Seguici sui nostri social
Login

Le mille domande degli adolescenti

Scegliere in che modo continuare gli studi dopo aver ottenuto la maturità per i giovani di oggi è sempre più complicato: una giungla di proposte. Ecco come scegliere. GIORGIO VITTADINI

In questi giorni, gli studenti agli ultimi anni di scuola superiore sono
impegnati in iniziative di orientamento in vista della scelta sul
percorso da intraprendere dopo la maturità. Con quali criteri i ragazzi
affrontano questo momento? Quali paure, o quali certezze covano nel
loro animo? Come li si può aiutare?
Un interessante dialogo avvenuto questa settimana con alcuni di loro
in una scuola paritaria ha mostrato una radicale trasformazione in
atto: l'adolescenza non sembra più quella fase della vita in cui si
prendono le distanze dall'ambito di provenienza per cercare proprie
strade. Oggi la lotta e la diffidenza dei giovani è innanzitutto nei
confronti di se stessi. Per aiutarli, insomma, occorre avere fiducia nel
loro cuore e nei segni che la realtà manda loro. Così, saranno i ragazzi
a crederci per primi.
Per dare un'idea riporto una sintesi del botta e risposta.
Domanda: Non ho delle passioni precise, mi piacciono
infermieristica e design della moda ma non al punto da dire "faccio
quello". In una situazione in cui ho tante scelte tutte "dubbie" come
faccio a capire quale strada intraprendere?
Risposta: Non è strano che si possa essere incerti. Non tutti, a quattro
anni, giocando al piccolo chimico o all'infermiere capiscono cosa
devono fare da grandi! I più lo scoprono pian piano, raccogliendo
segnali lungo tutto il percorso scolastico. La cosa importante è cercare
di chiarirsi il criterio con cui decidere. Non si capisce in modo
idealista, applicando idee a priori, ma cercando sempre di far
incontrare ciò che abbiamo nel cuore, le caratteristiche di cui ci ha
dotato la nostra particolare natura con quello che capita nella realtà.
Domanda: Ma come faccio a capire che è il cuore veramente a
guidarmi? Ho collaborato a una mostra su Dante per l'open day della
scuola, e in quei giorni era come se facessi fatica a vivere senza
quella attività. Avevo deciso di iscrivermi a lettere moderne, ma ora
che quell'amore per Dante sta venendo meno, ho molti dubbi. Ho
paura che sia solo una "gasatura" del momento per l'open day.
Risposta: Datti più tempo. E usalo per capire che cosa e perché ti era
piaciuto lavorare a quella mostra. Il tempo è un enorme aiuto per
distinguere i fuochi di paglia dalle passioni che hanno una prospettiva.
La scelta non è un click e richiede tempo. Ma non avviene nemmeno
per "illuminazione", cioè non avviene stando con le mani in mano, ma
raccogliendo segnali. Quindi, ad esempio, interrogando persone che
già lavorano e fanno quei mestieri verso cui la nostra ipotesi è aperta.
Ad un certo punto i dilemmi iniziano a sciogliersi perché arriveremo
almeno a capire che, ad esempio, l'opzione A è meglio dell'opzione B.
Domanda: Io continuo ad avere perplessità su questo criterio del
cuore. Vorrei andare a fare una materia scientifica, ma non ho
particolari doti in questo ambito. Se anche seguissi il mio desiderio,
ho paura che poi non reggerei la fatica e lo sforzo per riuscire a fare
quello che voglio.
Risposta: Questo è un segno ma può non essere il segno definitivo. Non
è detto che quello che si fa male al liceo si faccia male all'università.
Bisogna capire se questa fatica è strutturale in te o se è legata alle
condizioni in cui sei ora. Potrebbe essere che la voglia che hai ti
trasformi. Potresti essere il brutto anatroccolo che diventerà cigno. E
poi c'è un'altro fattore importante da tenere in considerazione. E' stato
stimato che oltre la metà dei lavori che verranno svolti tra vent'anni
devono ancora essere inventati e circa il 50% di quelli che conosciamo
