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Internet, telefonini e social ora sono alleati delle famiglie

Così la rivoluzione digitale apre interazioni positive Ma la cultura può generare nuove disuguaglianze

Lo studio. Nel Rapporto 2017 del Centro internazionale di studi sulla famiglia opportunità e rischi per le relazioni nell’era hi-tech. L’importanza dell’educazione

Quando una famiglia tiene nelle proprie mani il timone delle relazioni che contano, quando non rinuncia al dialogo, all’affettività e all’impegno educativo, gli strumenti digitali possono addirittura avere effetti positivi. Possibile che social, internet e tutto quel crescente complesso di strumenti virtuali, quasi sempre additati come pericolo incombente, si trasformino ora in contributo importante per le dinamiche familiari? Sì, ma solo se la famiglia reale non arretra, non cede alle lusinghe dei social e le trasforma in opportunità, impara a conoscere i rischi del web ma non se lascia condizionare. In questa prospettiva anche le nuove tipologie familiari – monogenitoriali, separate, riaggregate – possono servirsi del digitale per 'tenersi insieme' meglio, anche se non si vive più sotto lo stesso tetto, e per tentare di spianare relazioni difficili. Sempre che lo si voglia fare.

Sono le conclusioni a cui arriva il Rapporto Cisf 2017, Le relazioni familiari nell’era delle reti digitali (San Paolo, pagg. 357, euro 28), in questi giorni in libreria. Uno studio importante, nel solco delle precedenti indagini del Centro internazionale studi famiglia a cui hanno collaborato una decina di esperti. Attraverso 3.708 interviste, il Rapporto presenta i risultati di un’indagine empirica su come internet e tutto quanto legato al digitale (smartphone, tablet e gli altri device di uso quotidiano, ora definiti Ict, information & communication technologies) abbiano modificato i rapporti all’interno della famiglia. Obiettivo non solo quello di fornire informazioni statistiche di tipo descrittivo (quanto e come vengono utilizzate le tecnologie di ultima generazione) ma di misurare gli effetti di questa invasione inarrestabile. La sovrapposizione tra reale e virtuale ha in qualche modo migliorato gli aspetti quantitativi e qualitativi delle relazioni? Oppure ha contribuito a renderli più liquidi, volativi, superficiali?

Per riflettere sul tema, il direttore del Rapporto Cisf, il sociologo Pierpaolo Donati (vedi intervista in queste pagine) ha anche inventato il termine di famiglia ibridata, in cui cioè le relazioni interpersonali si intrecciano a quelle tecnologiche. Mutazione antropologica da guardare con attenzione, da valutare passo dopo passo, ma non da demonizzare tout court. Sia perché, come tutti i fenomeni di trasformazione epocale, tornare indietro è impossibile, sia perché l’Italia rispetto ad altri Paesi sta conoscendo in questi anni trasformazioni che altrove sono già ampiamente consolidate. Il Rapporto Cisf ricorda a questo proposito lo slogan che fece scalpore sulla copertina della rivista Newsweek, 'La famiglia è là dove c’è il computer' ( Home is were the computer is). Era il 1982 e, nelle famiglie italiane, la rivoluzione digitale era una prospettiva lontanissima. Ma oggi che quel messaggio è realtà abituale e diffusa, come evitare che le Ict non producano isolamento e frammentazione, ma contribuiscano anzi ad accrescere il capitale sociale rappresentato dalla famiglia che non rinuncia ad essere tale?

Innanzi tutto, come spiega il sociologo Piermarco Aroldi, docente alla Cattolica di Milano, conoscendo nelle reali proporzioni la realtà delle 'famiglie digitali'. Sono soprattutto nuclei giovani, «culturalmente ed economicamente avvantaggiati », con figli piccoli o adolescenti. Sono proprio queste le famiglie in grado di cogliere le opportunità offerte dalla rivoluzione digitale, mentre le famiglie più svantaggiate ne rimangono spesso vittime. Accanto alle varie forme di disuguaglianza sociale, l’invasione virtuale, spiega Aroldi, ha quindi introdotto anche la 'disuguaglianza digitale'.

La maggior parte dei nuclei familiari che però sa trarre vantaggi relazionali dall’era virtuale, realizza interazioni sorprendenti e positive. Francesco Belletti, direttore del Cisf, e Pierpaolo Gili, docente di sociologia all’Università del Molise, lo spiegano insieme a Pierpaolo Donati nel capitolo centrale della ricerca. Se le relazioni on line sono complementari e accessorie, e quindi non sostitutive di quelle reali, non ne rappresentano un’alternativa ma solo un arricchimento. Sono soprattutto le donne che utilizzano i nuovi media per comunicare con i propri familiari, a conferma che smartphone e social possono anche rispondere ad esigenze di cura e di controllo, soprattutto dei figli.

Certo, fanno notare gli esperti, questo non vuol dire che le interazioni virtuali «gestite dai diversi membri della famiglia sia all’interno che all’esterno dello spazio/tempo domestico, non producano delle modifiche inavvertite». Ma al momento, anche in questi nuclei 'positivi', è difficile misurarne le conseguenze. Quelle che invece lo psichiatra e psicoterapeuta Federico Tonioni descrive a proposito degli abusi di internet, considerate vere e proprie psicopatologie di nuova generazione (ne parliamo nell’articolo qui sotto). A dimostrazione che di fronte a una realtà che spesso ci illudiamo di maneggiare con disinvoltura e di cui, soprattutto, ignoriamo le conseguenze sul lungo termine, se non vanno tralasciate le opportunità, non vanno neppure minimizzati i rischi.

A cogliere i maggiori vantaggi sono i nuclei giovani, culturalmente ed economicamente avvantaggiati, con figli piccoli o adolescenti

Avvenire del 14 dicembre 2017