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Consiglio Nazionale AGeSC - Firenze 19/20 febbraio 2022

Convegno pubblico AGeSC dal titolo: “Global Compact, Patti di comunità - La centralità della Scuola come relazione, conoscenza, valori - Quale futuro per la Scuola Pubblica Paritaria Cattolica in Italia?"



L'evento pubblico è stato trasmesso in streaming sul nostro canale YouTube e nella nostra pagina Facebook.





UN CONFRONTO FERTILE DI NUOVE PROSPETTIVE
Interventi:

PROF. STEFANO QUAGLIA - Moderatore dell’incontro
L’incontro in apertura del convegno di Firenze. Non doveva essere una tavola rotonda, nella quale ognuno degli intervenuti esponesse, in solitaria, un suo punto di vista, a prescindere dagli interventi degli altri. Non doveva nemmeno essere una specie di scontro fra diversi protagonisti di mondi non sempre in armonia fra di loro. Doveva invece essere una “perimetrazione” nitida e intellettualmente onesta, compiuta grazie al contributo di tre importanti e significativi rappresentanti delle tre dimensioni nelle quali, non tanto la scuola paritaria, ma tutta la scuola si muove. Bisognava cioè che si respirasse un’aria nuova, per un impegno concepito non solo come onere soggettivamente sostenuto dai protagonisti dell’esperienza scolastica, ovvero studenti, docenti e genitori, ma anche come atteggiamento di attenzione, proposta e guida da parte della Politica, della Amministrazione e della Comunità Ecclesiale.
Le interviste ai protagonisti, riportate in questa pagina, danno una indicazione e una testimonianza significativa della grande e concentrata lettura che del fenomeno educativo hanno dato i tre intervenuti.
Innanzi tutto si è condivisa la visione storica dell’educazione come spazio creativo di cultura e di pensiero nella Società della Conoscenza, la Knowledge Society delineata dal Processo di Lisbona, nella quale prende vita la Knowledge Economy, nella quale non la ricchezza produce cultura, ma la cultura genera ricchezza.
La scuola quindi non solo come luogo di erudizione o addestramento e soprattutto non come spazio di azione antitetica al lavoro, ma come momento integrato al sistema del lavoro e della cultura, nel villaggio globale. In questo nuovo spazio non possono più esserci steccati e preclusioni ideologiche. I ragazzi sono tutti uguali e la scuola paritaria è chiamata ad un supplemento d’anima educativa, come indicato da Papa Francesco, per assumere pienamente anche quel ruolo di garanzia culturale e formativa che la Costituzione le affida in collaborazione e sinergica intesa con i Genitori. La legge sulla parità affida alla scuola paritaria da più di vent’anni questa funzione. Ma come l’Autonomia delle scuole statali, nata un anno prima della Parità, ancora non ha trovato la sua compiutezza, così anche la parità esige un pieno rilancio, non solo da parte dello Stato, ma anche da parte di chi la gestisce le scuole, in un ottica di profondo rinnovamento strutturale e organizzativo.

PROF. ERNESTO DIACO - Direttore Ufficio Nazionale per l’Educazione, la Scuola e l’Università della CEI
Una scuola cattolica nel futuro ci sarà?
La scuola cattolica ci sarà sicuramente, soprattutto se saremo in grado di curarne la qualità. Se noi faremo, come già ora in buona parte si fa, delle scuole di qualità, delle scuole attraenti per la proposta educativa antropologica che viene fatta e una scuola di qualità dal punto di vista dei contenuti, delle relazioni, delle opportunità che si danno alle persone, allora le famiglie continueranno a darci la fiducia che ci stanno dando, altre se ne aggiungeranno; la società civile, il territorio, il mondo della politica si accorgerà ancora di più del valore che riveste in tutto il paese e per i nostri territori una presenza come quella della scuola cattolica. Il futuro passa attraverso la qualità della nostra proposta educativa e la capacità di creare queste sinergie, queste reti, questi rapporti fecondi fra le scuole cattoliche con il resto del mondo scolastico e con il territorio.
Nel futuro si prospettano forme sempre nuove di sapere, di scuola, per cui probabilmente la scuola come la intendiamo oggi non esisterà più.
Come farvi fronte?

Possiamo far fronte a questo con una proposta educativa integrale, perché è vero che cambieranno le offerte con le proposte formative, però chi potrà avere una proposta con uno sguardo integrale sulla persona che risponda a tutte le sue esigenze, che risponda alle esigenze del suo cuore oltre che della sua mente? Il futuro è anche da questo punto di vista un’opportunità per noi. Perché nella miriade delle proposte, nella frammentazione che sempre di più interessa anche il mondo educativo, scolastico, noi abbiamo uno sguardo d’insieme, una visione sull’uomo, sulla persona, sulla vita, sulla società e anche sull’oltre, sulla trascendenza che è la nostra forza.
E può diventare forza attrattiva.
C’è un piccolo esercito su cui possiamo e dobbiamo fare
affidamento, che sono gli insegnanti, gli operatori delle nostre scuole cattoliche, che in questi mesi si sono dati molto da fare.

