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Un terzo dei genitori e un insegnante su due impreparati di fronte ai rischi del web

Spesso i minori si trovano soli ad affrontare le insidie del web. Lo denuncia un campione di adulti intervistato per una ricerca di Telefono Azzurro e Doxa Kids, che sarà presentata domani, vigilia dell’Internet Safer Day.

Adulti, sia genitori che insegnanti, impreparati (e disarmati) di fronte all’invadenza dei social e di Internet in generale sulle vite di figli e alunni: sono consapevoli dei rischi online corsi dai ragazzi, ma sanno anche di non avere conoscenze tecnologiche adeguate per proteggerli. È questa la situazione fotografata dalla ricerca promossa da Telefono Azzurro e realizzata da Doxa Kids, che sarà presentata all’Università Cattolica di Milano, domani, vigilia del Safer Internet Day, alla presenza della ministra per l’Innovazione tecnologica e la digitalizzazione, Paola Pisano.

Tra le paure dei genitori rispetto al digitale, la ricerca evidenzia quella che i propri figli incontrino contenuti che esaltino l’anoressia, l’autolesionismo, il suicidio (21%), oppure che siano esposti a contenuti pornografici (18%), o immagini drammatiche o violente. Anche tra gli insegnanti emerge un quadro simile: 1 docente su 5, il 20%, teme che gli studenti possano incontrare contenuti che inneggiano a pratiche anticonservative e la stessa proporzione teme che i ragazzi possano visionare contenuti pornografici. Per contrastare quest’ultimo pericolo, il 41% dei genitori e il 43% degli insegnanti ritiene che bloccare tali siti contribuirebbe a rendere più sicura la vita online dei ragazzi.

Circa l’età minima per l’utilizzo dei social, il 48% dei genitori intervistati ritiene che i ragazzi siano in grado di navigare in maniera consapevole sui social non prima dei 16 anni, la soglia dei 13 anni è riconosciuta idonea dal 26% dei genitori, mentre un importante 16% dichiara che la consapevolezza sia acquisibile una volta raggiunta la maggiore età.

Nonostante esprimano diffidenza rispetto alla consapevolezza dei ragazzi nell’online, al 45% dei genitori è capitato almeno una volta di permettere l’utilizzo ai propri figli di un’applicazione senza verificarne il limite di età.

Infine, sia i genitori che gli insegnanti vogliono una scuola più digitale, che sia in grado di utilizzare le tecnologie per la didattica. E non solo per la didattica. Il 39% dei genitori chiede alla scuola di insegnare ai ragazzi come proteggersi dai pericoli del web, in primo dei quali è il cyberbullismo, segnalato dal 21,2% dei minori che, nel 2019, hanno chiamato il numero di emergenza di Telefono Azzurro, 1.96.96, che l’anno scorso ha gestito 157 casi, uno ogni due giorni. L’appello dei genitori nasce, anche, dalla consapevolezza di non avere gli strumenti e le conoscenze necessarie. Il 30% dichiara di non avere adeguate competenze sulle tematiche dell’online. Tra gli argomenti sui quali sentono di avere più bisogno di informazione e formazione, troviamo: il cyberbullismo (24%), il bullismo (24%), il suicidio e l’autolesionismo (19%), l’hate speech (19%), il sextortion (19%) e il sexting (6%), la privacy nell’online (17%). Come i genitori, anche gli insegnanti si sentono impreparati rispetto alle sfide del web. Il 46%, quasi uno su due, pensa, infatti, di non aver ricevuto un’adeguata formazione sui possibili percorsi di segnalazione di casi di violenza, pericolo o pregiudizio. Inoltre, il 40% esprime la necessità di ricevere formazione in ambito di tecnologie digitali e sicurezza online, il 36% sul bullismo e il 18% sugli abusi e i maltrattamenti a danno di bambini e adolescenti.

Avvenire del 9 febbario 2020 - Paolo Ferrario