L’anno nero dei professori aggrediti Per il patto educativo è l’ora dei fatti

Trentacinque episodi nel 2018 Il ministro dell’Istruzione Bussetti: saremo parte civile Ma la vera sfida è fuori dai tribunali e riguarda il rapporto di fiducia con i genitori

L’anno scolastico che si chiuderà con la Maturità al via questa mattina, è stato anche quello che più ha messo a dura prova l’alleanza educativa tra scuola e famiglia. Un patto mai sbocciato in tanti contesti locali dove gli insegnanti sono stati spesso oggetto delle rivendicazioni, anche violente, di genitori insoddisfatti del rendimento dei figli. Che, anziché chiedere conto degli scarsi risultati ai propri ragazzi, se la sono presa direttamente con la scuola e chi la rappresenta.

Dall’inizio del 2018 sono state ben trentacinque le aggressioni a insegnanti. Cinque soltanto nell’ultima settimana, ad opera di genitori che, soltanto alla lettura dei tabelloni coi risultati, hanno “scoperto” che il proprio figlio era stato bocciato. È accaduto a Gorgonzola (Milano), dove un padre ha minacciato di uccidere una professoressa, beccandosi una denuncia per minacce aggravate e in una scuola media di Pogliano Milanese. Qui un genitore ha ripetutamente spintonato una docente, ritenendola responsabile della mancata promozione del figlio 13enne. A una maestra di Giovinazzo (Bari) sono state reca- pitate minacce di morte via Facebook, mentre a Selvazzano (Padova) una prof di inglese è finita al pronto soccorso con il naso rotto per un 4 non gradito. La stessa sorte è toccata a un giovane insegnante di 23 anni, di un istituto tecnico di Teano (Roma), che si è preso un pugno in faccia per aver cercato di difendere il preside della furia di un coppia di genitori. «Gli episodi di violenza vanno condannati duramente e, come ministro, non voglio limitarmi alla vicinanza formale: saremo al fianco di insegnanti, dirigenti, del personale amministrativo e ausiliario. Sono in contatto con la presidenza del Consiglio affinché, in ogni procedimento attivato con querela, il ministero possa costituirsi parte civile», ha annunciato il ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti.

Fuori dai tribunali, il lavoro più difficile sarà proprio la ricostruzione di un rapporto di collaborazione che il Miur ha messo anche al centro del nuovo Patto di corresponsabilità educativa sottoscritto a marzo con le associazioni dei genitori. L’intesa prevede una specifica “giornata della corresponsabilità” da tenersi, ogni anno, in ciascun istituto.

Una comunicazione meno «fragile» ma «più profonda e costruttiva» è ciò che chiede anche un gruppo di mamme (e insegnanti) di Padova in una lettera ad Avvenire.

«Questo anno – scrivono – è trascorso tra angosce, patemi, verifiche, costose ripetizioni e continue docce scozzesi di 3, 3 e mezzo, 4, 6, 5 e 2, numeri con cui si “giudicano” i nostri ragazzi». Che, alla fine, sono stati bocciati. «Bocciare è il fallimento della scuola», aggiungono le mamme, con l’intento di aprire una riflessione su una questione, quella che riguarda il rapporto corretto e costruttivo tra scuola e famiglia, centrale per il buon funzionamento del servizio scolastico.

Un tema che sta a cuore anche ai sindaci che, attraverso l’associazione dei Comuni (Anci), hanno depositato alla Corte di Cassazione la proposta di legge per introdurre nei piani di studio l’educazione alla cittadinanza. Un’ora per «rafforzare il senso di appartenenza a una comunità » che ha proprio nella scuola uno degli attori principali. «Che serva più educazione civica è un dato di fatto», concorda il ministro Bussetti. «Penso a un’offensiva su più fronti, che restituisca a chi lavora nella scuola l’autorevolezza che gli spetta – conclude –. I genitori non possono improvvisarsi docenti o dirigenti scolastici: ognuno deve stare nel confine dei propri ruoli».