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Buono scuola, lo strumento per offrire alle famiglie libertà di scelta educativa

Alcune Regioni, come Lombardia e Veneto, lo adottano da anni, mentre lo Stato fatica a riconoscere il ruolo degli istituti paritari

Come lo Stato, anche ogni famiglia che deve far quadrare il proprio bilancio economico, in questo periodo, deve fare i propri conti. E valutare se, per il prossimo anno scolastico si può permettere di mandare i propri figli ad una scuola paritaria.

Il Buono scuola o la Dote scuola, sono strumenti concreti di aiuto alle nostre famiglie che vogliono poter scegliere la scuola “ideale” per i propri figli. Ma sebbene necessari non sono sufficienti a colmare il divario tra quanto la scuola chiede in termine di rette e quanto le amministrazioni pubbliche più illuminate sono state capaci di fare nel corso degli anni.

Noi siamo convinti che sia un diritto dei genitori quello di poter scegliere la scuola per i propri figli.

È interessante vedere come alcune regioni come il Veneto e la Lombardia da anni hanno fatto un passo avanti nella concretezza della libertà di scelta educativa. Si sono sostituite in modo sussidiario allo Stato che purtroppo non riconosce economicamente il servizio pubblico delle scuole paritarie e lascia economicamente sole le “sue” famiglie nell’affrontare la vicenda della scelta della scuola per i propri figli. Da sempre ci diciamo che scegliere tra le diverse scuole, statali o paritarie che siano, significa per i genitori chiedersi quali siano le priorità educative che più stanno a cuore.

In certi casi e soprattutto nelle situazioni di disagio non è chiaro o per lo meno non è palesemente esplicitato il progetto educativo che i genitori hanno per i loro figli. Ma di certo tutti sanno che il desiderio profondo è quello di poter scegliere una scuola buona per i figli. Una scuola che sappia prepararli per il domani insomma una scuola utile.

Domandarsi quale sia il progetto educativo che abbiamo sui nostri figli, è sempre un esercizio utile che è diventato indispensabile grazie alla globalizzazione dei saperi. La parola chiave per una sana emulazione tra scuole è la parola

pluralismo affiancata alla parola inclusione. Non contrapposizione ma confronto, competizione intelligente che diventa patrimonio per tutto il sistema e inclusione delle fasce deboli in un modello di istruzione personalizzato all’individuo. Un patto tra scuola e famiglia per la centralità dello studente in ogni momento del percorso didattico formativo. Essere genitori non è una concessione dello Stato ma un diritto naturale che occorre vivere con piena consapevolezza. Quindi ogni strumento sia il buono scuola o la dote scuola sono aiuti concreti per le famiglie, per accrescere la fiducia nel futuro nella speranza di non essere abbandonati in momenti molto delicati quali la scelta di una scuola.

Noi famiglie sentiamo il peso di una discriminazione che diventa sempre più iniqua. Tanti congressi, convegni, interventi e proposte relative a strumenti tutti interessanti ma lontani da una proposta concreta. Regioni come Veneto e Lombardia, hanno messo in campo politiche familiari e scolastiche ardite che nel tempo hanno pagato perché il sostegno economico alle famiglie per la libertà di scelta educativa non può cambiare ad ogni cambio di governo. Decidere di mandare il proprio figlio in quella o quell’altra scuola equivale alla firma di un contratto. Noi desideriamo in virtù di un diritto, poter contare sul rispetto dei contratti. Perché le famiglie hanno bisogno delle certezze e di una continuità che metta al centro la famiglia quale luogo di crescita affettiva, civica ed educativa.