Questo è argomento che mi sta particolarmente a cuore, perché noi abbiamo nelle nostre scuole degli insegnanti, tra l’altro con un’età media molto giovane, che veramente hanno dato e stanno dando tutto: grande disponibilità, motivazione, che la pandemia ha visto aumentare. Dobbiamo riconoscerli, valorizzarli, aiutarli a crescere, gratificarli come è giusto che sia, perché comunque la scuola la fanno in buona parte gli insegnanti. Questa è una realtà; noi stessi l’abbiamo sperimentato e ricordiamo gli insegnanti che ci hanno, se non cambiato la vita, dato dei punti di riferimento solidi, decisivi. Per cui da parte nostra investire sugli insegnanti è una priorità.
Due anni fa cominciava la pandemia, due anni durissimi vissuti spesso in DaD. Questo ci ha fatto capire come con la tecnologia indispensabili siano i rapporti personali. Nonostante tutto, il sapere continua però a passare attraverso testimoni, maestri…
… E da questo punto di vista aggiungerei che la tecnologia può essere anche questa un alleato. Anche nelle reti dei mondi tecnologici, se tu hai una proposta credibile, autorevole per la sua testimonianza, per la sua umanità, se riesci a far passare determinati messaggi, puoi ottenere dalla rete quel consenso. La sfida della tecnologia non è solo sulla capacità di utilizzare i mezzi e sull’abitare questi ambienti, ma esserci con un volto originale, con qualcosa di bello da dire che altrove nessuno dice, anche in questo mondo tecnologico.

DOTT.SSA MARIA ASSUNTA PALERMO - Direttore Generale Ordinamenti Scolastici e Valutazione del Sistema Nazionale di Istruzione
“Il sistema amministrativo è fortemente impegnato nel comprendere le realtà e le problematiche territoriali delle scuole e in questa ottica il rapporto con le associazioni dei genitori è uno dei passaggi importanti.” Ha esordito così la dott.ssa Palermo intervenendo, in video conferenza, al convegno AGeSC di Firenze.
Rapporto Amministrazione Genitori: le associazioni chiedono
ascolto.

“Il rapporto con i genitori è fondamentale, perché l’attenzione alle consulte degli studenti ma soprattutto alle associazioni dei genitori ci aiutano a comprendere quali scelte compiere per una sempre più attenta calibratura
delle proposte educative ed anche degli aggiornamenti istituzionali che si rendono necessari.
In questa ottica che ruolo possono avere gli “ispettori”?
“Indispensabile il rapporto tra quelli che normalmente chiamiamo ispettori e il sistema amministrativo perché sono figure che non hanno solo il compito di verificare, di accertare con i necessari controlli, ma di dare soprattutto assistenza e supporto alle scuole. Non si tratta soltanto di una azione di verifica ma di una attenta azione di supporto e coordinamento anche delle situazioni complesse.”
Studenti in piazza per gli “esami di stato”.
Riguardo gli esami di stato siamo convinti che è importante sentire anche il parere dei ragazzi, però è anche giusto che i ragazzi si misurino con le responsabilità e per questo non possiamo rinunciare ad un momento nel quale dobbiamo anche garantire la qualità dell’insegnamento mediante le necessarie forme di controllo che bisogna attuare al termine dei percorsi scolastici. Chiaro che gli anni di pandemia hanno fortemente messo in crisi il rapporto didattico e l’impegno stesso dei ragazzi, ne stiamo però uscendo e di conseguenza la proposta che il ministero intende attuare quest’anno è estremamente equilibrata: prove di italiano e le seconde prove affidate alle scuole. In questo modo cerchiamo di evitare che ci sia una valutazione “falsata” del percorso dei ragazzi e che ogni scuola possa calibrare adeguatamente, senza sfasature, le forme della verifica finale.
Macchina amministrativa e qualità dell’istruzione: due percorsi su due binari diversi?
Assolutamente non, anzi. Però è necessario che anche in questo senso la collaborazione con i genitori sia molto forte perché sono loro che ci aiutano a garantire la qualità della serietà del percorso, perché sono i genitori che chiedono qualità dell’insegnamento e che in certa misura affidando i figli alle scuole vogliono che questi ragazzi escano preparati. In tutto questo c’è una grande responsabilità dell’amministrazione che in collaborazione con l’autonomia delle singole scuole cerca di coordinare un sistema molto complesso che ha delle variabili notevoli in tutte le parti d’Italia ma che deve e vuole raggiungere dei livelli di standard grazie anche al contributo di Invalsi e Indire che ci garantiscano un lavoro davvero di qualità.”

