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La scuola del M5S: la svolta ‘governista’

Le proposte del M5S per la scuola sono
state sottoposte, nel maggio 2017, al
vaglio degli iscritti alla piattaforma Rou
sseau, l’agorà telematica che nel
pensiero del cofondatore del Movimento, Gian Roberto Casaleggio, e di
suo figlio Davide, costituisce il luogo privilegiato per la “gestione del
MoVimento 5 Stelle nelle sue varie componenti elettive (Parlamenti
italiano e europeo, consigli regionali e comunali) e la partecipazione
degli iscritti alla vita del MoVimento 5 Stelle attraverso, ad esempio, la
scrittura di leggi e il voto per la scelta delle liste elettorali o per dirimere
posizioni all’interno del MoVimento 5 Stelle”.
Già allora, anche se con minore risonanza mediatica rispetto a quella poi
registratasi man mano che ci si avvicinava alle elezioni del 4 marzo 2018,
andava maturando la svolta del Movimento verso l’assunzione diretta di
responsabilità di governo, culminata nell’individuazione di Luigi Di Maio
(vincitore con largo margine delle primarie svoltesi a settembre 2017)
Uno dei punti politicamente più delicati era quello che riguardava i
finanziamenti alle scuole paritarie e il destino della legge 62/2000 sulla
parità. Rispetto al programma presentato alle elezioni del 2013, che
prevedeva la soppressione totale dei finanziamenti a tutte le scuole
paritarie, gli iscritti si sono espressi questa volta (con 17.937 preferenze
su 19.040 votanti) per mantenerli per le scuole dell’infanzia e i nidi, dove
le scuole private paritarie “nella maggior parte dei casi suppliscono alla
mancanza di scuole pubbliche statali”. E per quanto riguarda la legge 62
gli iscritti si sono limitati a chiedere (con 15.697 preferenze su 18.618
votanti) che essa sia modificata “affinché ci sia una distinzione chiara
tra scuola statale e scuola privata”. Il che (anche se questo non viene
detto esplicitamente) potrebbe aprire la strada a misure come la parziale
detassazione delle spese per l’istruzione privata o il varo di un sistema di
convenzioni con le scuole paritarie, sul modello francese e di altri Paesi.
Una linea che appare nel complesso meno rigida di quella assunta alle
origini dal M5S su un nodo politico, come quello del finanziamento delle
scuole paritarie, che comunque né la prima né la seconda Repubblica
hanno saputo sciogliere. Un segno della svolta ‘governista’ impressa da
Luigi Di Maio al Movimento? Proviamo a rispondere al quesito
esaminando altri punti del programma scolastico del M5S.

Tuttoscuola del 26 marzo 2018