l’Agesc ritiene indispensabile un coordinamento nazionale per evitare che differenti azioni sui diversi territori aggiungano ulteriore diseguaglianze ai diritti dei minori e perciò è favorevole alla costituzione della Conferenza nazionale per il diritto allo studio (Art. 11) alla quale devono partecipare tutti i soggetti interessati. Quindi propone che al comma 1: venga aggiunto tra i componenti anche un rappresentante delle Enti e gestori di scuole paritarie per monitorare la situazione del diritto allo studio su tutto il territorio nazionale e l’attuazione del decreto ed elaborare proposte. In tal senso chiede analogamente una integrazione dell’Art. 12 – Comma 1 punto a) con la previsione di un coinvolgimento anche degli Enti gestori di istituzioni scolastiche paritarie.
Potenziamento dei servizi e della Carta dello Studente per favorire la partecipazione di tutti.
All’articolo 10 al comma 1 si propone la previsione che la Carta sia distribuita a tutti gli studenti del Sistema nazionale di istruzione e formazione mentre si chiede l’integrazione dell’Art. 5 comma 2 con la previsione che il servizio di trasporto da parte degli Enti locali sia assicurato agli alunni delle scuole primarie statali e paritarie ovvero alle scuole primarie ricomprese nel Sistema nazionale di istruzione e formazione.
Monitoraggio e controllo dell’effettiva applicazione del diritto allo studio Si ritiene che l’azione di monitoraggio e controllo possa essere più efficace se vengono definiti i LEP (livelli essenziali delle prestazioni) non solo nell’offerta dei servizi ma anche verificandone l’efficacia all’apprendimento finale di chi è aiutato e quindi fornendo un giudizio di qualità sui servizi erogati.
Per l’Agesc è necessario che il diritto alla libera scelta della scuola sia previsto tra i livelli essenziali delle prestazioni che l’Italia deve garantire a tutti i cittadini studenti e per questo si auspica che i servizi e gli interventi offerti da alcune Regioni siano diffusi in tutte le Regioni italiane per favorire l’effettiva libertà di educazione e l’effettivo godimento del diritto allo studio.

4 - Schema di decreto legislativo recante norme per la promozione dell'inclusione scolastica degli studenti con disabilità (378)
Per rendere effettiva l’inclusione scolastica di tutti gli studenti con disabilità si rende necessario, nell’ottica dell’uguaglianza dei diritti per tutti i cittadini in tutte le scuole, l’inserimento nell’art. 3, comma 2 e), dove si parla del contributo economico parametrato ai numeri degli alunni disabili accolti, delle parole “istituzioni scolastiche statali e paritarie del sistema nazionale di istruzione”, visto che precedentemente nello stesso comma ai punti a) b) e c) si è citata esplicitamente solo la scuola statale. Le discriminazioni finora subite dagli studenti disabili delle scuole paritarie vanno finalmente superate.
Più in generale l’AGeSC ritiene che il decreto vada profondamente modificato tenendo conto delle effettive esigenze e dei diritti delle persone con disabilità, altrimenti risulterà essere una dichiarazione di intenti priva di effetti concreti. Bisogna avere come obiettivi la continuità didattica, l’adeguatezza del sostegno e della formazione dei docenti, la corretta valutazione delle potenzialità degli alunni con disabilità.

5 - Schema di decreto legislativo recante norme in materia di valutazione e certificazione delle competenze nel primo ciclo ed esami di Stato (384)
Riteniamo importante che la valutazione tenga conto anche dello sviluppo delle competenze degli studenti e che per questo si sia sempre più attenti a personalizzare e innovare i percorsi didattici.
Auspichiamo che davvero siano valorizzati il patto di corresponsabilità e i rapporti scuolafamiglia, trovando le strade per coinvolgere in modo più attivo e partecipe tutti i genitori, e che l’opera di valutazione dell’INVALSI faccia crescere una cultura della valutazione vista come contributo al miglioramento del sistema scolastico.

6 - Schema di decreto legislativo recante norme sulla promozione della cultura umanistica, sulla valorizzazione del patrimonio e delle produzioni culturali e sul sostegno della creatività (382)
Siamo perplessi e preoccupati per l’equivalenza che il decreto in fondo indica fra cultura umanistica, creatività e made in Italy, quasi fossero sinonimi. La valorizzazione del patrimonio culturale del nostro Paese e la promozione della cultura umanistica richiedono secondo noi maggiori approfondimenti. E anche maggiori finanziamenti e non un provvedimento a costo zero come indicato.

7 - Schema di decreto legislativo recante norme in materia di formazione iniziale degli insegnanti (377)
L’AGeSC propone di inserire espressamente all’art. 12 la possibilità che anche le scuole paritarie siano sedi di tirocinio per i docenti che frequentano i percorsi specifici per il conseguimento del diploma di specializzazione. Chiede inoltre che non sia compito del Ministero determinazione del fabbisogno di tale tipo di docenti specializzati, visto che non è in grado di farlo in modo adeguato e che limita la libertà di insegnamento.
L’Associazione chiede di bandire al più presto il TFA non solo per le sole classi di concorso che presentano graduatorie esaurite: bisogna aprire ai giovani laureati la professione docente. Richiede anche che, come nei precedenti bandi, per l’accesso venga considerato il servizio prestato presso le istituzioni paritarie e i CFP.
L’Agesc conferma la propria disponibilità a formulare in futuro proposte miranti al miglioramento dei servizi educativi per favorire la crescita armonica delle nuove generazioni, lo sviluppo completo della personalità degli studenti e per combattere le diseguaglianze sociali ancora esistenti nel nostro Paese.

Roma, 7 febbraio 2017

Il Vice-Presidente Nazionale
Giancarlo Frare