Seguici sui nostri social
Login

Genitori, un “mestiere” che va sostenuto per la crescita armoniosa dei figli

Ai ragazzi servono buoni maestri. Come suor Emanuela, che ai suoi alunni raccomanda applicazione, attenzione e sacrificio

Nei giorni scorsi si è celebrata la “Giornata mondiale dei genitori”. Mamma e papà sono figure essenziali, complementari, necessarie per il benessere della famiglia, della coppia, nel dono reciproco, dell’affettività.

Nella nostra società, assistiamo a “un’eclissi” del padre, che è sempre più assente, c’è quindi una difficoltà nella equilibrata identificazione perché un’eccessiva presenza materna deve essere compensata dalla figura paterna. Purtroppo, con il dramma delle separazioni sono i figli che pagano il prezzo più alto. Se manca una base genitoriale sicura, un bambino cresce come una pianta sballottata dai venti. Sono molti i minori che oggi dimostrano questa instabilità, sono insicuri, fragili, anche se hanno sempre delle belle capacità e potenzialità, molte volte cercano rifugio nel mondo virtuale, che è un surrogato: la vera relazione si costruisce con persone reali.

Negli adolescenti, le figure genitoriali sono ancora più importanti. Si potrebbe dire che le “nascite” di un figlio sono tre: la prima quando viene al mondo; la seconda a tre anni quando afferma la propria identità; la terza è l’adolescenza in cui c’è anche un’ambivalenza nel percorso dell’identità dello sviluppo psico affettivo ed è lì che si forma la personalità. È in questo momento che il ragazzo ha bisogno di essere lanciato verso sogni grandi, verso le responsabilità che potrà avere dopo aver finito gli studi. Ma ha anche bisogno di essere accompagnato, come una pianta che deve essere coltivata, annaffiata, custodita nella sua originalità.

La famiglia è la base della nostra società. Se le viene a mancare questo affetto si può creare un grave danno. Ecco perché, come Agesc, abbiamo chiesto al Governo un aiuto per le famiglie specie quelle in difficoltà, anche se la politica va avanti con “fiducia”.

I papà e le mamme dovrebbero riscoprire l’importanza del loro ruolo, è il primo “lavoro”. Molti giovani che cedono alla tossicodipendenza, alla devianza, alla ludopatia o dipendenze di altro tipo, spesso provengono da una famiglia che si è sfasciata: un figlio patisce così tanto da accumulare un’aggressività che prima o poi farà pagare a qualcuno o la indirizzerà su sé stesso con forme di autolesionismo, bulimia, anoressia, o peggio.

Lo Stato italiano deve fare molto di più per sostenere i genitori. La Francia ad esempio ha un sistema sociale che sostiene la famiglia, anche con dei sostegni economici. Grazie a queste cure l’indice di natalità francese è doppio rispetto a quello italiano: 2,6 contro 1,3.

Ma oggi termina anche l’anno scolastico, per molti bambini studenti un ciclo scolastico. Sporgersi verso l’altro per accogliere e farsi accogliere. Sono i legami più profondi che si formano con le maestre della primaria che ci ha accolto, accompagnato e insegnato a crescere. Memoria e guida nel cammino della vita. In questo periodo tante maestre se ne sono andate, senza neppure un saluto. Vogliamo ricordare, a nome di tutte, una suora che per mezzo secolo ha insegnato nella scuola paritaria Istituto Casa Famiglia delle Suore Adoratrici del SS Sacramento: parliamo di suor Emanuela Bezza una maestra “vecchio stampo” che anche al mattino presto era pronta per accogliere i bimbi. Tra i ricordi oramai sbiaditi dal tempo, resta il primo insegnamento quello del colloquio con Gesù. Erano i tempi in cui si facevano i classici lavoretti per le festività più care : Natale, la Festa della mamma e del papà. Il tempo non era importante, bensì il risultato, perché «il tempo non lo vede nessuno, ma le cose fatte male sì». Ha sempre raccomandato l’applicazione, l’attenzione e il sacrificio, incitando a fare di più. Aveva ragione. La vita è una scuola in cui non si termina mai di imparare. Per diventare migliori c’è sempre tanta strada davanti e lei che, amava la montagna, ricordava che l’ultimo pezzo è quello più duro. Ha salutato tutti nell’ultimo giorno di scuola con un abbraccio e una raccomandazione: vogliatevi bene! Già un abbraccio che è quello che molti studenti non hanno potuto avere quest’anno. Per abbracciare bisogna avere fede. È sentirsi in un legame filiale e fraterno; in cordata, sostenuti, anche quando siamo soli. Questa è la nostra scuola paritaria in cammino sempre, oltre gli ostacoli.