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L’Italia dei 2,8 milioni di Neet deve sostenere la Formazione professionale

Frare: «Siamo a fianco del sistema per le sfide che lo attendono». I genitori delle scuole cattoliche aprono una riflessione sul tema insieme a don Enrico Peretti, direttore generale Cnos - Fap salesiano.

Al recente convegno “Quale scuola?” tenutosi a Pordenone, su sollecitazione di Agesc, don Enrico Peretti, direttore del Centro nazionale opere salesiane per la formazione e l’aggiornamento professionale, ha affrontato in modo puntuale i nodi della Fp nel nostro Paese: «Il primo è prevedere l’inserimento della formazione professionale nell’ordinamento del sistema nazionale d’istruzione, accanto agli altri percorsi della scuola secondaria di secondo grado. Il secondo dovrebbe garantire che tutto questo abbia una filiera reale di opportunità, con corsi tri/quadriennali, per facilitare l’inserimento lavorativo e la prospettiva di passare dalla Fp agli Its - Istituti tecnici - con stabilità di finanziamenti. Il terzo vorrebbe la collaborazione concreta con le aziende, il tessuto produttivo e il territorio, per individuare percorsi formativi adeguati a livello locale, garantendo al contempo l’accoglienza dei giovani che guardano alla Fp come prima scelta, ma anche a quelli che necessitano di percorsi più personalizzati, per situazioni di disagio o abbandono scolastico. Vanno individuati puntualmente i settori produttivi da valorizzare, in cui impegnare i fondi pubblici, quanto mai necessari in un panorama, anche europeo, di richiesta di abilità professionali. Tutto questo in accordo con gli Enti pubblici di riferimento e praticabile in tutte le Regioni».

Allo stato dell’arte, solo 14 Regioni, enti competenti per la Fp, su 20 hanno un sistema attivo. L’operoso Veneto ha registrato quest’anno il superamento dei licei in favore della formazione tecnico- professionale. Peretti ha puntualizzato «quanto sia urgente correggere eventuali aspetti negativi dell’alternanza scuola - lavoro: se ci sono due milioni e ottocentomila giovani “Neet”, ci sono anche 600mila posti di lavoro senza copertura e quindi la formazione in azienda è indispensabile, come quella nel Cfp - Centro di formazione professionale».

Fornendo qualche numero, giusto per dimostrare che la formazione professionale non può essere trattata come il fanalino di coda dell’istruzione, il direttore ha sottolineato come ci siano 93mila ragazzi che studiano ristorazione, 40mila servizi estetici - che dovrebbero essere potenziati 26mila elettronica, 22mila meccanica e 19mila automotive. Per parametrare il valore che il nostro Paese affida all’istruzione tecnica - Its - dobbiamo sapere che l’Italia diploma 7mila studenti l’anno, la Germania 700mila.

«La nostra responsabilità di educare “onesti cittadini perché buoni cristiani” come diceva don Bosco, ci impone di non lasciar cadere il tema dell’educazione e della formazione delle nuove generazioni. Stiamo quindi cercando altri spazi in cui condividere il nostro impegno». «Come genitori – sottolinea Giancarlo Frare, presidente nazionale Agesc – siamo a fianco della Fp per le sfide che il potenziamento di questo ambito educativo comporterà. Ad iniziare dalle deleghe richieste dalle Regioni Lombardia, Emilia Romagna e Veneto. La realizzazione della persona passa anche attraverso la costruzione dell’autonomia e quindi la scelta di un percorso formativo e il successivo inserimento nel mondo del lavoro».