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Anche sul web attenti a certe parole

Nicita: espressioni di odio sono attacco a dignità di tutti. Boldrini: educazione digitale e responsabilità delle piattaforme Gli interventi di Monda, Tarquinio e Falconio

Ogni giorno impegnati per il disarmo. Il disarmo di parole che pesano come macigni e che affondano l’animo di chi le riceve, come lingue di veleno gratuite e false che possono anche uccidere. Se le parole sono pietre, perciò, occorre utilizzare questi massi non per colpire ma per costruire ponti. A fargli da cornice la Costituzione e una «fratellanza mondiale dei media e delle fedi senza precedenti», come l’ha definita il presidente Fnsi Giuseppe Giulietti in apertura della seconda giornata di incontri Parole non pietre, che Articolo 21 insieme alla Federazione nazionale della stampa italiana, il sindacato della tv pub- blica UsigRai, ordine dei giornalisti del Lazio, Centro Astalli e mondo delle religioni hanno organizzato a Roma per rilanciare la 'Carta di Assisi'.

Un appuntamento – si concluderà oggi al ghetto della Capitale dove verrà inaugurata anche una panchina della memoria dedicata a giornalisti e tipografi ebrei vittime della deportazione – in cui la parola più usata è appunto responsabilità. Responsabilità degli operatori della comunicazione, ma anche responsabilità delle piattaforme social dinanzi al dilagare dei discorsi d’odio in rete. «Ci vuole più responsabilità delle piattaforme », è perciò l’appello di Milena Santerini, coordinatrice nazionale per la lotta contro l’antisemitismo, che annuncia di star lavorando ad una legge che preveda «il principio di rimozione immediata dei contenuti d’odio, un po’ come hanno già fatto Germania e Francia». Ecco perché la sua richiesta è una «strategia italiana a livello legislativo e prima ancora culturale ». Dal 2015 l’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni si è dotata di un regolamento sull’hate speech, anche se il commissario dell’Agcom Antonio Nicita sottolinea che più di guardare alla sanzione, «la questione dei discorsi d’odio va affrontata a livello legislativo e culturale». Il nodo cardine, continua, è che «va superata la logica che il contrasto ai discorsi di odio sia una limitazione della libertà di espressione, visto che l’hate speechattacca innanzitutto la libertà e la dignità di tutti».

Il mondo dell’informazione in parte si è già messo in moto per rendere operativa la 'Carta di Assisi' e contrastare il linguaggio d’odio. A ricordarlo il direttore di Avvenire Marco Tarquinio, riferendosi alla campagna avviata dal quotidiano con Famiglia Cristiana e Fisc (la federazione dei settimanali cattolici) Le parole uccidono. «Siamo dinanzi ad un principio di rovesciamento che avanza – sottolinea Tarquinio – per cui spesso quelli che resistono alla deriva di odio vengono etichettati come odiatori», da parte di chi ha il potere di imbavagliare. Il tema torna ad essere «il rapporto tra responsabilità e libertà», aggiunge il direttore deL’Osservatore romano Andrea Monda, perciò dato che odio è mancanza di immaginazione «bisogna ripartire dal tessere storie che ci evitino di essere soffocati da chiacchiere e fake news». L’unica alternativa alla distorsione della realtà poi, per il direttore di

Radio RadicaleAlessio Falconio, «è confrontarsi e guardarsi negli occhi, facendo di più per riempire il gap».

Gap che, ad esempio, è costato la vita ad adolescenti come Filippo e Carolina a cui è dedicato

il video Io non (h)odio, che alcuni studenti romani hanno pensato per educare i loro coetani a pesare parole ed immagini sul web. Che, sia chiaro, «non sono attacchi virtuali ma molto reali», precisa l’ex presidente della Camera Laura Boldrini, anch’essa vittima di hate speech, che spinge per «una legge che faccia del web un luogo sicuro con educazione digitale e responsabilità delle piattaforme». Le parole in rete hanno colpito duramente anche i migranti, alcuni dei quali, accompagnati all’incontro dal responsabile della cooperativa Auxilium Angelo Chiorazzo, con le loro testimonianze di accoglienza hanno chiesto di «combattere l’odio ed il razzismo verso chi ha solo il sogno di una vita migliore».

Avvenire del 1 marzo 2020 - Alessia Guerrieri