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Quella tentazione omologante da restituire al mittente

Sarà utile nei tecnici e nei professionali, ma nei licei l’alternanza si è rivelata un corpo estraneo alle esigenze formative dei giovani che oggi li frequentano

Perché l’alternanza scuola-lavoro turba i sonni di tanti insegnanti? Se lo chiedeva qualche giorno fa Roberto Vicini su queste pagine. Provo a rispondere sinteticamente.

In un momento poco felice per la scuola italiana, in crisi di autorevolezza e appesantita da riforme troppo frequenti e spesso indigeribili, ai docenti e ai ragazzi è stato imposto, senza discussione e senza preparazione di alcun tipo, un carico di lavoro immane. Mi limito a parlare del triennio dei licei: 200 ore (quasi due mesi!) di alternanza obbligatorie, almeno fino al provvidenziale intervento dell’attuale governo.

Vicini e gli altri educatori entusiasti dell’alternanza ci ricordano che ormai i programmi scolastici non esistono più. Bene. Ma possiamo mettere in discussione il dogma delle competenze? Siamo proprio sicuri che trasmettere conoscenze sia obsoleto? In ogni caso, anche senza voler entrare in questa discussione, chiunque insegni sa bene che, tra mille impegni, progetti, incontri… e ora anche l’alternanza, il tempo per stare in classe coi ragazzi è limitatissimo. Lo dirò nel modo più neutro possibile: incontrare seriamente in un solo anno di liceo Socrate, Platone, Aristotele, Agostino e Tommaso d’Aquino è ormai di fatto inimmaginabile. Ci rendiamo conto che programmare una verifica scritta in certi periodi dell’anno è quasi impossibile? Bisogna trovare un giorno che segua un pomeriggio in cui nessun ragazzo della classe abbia svolto attività di alternanza scuola-lavoro!

Ma poi chi lo dice che catalogare reperti del museo archeologico durante l’anno scolastico sia più importante per il futuro dei nostri giovani che leggere l’Apologia di Socrate o il Discorso sul metodo? E non mi si risponda che è possibile fare entrambe le cose. Chi lo dice evidentemente non insegna nella scuola di oggi. Sarà un grande giornalista, intellettuale, dirigente scolastico, pedagogista, ministro, ma non insegna nella scuola di oggi.

Il fatto che grazie all’Alternanza esperienze significative siano possibili è indubbio. Ma quante sono? E soprattutto: quanto sforzo richiedono? Sforzo praticamente gratuito, ma non è questo il punto. La questione è: decine e decine di fogli da compilare e firmare, di telefonate, di ore di lezione perse… Ma perché devo farlo? Perché devo farlo io, docente di filosofia e storia?

La scuola italiana funziona piuttosto male, l’ho scritto all’inizio di questo intervento. Anche le famiglie e la società in generale non sembrano in ottime condizioni. Ma pensare di invertire il trend con 200 ore di Asl al liceo è come credere di poter far crescere meglio i nostri giovani imponendo loro un’ora in più di educazione alla cittadinanza. Ops, temo che qualche sindaco “illuminato” lo creda possibile…

ilsussidiario.net del 27 ottobre 2018 - Leonardo Eva