Parità e Autonomia - Giancarlo Tettamanti, socio fondatore AGeSC
di Giancarlo Tettamanti - Socio fondatore AGeSCRecentemente – attraverso incontri, convegni, dichiarazioni varie – sembra essersi riacceso il dibattito sulla libertà di educazione e di proposta educativa, con particolare riguardo alla parità scolastica e al sosteno economico delle scuole paritarie. L'affronto di questo problema, tuttavia, non riguarda solo la "parità" economica, bensì anche l'"autonomia" e la "libertà". Nodi importanti che si sovrappongono e si integrano in un percorso di formazione e di educazione delle giovani generazioni.
Parità – Il significato da dare a questo termine non può che essere "pari dignità": non altro. Quindi rispetto sia della dignità della proposta educativa di ciascuna scuola, sia delle sue singole componenti: tutte! Non si può dare, alla "parità", altri significati e altri obiettivi, certamente non quella erronea di una forzata ed indebita assimilazione della scuola cosiddetta paritaria al modello culturale ed organizzativo definito per la scuola dello Stato. Purtroppo "tale sfondo giuridico nei fatti ha svolto una pesante azione di riplasmazione della lettura, anche intraecclesiale, della natura e del ruolo della scuola cattolica e dell'intera scuola cosiddetta paritaria". (G. Bocca, in "La scuola cattolica. I Fondamenti", in "Pubblica e di ispirazione cristiana", Ed.La Scuola, Bs 2003). Ciascuna scuola paritaria deve essere considerata per ciò che è, cioè una istituzione diversa da quella statale, diversa perchè diversamente gestita e organizzata, con progetti educativi e formativi non assimilati a quella statale; scuola direttamente responsabile del proprio percorso educativo-formativo, e della valutazione dei conseguenti esiti.
Autonomia – E' autonomo chi è libero di scegliere, di operare, di discernere. L' "autonomia" è preposta – come del resto dettato dalla legge Bassanini del 1997 – a permettere a ciascuna scuola di svolgere il proprio compito educativo-formativo nel quadro di un sistema scolastico autenticamente pluralistico. A partire dalla libertà di scelta delle persone e delle famiglie per approdare al progetto educativo caratterizzante la scuola. L'autonomia "deve qualificare un nuovo ordinamento scolastico, articolato e finalizzato al conseguimento dell'istruzione come "bene pubblico" a cui ciascuno, se in possesso dei requisiti necessari, possa liberamente concorrere. La scelta dell'autonomia scolastica segna nel sistema il passaggio a nuove categorie di riferimento: dalla generalità alla specificità, dall'uniformità alla singolarità, dalla quantità alla qualità, dalla dimensione nazionale alla dimensione locale della scuola e sviluppo formativo" (C.Scaglioso, in "La nuova certificazione della qualità", in "Autonomia della scuola e sviluppo formativo", Uniedizioni Trento, 1994).
Libertà – Questo termine riguarda due politiche apparentemente diverse, ma inseparabili. "La prima è il diritto dei genitori di scegliere, in base al loro discernimento e all'intima conoscenza dei propri figli, la forma di educazione che secondo loro può contribuire meglio alla crescita umana. La seconda è il diritto degli educatori di scegliere di lavorare in una scuola che rifletta le loro convinzioni personali e professionali sull'educazione, e di partecipare attivamente al mantenimento e allo sviluppo del carattere distintivo di una simile scuola. Questi due diritti sono fondamentali, e qualsiasi società libera dovrebbe rispettarli" (C. Glenn, in "Cosa significa davvero libertà di educazione", in Vita e Pensiero n.6/2013).
Sulla base di questi concetti, la parità (pari dignità personale e istituzionale), l'autonomia e la libertà, rappresentano il nodo fondamentale da sciogliere affinchè un sistema formativo sia libero, e sussidiariamente coordinato e sostenuto dallo Stato. Non può continuare il monismo culturale scolastico (e anche universitario ....), bensì devono potersi instaurare percorsi formativi capaci non solo di contribuire liberamente alla realizzazione del "bene comune", ma anche di fortificare, in un contesto comunitario, l'autentica responsabilità di ciascuna e di tutte le componenti. Tuttavia la perplessità e la latente sfiducia vengono animate dalle stesse osservazioni del ministro Fedeli: "il sostegno della parità va verso un lavoro comune sulla stessa qualità di percorso formativo e riconoscimento all'interno dei contenitori diversi" – evidente l'ambiguità e una continuità nello statalismo e burocratismo, nell'omologazione culturale e nella standardizzazione organizzativa, che non sembrano, al di là delle parole, trovare soluzioni migliori – e ancora "tale percorso prelude alla piena attuazione della legge, ma non s'illude, perchè non è un caso che la legge 62 - definita da Mons. Galantino "solo una dichiarazione nominale" - abbia accumulato un tale ritardo di attuazione in quanto ci sono luoghi, come anche il Parlamento, dove ideologie e settarismi, e una concezione sbagliata dei principi costituzionali, bloccano l'attuazione di leggi come questa".
C'è materia sufficiente per essere perplessi e anche poco fiduciosi. Tuttavia accodiamoci alla speranza espressa dal Cardinal Bassetti che ha definito l'attuale momento "l'inizio di un cammino, verso una concreta definizione di un sistema che da anni attende di essere stabilizzato". Speriamo: la speranza è l'ultima a morire!
Giancarlo Tettamanti
11 dicembre 2017
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