Scuola, un’educazione personale

Il Rapporto 2019 del Centro Studi per gli istituti cattolici mette al centro i percorsi individualizzati «Serve un metodo educativo che sia rispettoso delle doti e delle attitudini di ciascuno studente»

IL DOSSIER

Sì a proposte differenziate da alunno ad alunno: così la centralità dei progetti educativi per gli studenti diventa una priorità per il mondo delle paritarie Il coordinatore scientifico, Cicatelli: la vera sfida è l’evoluzione da una prospettiva pedagogica a una prospettiva didattica, rispettosa dello sviluppo integrale del ragazzo.

Personalizzare il percorso di studio? Una domanda che fino a un decennio fa accendeva discussioni e dibattiti nel mondo pedagogico e scolastico. Non solo: era uno degli aspetti portanti della forma targata Letizia Moratti (allora ministro dell’Istruzione). Ma dopo tanto discutere questo passaggio sembra essere rimasto più un auspicio che un patrimonio della scuola italiana. E proprio perché «è venuta meno l’enfasi che animava sostenitori e detrattori», oggi di «personalizzazione e curricolo » «è possibile parlare» commenta Sergio Cicatelli, coordinatore scientifico del Centro Studi per la scuola cattolica (Cssc), parlando del XXI Rapporto annuale realizzato dal Centro Studi e pubblicato da Scholé (dell’Editrice Morcelliana).

«Personalizzazione e curricolo » è infatti il titolo scelto per il Rapporto 2019, che, spiega ancora Cicatelli, «si collega al Rapporto dello scorso anno che prendeva in esame la personalizzazione e il progetto educativo ». Tre le sezioni in cui è suddiviso il Rapporto che sarà presentato ufficialmente oggi nell’ambito della XII Giornata pedagogica della scuola cattolica a Roma. Si parte con «i concetti chiave» che affrontano l’aspetto teorico dell’argomento. La seconda parte va sul concreto ponendo «la personalizzazione alla prova della scuola». «Una sorta di rassegna delle buone pratiche» spiega Cicatelli, aggiungendo che il tema della personalizzazione degli studi, con un approccio differenziato da alunno ad alunno, è una delle prerogative messe in campo dalla scuola cattolica. Insomma esempi concreti che vengono messi nella disponibilità di tutti e che possono diventare base per ulteriori progetti. La terza parte del Rapporto è significativamente intitolata «ripensare la scuola». Un passaggio fondamentale quanto indispensabile per permettere alla scuola di porre la personalizzazione al centro dell’azione educativa. «I due ultimi volumi realizzati dal Centro Studi – spiega

il coordinatore scientifico – vogliono rappresentare una evoluzione da una prospettiva pedagogica a una prospettiva didattica». Quindi una riflessione che renda concretamente fattibile questa attenzione a ogni singolo studente, senza perdere di vista il cammino complessivo e le mete finali. «La personalizzazione, prima di essere una teoria didattica – sottolinea ancora Cicatelli – è un metodo educativo e di istruzione che pone al centro la verifica costante di ciò che si trasmette nelle dinamiche di insegnamento e di apprendimento». Necessita, quindi, della «conoscenza della realtà nelle forme e nei modi in cui essa si rende presente alla coscienza», dello «sviluppo integrale della persona-lità, rispettoso delle doti e delle attitudini » e infine dell’«esercizio della libertà come attuazione volontaria dell’esperienza educativa».

Il Rapporto del Cssc è anche l’occasione per scattare la fotografia annuale della scuola cattolica paritaria. Le scuole cattoliche, nell’anno scolastico 2018/19 erano 7.955 (per un totale di 27.709 classi o sezioni), rapprensentando il 63,4% degli istituti paritari che erano 12.547. In campo cattolico ci sono 5.826 materne, 1.021 primarie, 517 medie inferiori e 591 scuole superiori. Gli alunni complessivi sono 570mila, per il 58% frequentanti la scuola dell’infanzia (330.806). L’1,5% del totale degli studenti è disabile (8.431), mentre per quanto riguarda gli iscritti di cittadinanza non italiana sono il 5,4% (30.786). Ultimi dati: i docenti sono 52.629, a cui si aggiungono 9.240 addetti all’amministrazione, 8.644 addetti alla cucina e 14.805 addetti alla vigilanza e pulizia. Per la quasi totalità si tratta di laici con famiglia.

Avvenire del 19 ottobre 2019