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«C’è una famiglia» Il Papa: è fondata su uomo e donna, le istituzioni devono sostenerla

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«Patto per la natalità, rilanciamo il Paese» Il presidente De Palo: politica sorda, noi stanchi di sostenere da soli il welfare.

Colombo: siamo una risorsa sociale per tutti Ciccarelli: ci rafforza nel nostro impegno davanti alle Istituzioni


«Il tempo della famiglia sembra non arrivare mai. E le famiglie non chiedono elemosina. Vogliono giustizia». Assomiglia a un grido, di dolore ma non di rassegnazione (anzi in qualche modo di fiducia), il saluto che Gianluigi De Palo rivolge al Papa a nome delle 582 realtà - tra nazionali e locali - che compongono il Forum delle Associazioni familiari. Il presidente nazionale non usa giri di parole. «La politica è sorda. Viene sempre prima qualcos’altro: le banche, le imprese, l’Europa». E perciò, aggiunge, «in Italia da troppi anni viviamo una condizione di discriminazione fiscale dove le famiglie non riescono ad arrivare alla fine del mese».

È vero, dopo 25 anni di lavoro, il Forum non si arrende certo. Ma De Palo non può fare a meno di notare che «le famiglie italiane sono tanto stanche di portare sulle loro spalle il welfare del Paese e di non avere alcun riconoscimento per questo sforzo d’amore e di solidarietà. I giovani italiani sono stanchi di dover andare all’estero a realizzare i loro sogni, non solo lavorativi, ma anche familiari. Le donne italiane sono stanche di dover nascondere il pancione, perché altrimenti rischiano il licenziamento e quindi di perdere il lavoro».

Occorre dunque invertire la tendenza. Il presidente nazionale ricorda come nei mesi scorsi il Forum abbia lanciato «un patto per la natalità che mettesse attorno ad un tavolo tutte le forze politiche, mediatiche, sindacali e imprenditoriali affinché si ragionasse seriamente su come far ripartire le nascite». E infine sottolinea: «Non vogliamo mancette, ma la possibilità di dare ai nostri figli un futuro degno, meno incerto di quello che oggi si è delineato. La famiglia non è un problema, ma la soluzione dei problemi del Paese. Ci aiuti anche Lei – conclude De Palo rivolgendosi direttamente a Francesco – in questa missione che sembra più grande di noi».

E il Papa in effetti risponde. Anche attraverso il discorso scritto che Avvenire pubblica integralmente e che a tutti gli effetti si dà per letto. Innanzitutto un incoraggiamento al lavoro dell’organismo, proprio nel senso del patto citato dal presidente. «Non stancatevi di sostenere la crescita della natalità in Italia, sensibilizzando le Istituzioni e l’opinione pubblica sull’importanza di dar vita a politiche e strutture più aperte al dono dei figli. È un autentico paradosso che la nascita dei figli, che costituisce il più grande investimento per un Paese e la prima condizione della sua prosperità futura, rappresenti spesso per le famiglie una causa di povertà, a motivo dello scarso sostegno che ricevono o dell’inefficienza di tanti servizi ». Quindi un messaggio alle istituzioni. Se in questi anni di crisi la famiglia è stata «il più potente ammortizzatore sociale», non si può continuare così all’infinito. «Il pieno riconoscimento e l’adeguato sostegno alla famiglia dovrebbero rappresentare il primo interesse da parte delle Istituzioni civili, chiamate a favorire il costituirsi e il crescere di famiglie solide e serene, che si occupino dell’educazione dei figli e si prendano cura delle situazioni di debolezza».

Da tutta l’udienza, in definitiva, «emerge chiaramente un messaggio politico, nel senso più nobile del termine ». A sostenerlo è Maria Grazia Colombo, Agesc, una delle due vicepresidenti nazionali del Forum. «Il Papa ci ha detto che rimettendo al centro la famiglia non solo non si va contro nessuno, ma si fa un servizio al Paese. Perché la famiglia è una risorsa sociale per tutti, non una fissazione dei cattolici». «Il discorso di Francesco, sia nella parte a braccio, sia in quella scritta – aggiunge Emma Ciccarelli, Salesiani cooperatori, l’altra vicepresidente nazionale – ci rafforza nel nostro impegno di chiedere alle istituzioni l’attenzione che la famiglia merita. Secondo noi questa attenzione può essere anche lo strumento per ricucire le lacerazioni attuali della politica e costruire uno Stato più coeso, solidale e attento allo spazio dell’umano».

Avvenire del 17 giugno 2018 - MIMMO MUOLO