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Scuola, più fondi o maxi-detrazione per salvare le paritarie

Già prima dell’emergenza coronavirus il sistema era in affanno: negli ultimi tempi, tra chiusure e nuove aperture, si sono perse circa 200 paritarie l’anno

Ogni nove studenti che scelgono le scuole statali ce n’è uno che opta per le paritarie. E nel comparto dell’infanzia questo rapporto scende a due. Benvenuti nel sistema nazionale di istruzione che in Italia esiste da 20 anni e che vede istituti paritari (religiosi e non) e comunali in campo accanto a quelli pubblici. Stiamo parlando di un universo variegato che non sempre ha brillato per trasparenza e qualità, ma che in alcune regioni (e in alcuni comparti) si rivela indispensabile per l’erogazione universale del servizio scolastico dai 3 anni in su di età. Un mondo che sta facendo i conti con l’emergenza coronavirus e che a settembre - quando si tornerà finalmente in classe - rischia di essere fortemente decimato. Tant’è che il Governo sta pensando di correre ai ripari con il decreto Aprile e anche le Regioni e i Comuni stanno iniziando a fare la loro parte.

La galassia non statale

Partiamo dai numeri. Le scuole paritarie in Italia, secondo gli ultimi dati del Miur, sono 12.564 (contro le 40mila statali) e accolgono 866.805 studenti (a fronte dei 7,5 milioni iscritti al pubblico): la fetta principale, 524.031, sono nel segmento della scuola dell’infanzia (compresi asili e materne). Il settore impiega circa 160mila unità di personale alle dipendenze, tra docenti (90mila) e tecnici-amministrativi (70mila) e tutto sommato ha retto al grande “esodo” di insegnanti che hanno colto al volo le varie tornate di stabilizzazioni iniziate nel 2015/2016, optando per il posto fisso negli istituti statali.

I fondi

Il finanziamento al mondo delle paritarie negli anni è salito, per effetto degli interventi spinti dall’ex sottosegretario, oggi deputato Iv, Gabriele Toccafondi. Il contributo pubblico ora ammonta a 512,7 milioni annui; a cui si aggiungono i 35,9 milioni previsti per inserire gli studenti con disabilità (gli ultimi dati indicano circa 12mila alunni). Le rette a carico delle famiglie oscillano dai 2mila ai 4-5mila euro, suddivise in 10 mensilità, a seconda del grado di istruzione; ma è prevista una detrazione, al pari delle scuole statali, del 19% fino a 800 euro di spese.

La riapertura a rischio

Già prima dell’emergenza coronavirus il sistema era in affanno: negli ultimi tempi, tra chiusure e nuove aperture, si sono perse circa 200 paritarie l’anno, soprattutto superiori, e con la stretta sui “diplomifici” in vigore da tre anni è stata tolta la parità a oltre un centinaio di istituti. In questo scenario è arrivata la crisi legata al Covid-19. Anche le scuole non statali sono state chiuse in tutta Italia dal 5 marzo e si sono dovute “riconvertire” alla didattica a distanza. Ma gli interventi statali di sostegno scarseggiano. Per effetto del decreto “cura Italia” le paritarie si sono viste recapitare 3,7 milioni (sui 43,5 complessivi) per le pulizie straordinarie dei plessi e l’acquisto di prodotti igienizzanti e, dopo un emendamento parlamentare, 2 milioni (contro gli 85 previsti sin dall’inizio per le scuole statali) per dotarsi di piattaforme e strumenti digitali da usare nelle lezioni online.

Il nodo restano le rette, che molti genitori, a loro volta colpiti dalla crisi, non stanno più versando. Come conferma Luigi Sepiacci, presidente di Aninsei Confindustria (che associa 600 gestori di strutture private): «A marzo ha pagato il 30% delle famiglie, ad aprile nessuno, anche chi sta usufruendo della didattica a distanza. Se continua così - è il suo allarme - a settembre rischiamo di avere il 50-60% degli asili chiusi. E quelli che resteranno in piedi saranno costretti a raddoppiare le rette». Ma un extra-costo rischia di pagarlo anche lo Stato. Un’eventuale chiusura di massa delle scuole paritarie costerebbe alla collettività circa 5-6 miliardi di euro all’anno, considerando che, secondo l’Ocse, la spesa media complessiva per uno studente è in Italia di circa 6.500 euro all’anno.

Le misure allo studio

Per evitare lo tsunami di settembre paventato da Sepiacci il Governo sta pensando di aiutare il mondo delle paritarie. A oggi allo studio ci sono due strumenti: un potenziamento delle detrazioni vigenti per ristorare i genitori con cifre maggiori. Oppure un fondo ad hoc, «che dovrà avere una capienza di non meno di 100 milioni di euro - avverte Toccafondi - per aiutare le famiglie in difficoltà con i pagamenti». Su entrambi gli strumenti sono in corso approfondimenti dei tecnici del Mef. L’intervento dovrebbe confluire nel decreto atteso per fine aprile. Ma la crisi morde e il tempo stringe.

Il Sole 24 Ore del 20 aprile 2020 - Eugenio Bruno, Claudio Tucci