MONS. CLAUDIO GIULIODORI - Presidente Consiglio Nazionale della Scuola Cattolica e Presidente Commissione Episcopale per l’Educazione Cattolica, la Scuola e l’Università
Un villaggio può crescere un ragazzo se tutti i componenti fanno
al loro parte…

Certamente, perché in un villaggio ognuno ha la sua responsabilità e non bastano quelle dirette, primarie dei genitori o dei parenti ma è necessario che tutta la società si assuma la propria responsabilità; questo anche in un quadro di Patto Educativo Globale che supera anche i confini più ristretti perché noi oggi pensiamo ad un territorio, ma il territorio è il mondo e il mondo è un villaggio. È questo l’orizzonte entro cui Papa Francesco ci invita a scrivere insieme un impegno che è il Patto Educativo.
Nel suo intervento ha usato parole forti richiamando le comunità cristiane a farsi carico di un azione educativa che consideri anche la presenza delle scuole pubbliche paritarie cattoliche e ad usare di questo momento favorevole, che è il Sinodo per mettersi in ascolto ed essere sempre più comunità inclusiva…
Si, noi dobbiamo essere onesti e realisti con noi stessi. Sappiamo che c’è una grande vivacità di scuole cattoliche e non da oggi, ma anche che in questo momento viviamo una criticità molto marcata. Allora il Patto Educativo da una parte il cammino sinodale della Chiesa italiana dall’altra ci offrono la possibilità di ricollocare la sensibilità educativa al cuore della azione della Chiesa. Questo vuol dire però che non dobbiamo lasciare tutto il “peso” agli addetti ai lavori ma la comunità ecclesiale, nel suo insieme, deve farsi carico di questo percorso. Gli organismi che presiedono alle diverse realtà della scuola cattolica devono riuscire a creare una sinergia reale in modo da essere voce forte nella Chiesa ma anche e soprattutto nella società e nella politica.
Quanto queste problematiche possono trovare “ascolto” e mettere in moto il meccanismo della “rete” nelle Commissioni che la CEI ha promosso?
Innanzitutto diciamo che la Commissione Episcopale è interna, è a servizio dell’Assemblea e non ha particolari poteri operativi nelle politiche scolastiche, è organismo di studio di confronto e su questo noi ci stiamo movendo focalizzando i temi che dovremo affrontare in questo quinquennio.
Più coinvolto invece è il Consiglio Nazionale della scuola cattolica dove ci sono tutti i rappresentati delle diverse associazioni e lì siamo chiamati non solo a riflettere ma anche a sviluppare proposte e ad avere una visione di quelle che sono le sfide attuali e delle possibili soluzioni da mettere in campo sia a livello politico che a livello ecclesiale. Ci sono diversi percorsi in cui ciascuno, con le proprie responsabilità e particolarità, cerca di promuovere una educazione all’altezza dei nostri tempi.

ON.LE GABRIELE TOCCAFONDI - Segretario VII Commissione Camera dei Deputati - Cultura, Scienza e Istruzione
Onorevole Toccafondi, non siamo all’anno zero…
No per niente. In questi anni abbiamo fatto molti passi in avanti. Il bicchiere possiamo dire che è mezzo pieno. Da qui ad arrivare a parlare di vera, reale parità, effettiva libertà di scelta educativa ancora di strada ce né da fare ma ci siamo resi un po’ tutti conto in due anni drammatici di pandemia di quanto sia importante la scuola in presenza, la scuola dei rapporti e di quanto la scuola non sia soltanto una trasmissione, pur importante, di trasmissione di saperi ma sia un percorso educativo.
Allora per la prima volta nel paese si è compreso che tutta la scuola vale; tutta la scuola pubblica indispensabile per far fare ai nostri ragazzi una salto di qualità. Adesso è necessario correre perché tutta la scuola pubblica, statale, paritaria, privata possa aiutare tutti i nostri ragazzi.
Ci siamo messi alle spalle le controversie ideologiche?
Le devo dire che nella mia esperienza parlamentare molte controversie sono state messe alle spalle, poi che tutte le divisioni sul tema della scuola statale siano svanite questo no; però un passo in avanti si è fatto, lo posso testimoniare nei rapporti che ho con i miei colleghi di tutti gli schieramenti. Quindi partiamo anche da questo aspetto positivo e proseguiamo.
Studenti in piazza. Ma le prove sono parte della vita, così come gli esami.
La scuola è un percorso educativo, l’abbiamo detto prima. A noi deve interessare la scuola migliore per il percorso educativo dei ragazzi: valutazione, selezione, e percorso educativo, far fare esperienza ai ragazzi anche in ciò che è esterno alla scuola, debbono essere parole d’ordine.
Se è un percorso così, deve essere di qualità, deve puntare al merito, non alla mediocrità. Quindi la scuola deve migliorarsi. Anche su questo un passo in avanti questo paese lo ha fatto: si è reso conto che la scuola è importante e non semplicemente per la trasmissione di nozioni, ma come percorso complessivo che faccia crescere i nostri ragazzi. E come diceva papà Francesco pochi anni fa “per educare un figlio, un ragazzo, occorre un villaggio intero”. Ecco, forse ci siamo resi conto adesso, durante un periodo di difficoltà, che questo villaggio c’è e forse è rinato da un certo torpore.