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Paritarie, docenti (ri)esclusi dal concorso straordinario

Dopo essere riusciti a rientrare, ma soltanto per ottenere l’abilitazione, sono scomparsi nello schema finale del bando. Insorgono le associazioni: «Il Miur rispetti le leggi approvate dal Parlamento»

Docenti delle scuole paritarie nuovamente esclusi dal concorso straordinario per 24mila cattedre nelle scuole secondarie di primo e secondo grado, riservato agli insegnanti precari con almeno tre annualità di servizio. Il colpo di scena si è materializzato quando, nei giorni scorsi, il Ministero dell’Istruzione ha inviato al Consiglio superiore della Pubblica Istruzione, per il necessario parere, gli schemi dei decreti dei concorsi che intende bandire quest’anno. Oltre a quello straordinario, infatti, per la secondaria ci sarà anche un concorso ordinario e un altro concorso ordinario sarà bandito per gli insegnanti della scuola dell’infanzia e primaria. Complessivamente, le tre procedure porteranno in cattedra circa 70mila nuovi docenti, come annunciato dalla stessa ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina.

Tra costoro, però, non ci potranno essere i docenti precari delle scuole paritarie, che erano riusciti, in extremis, a rientrare in una procedura dalla quale sono stati di nuovo esclusi. Una novità che non è affatto piaciuta alle associazioni, che, soltanto pochi mesi fa, avevano condotto una dura battaglia, ottenendo, quanto meno, che gli insegnanti precari delle scuole paritarie, con almeno tre anni di servizio, potessero partecipare al concorso straordinario per ottenere l’abilitazione. Condizione necessaria per insegnare, anche nelle scuole paritarie. Nella prima stesura del decreto, era infatti previsto che al concorso straordinario per la secondaria, potessero partecipare esclusivamente i precari della scuola statale. Un secondo testo, tra l’altro approvato dal Parlamento in sede di conversione del decreto legge 126/2019, ha aperto le porte ai precari, ma soltanto per l’abilitazione. Lo schema inviato al Cspi ha visto la clamorosa retromarcia del Miur, che ha scatenato, nuovamente, le ire delle associazioni.

«È gravissimo che l’amministrazione scolastica non tenga in considerazione, come elemento vincolante, quanto deciso dal legislatore», tuonano, in un comunicato congiunto, Giancarlo Frare, presidente dell’Agesc; Marco Masi, presidente Cdo Opere formative; Pietro Mellano, presidente Cnos Scuola; Marilisa Miotti, presidente Ciosf, Giovani Sanfilippo, delegato per le relazioni istituzionali Faes; Virginia Kaladich, presidente Fidae; Luigi Morgano, segretario na- zionale Fism.

«La legge – ricordano le associazioni – prevedeva che le procedure fossero avviate nel 2019. Chiediamo che venga immediatamente attivata anche quella finalizzata all’abilitazione dei precari delle paritarie. Siamo disposti a ridiscutere radicalmente del sistema di “formazione iniziale” dei docenti. Intanto, però, vengano avviate subito le procedure previste dalle norme oggi vigenti. Ci opporremo in tutte le sedi e con tutti i mezzi ad ogni ulteriore forma di discriminazione nei confronti delle paritarie, dei loro docenti e dei loro allievi. Ci attendiamo pertanto dal Ministero in tempi brevi un chiaro segnale sulla volontà di dare seguito immediatamente alle previsioni di legge».

Avvenire del 8 febbario 2020 - Paolo Ferrario