verrà automatizzato. Questo significa che la scelta del corso di studi
rispetto al lavoro che si andrà a fare ha un impatto minore di quanto
non lo fosse un tempo e che è più importante maturare quelle capacità
trasversali che consentono di acquisire più facilmente nuove
conoscenze.
Domanda: Io un sogno nel cuore ce l'ho. Fare l'amministratore
delegato di una società di calcio. Ma non c'è una strada precisa per
questo lavoro. Per cui non so cosa andare a fare, anche perché non ho
altre grandi passioni. Come faccio a seguire il cuore in questo caso?
Risposta. Quella dell'amministratore delegato è già un'indicazione che
ci porta nell'ambito economico-imprenditoriale. Però la cosa
importante da tener presente è che la realtà non è lì per fregarci, e che,
come prima cosa, deve permetterci di portare a casa la pagnotta. Nello
stesso tempo però è fondamentale non cancellare mai il desiderio che
ci muove e che più facilmente sarà realizzato in forme diverse da
come avevamo immaginato, ma comunque offrendoci sempre la
possibilità di cambiare, di crescere, di costruire, per noi e per gli altri.
In una parola di avere soddisfazione. Occorre però essere tenaci.
Pensate a Enzo Ferrari: non era ingegnere, non era ricco, era un
meccanico pilota ed è riuscito, facendo tanta gavetta, a creare la
Ferrari. Il lavoro non va più pensato come "posto", ma come un
percorso alla fine del quale si può realizzare il proprio desiderio.
Domanda: Ho una grande passione per la letteratura. Studiare bene
italiano mi aiuta a studiare bene le altre materie e viceversa. Perciò
voglio iscrivermi a lettere moderne. Ma se poi vado a fare lettere e
rimango delusa?
Risposta: Il desiderio cala sempre nella vita. Cala e cambia perché
fortunatamente la vita è un percorso di continua crescita attraverso
cambiamenti. Ma se tu desideri essere felice quando crollerà non ti
rassegnerai alla noia o all' insoddisfazione. E invece di continuare a
cambiare potrai tornare alla scelta fatta con più forza e realismo.
Domanda: I miei genitori non vogliono che io mi iscriva a una facoltà
umanistica perché - dicono - non permette di trovare lavoro. Ma io
voglio proprio farla. Cosa devo fare? Più in generale: bisogna
ascoltare più il proprio cuore o le opinioni degli altri, soprattutto se
sono esperti del settore?
Risposta. Bisogna ascoltare tutti, è un segno di intelligenza e
attenzione alla realtà. Ma se poi si finisce per compiere una scelta
suggerita da qualcuno senza paragonarla con quello che abbiamo
dentro di noi, ci si aliena.
Se qualcuno vi scegliesse il marito o la moglie accettereste? Chiunque
può darvi suggerimenti, ma poi questo consiglio va paragonato con la
propria esperienza, i propri desideri, le proprie intuizioni. Oggi del
resto è quello che è richiesto in un mondo del lavoro e in una società
che cambiano continuamente: che uno abbia una personalità
autonoma, capace di usare in modo flessibile i propri criteri rispetto ai
cambiamenti che la realtà impone. Non servono persone che dicano:
ho fatto questo perché me l'hanno detto i miei genitori, i miei amici,
gli esperti, le mode…
Domanda: Ho paura di fare la scelta sbagliata. Fino a quanto posso
sbagliare? Arriverà un punto in cui non potrò più sbagliare?
Risposta: San Camillo de Lellis prima di diventare santo le ha
sbagliate tutte (biscazziere, soldato di ventura, malato con la
cancrena) poi si è trovato nell'ospedale degli incurabili e lì ha pensato
che poteva occuparsi dei malati. Ha inventato gli ospedali moderni.
Gli errori sono fondamentali perché ti aiutano a capire chi sei e cosa
desideri veramente. Non dobbiamo avere paura di sbagliare perché
sbagliare è il modo migliore per imparare: dopo un errore sei più
sapiente. L'unico errore irrimediabile è mettere il talento sotto terra.

il sussidiario.net del 26 gennaio 2018