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Europa, diritti, lettura: i tanti fronti aperti per una scuola che guarda al futuro

La questione educativa è efficace laddove si gioca in un rapporto concreto tra genitori e figli e si trasmette essenzialmente in un rapporto di bene.

La settimana si è aperta con due importanti eventi a livello internazionale. Lunedì la neo eletta presidente della Commissione Europea, la tedesca Ursula von der Leyen, ha dato inizio ai lavori della nuova commissione.

AGeSC saluta con interesse l’avvio dei lavori della nuova Commissione Europea. Anche perché in Italia il libero accesso alla formazione non è ancora garantito a tutti gli studenti in misura equa. La disabilità e le scarse risorse economiche rappresentano infatti una barriera che le famiglie più svantaggiate sono costrette a dover superare con grande fatica; non riuscendo spesso a garantire ai loro figli l’accesso alla formazione che ritengono più idonea per lo sviluppo integrale della persona. Ci auguriamo quindi che la Commissione appena eletta si prodighi affinché in tutti gli stati membri siano garantite le stesse politiche sociali ed educative, perché ogni famiglia si senta a pieno titolo garantita nei diritti sanciti sia a livello europeo che mondiale, per la tutela delle nuove generazioni.

Il secondo importante evento della settimana è stato la pubblicazione dei risultati “PISA 2018”. Il tedesco Andreas Schleicher, direttore della divisione “Education and Skills” dell’Ocse ha presentato il rapporto Programme for International Student Assessment che valuta in quale misura gli studenti di 15 anni, al termine della loro istruzione obbligatoria, abbiano acquisito le conoscenze e le competenze essenziali per la piena partecipazione alle società moderne. La valutazione si concentra sulle materie scolastiche fondamentali della scienza, della lettura e della matematica.

La lettura è stata l’argomento principale del PISA 2018. Il test mirava a giudicare l’alfabetizzazione alla lettura nell’ambiente digitale mantenendo la capacità di misurare le tendenze dell’alfabetizzazione alla lettura negli ultimi due decenni. PISA 2018 ha definito l’alfabetizzazione alla lettura come comprensione, utilizzo, valutazione, riflessione e coinvolgimento dei testi per raggiungere i propri obiettivi, sviluppare le proprie conoscenze e potenzialità e partecipare alla società. Circa 600mila studenti (che rappresentano 32 milioni di quindicenni) in 79 Paesi ed economie partecipanti hanno superato il test. Le prove PISA riguardano tre ambiti di competenze: lettura, matematica e scienze, appunto, ma ogni ciclo approfondisce in particolare uno di essi. Nel 2018 la Literacy in Lettura, per la terza volta dal 2000, è l’ambito principale di rilevazione e per l’occasione il “framework” di “reading literacy” è stato aggiornato e la sua conoscenza è molto utile anche per la didattica dell’italiano.

La rilevazione PISA non si focalizza sulla padronanza di contenuti curricolari, ma sulla misura con cui gli studenti sono in grado di utilizzare competenze acquisite durante gli anni di scuola per affrontare e risolvere problemi e compiti che si incontrano nella vita quotidiana e per continuare ad apprendere in futuro. Il campione italiano per lo Studio Principale PISA 2018 ha coinvolto circa 700 scuole su tutto il territorio nazionale. I dati raccolti dall’indagine sono rappresentativi degli studenti nati nel 2002, a prescindere dalla classe frequentata.

Dal rapporto si evince che solo il 5% dei quindicenni italiani è in grado di comprendere un testo e valutarne l’attendibilità. Che possiamo tradurre nella capacità di distinguere tra ciò che è un fatto e ciò che è un’opinione. La cronaca ci dice che i nostri ragazzi non sanno più leggere. E come spesso accade semplifica e riduce fenomeni complessi con affermazioni che non rispondono in modo adeguato alla realtà così diversificata come accade in Italia. Il divario nord sud e le differenti possibilità economiche incidono ancora molto significativamente sui risultati del test.

Ci piace osservare ancora una volta che questa indagine conferma che i quindicenni che vivono in famiglie dove i genitori passano ancora parte del loro tempo leggendo un libro, hanno ottenuto risulti migliori di quelle dove al posto del libro ci sono il cellulare, il tablet o la televisione. Ridurre la questione educativa a una serie di comandi, rimane per il genitore una scappatoia che non produce effetti benefici sui giovani. La questione educativa è efficace laddove si gioca in un rapporto concreto tra genitori e figli e si trasmette essenzialmente in un rapporto di bene. Nessuna scorciatoia ci permetterà di raggiungere buoni risultati nella formazione ed educazione dei nostri figli, al di là dei pur importanti numeri dell’Ocse.