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Sinodalità ecclesiale, un nuovo orizzonte che riprende il passato per guardare il futuro

Papa Francesco dice esplicitamente che: «Il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del Terzo millennio» (Francesco, Discorso al Sinodo dei Vescovi nel 50 Anniversario della sua istituzione - 17/ottobre/2015). La proposta sinodale così importante per la vita della Chiesa oggi si collega col progetto di riforma fatta dal Santo Padre stesso. Come la sinodalità si innesta nella riforma della Chiesa prospettata da papa Francesco?
La sinodalità dovrebbe non solo riprendere ma ri-accendere la riflessione sull’ecclesiologia e sulla spiritualità di comunione dischiusa dal Vaticano II. La proposta conciliare infatti avvenne quando ancora non si era sviluppata la teologia di una vera idea cristiana di comunione, infatti la teologia trinitaria si riprenderà e si svilupperà dopo, negli anni ottanta. Inoltre i concetti, nati per dare forma a questa ecclesiologia, avevano bisogno di penetrare sempre di più nella coscienza ecclesiale: tutti chiamati alla santità, eguaglianza fondamentale di tutti i figli/e di Dio, partecipazione di tutti i battezzati nel “munus” di Cristo (profeta, sacerdote, re), coinvolgimento e partecipazione di tutto il popolo di Dio alla vita e la missione della Chiesa. Tutti sono soggetti attivi di evangelizzazione, in ragione del battesimo e, insieme, e in ragione del “sensus fidelium” è cioè della infallibilità del Popolo di Dio (LG.12). Quel famoso infallibile “in credendo”. Infine la scelta conciliare del Vaticano II non era ancora supportata da una spiritualità di comunione, che san Giovani Paolo II lancerà nella “Novo Millennio Ineunte”, nel 2001.
La sinodalità dovrebbe ri-accendere non solo la riflessione ma anche della stessa vita di comunione della Chiesa. Quando il Vaticano II lancia la dimensione comunionale della vita della Chiesa, come asse portante non solo della comprensione ma anche della vita della Chiesa, tale realtà abbisognava di un cammino. Naturalmente, c’era in vigore l’idea della comunione verticale, è cioè che ogni realtà e istituzione della Chiesa doveva essere accettata dall’autorità ecclesiale e averne il permesso. Ma questa comunione si capiva piuttosto come obbedienza. Sul piano orizzontale, la comunione abbisognava di un collaudo nella vita ecclesiale: di una maturazione esperienziale graduale.
La sinodalità dovrebbe essere il motore di un ulteriore aspetto della riforma portata avanti da papa Francesco, cioè quello di coinvolgere tutto il Popolo di Dio in una nuova tappa della evangelizzazione, segnata da una Chiesa in uscita, che non guarda più sé stessa e i propri bisogni, ed esce per farsi compagna di cammino, aperta alla comunione e il dialogo con tutti, perché sa riconoscere negli altri il volto di Cristo.
Infine la «la sinodalità, come dimensione costitutiva della Chiesa, ci offre la cornice interpretativa più adeguata a comprendere il senso del ministero gerarchico» (Francesco, Discorso al Sinodo dei Vescovi nel 50 Anniversario della sua istituzione - 17/ottobre/2015). Che arriva ai concetti più forti che Papa Francesco ha presentato sul ministero: quello della “piramide rovesciata” (Francesco, Discorso al Sinodo dei Vescovi nel 50 Anniversario della sua istituzione - 17/ottobre/2015) che capovolge il senso piramidale classico della comprensione della autorità nella Chiesa, per mettere in primo piano la vocazione del ministero ad essere servitori di tutti i fedeli, avvicinandola più al vangelo; quello della co-essenzialità tra principio gerarchico e principio carismatico nella Chiesa (Lettera Iuvenescit Ecclesia). E infine ai concetti del superamento della rigida separazione tra Chiesa docens e Chiesa discens e al ricupero della grande intuizione di s. Paolo VI, sulla lettura dei “segni dei tempi”, per capire il cammino che Dio indica alla Chiesa in mezzo alla storia.
La sinodalità è proposta dal Santo Padre come un punto strategico, quasi una leva, per il rinnovo della Chiesa. Papa Francesco non si ferma qui. Invita a guardare dentro la realtà sinodale chiamandola una mistica del noi (cf. EG, 87 e 272), una mistica dell’incontro (Lettera apostolica a tutti i consacrati in occasione dell’Anno della vita consacrata, 21.11.2014, 2), una fraternità mistica e contemplativa (EG, 91-92), una mistica del vivere insieme ((EG, 87-88).
La sinodalità non dunque solo una realtà esteriore ma è la forma del mistero: la chiesa sinodale come specchio visibile della comunione trinitaria, che permette di portare Cristo risorto e lo Spirito Santo in mezzo al mondo. Così il cardinale Bassetti: «Non è un vestito esteriore la sinodalità. Ha un significato misterico, contenuto in quella piccola preposizione: syn, insieme, frutto e condizione della venuta dello Spirito Santo che ama l’unità e la concordia. La sinodalità è la forma esteriore che il mistero della communio assume nella vita della Chiesa: i cristiani sono sinodali, ossia “compagni di viaggio”, portatori di Dio, portatori del tempio, portatori di Cristo e dello Spirito, secondo l’espressione di Sant’Ignazio di Antiochia.» (Discorso di apertura al Consiglio Permanente della Conferenza Episcopale Italiana Roma 1/04/2019)
Con queste radici, il camminare sinodale, insiste papa Francesco, non è solo un nuovo metodo sociologico e pastorale per stare e agire insieme ma una vera e propria conversione spirituale e pastorale. Gli fa eco B. Leahy, vescovo irlandese di Limerick: «Nel prospettarci questo cammino di sinodalità, il Papa dà voce a un appello dello Spirito che ci chiama, da un lato a una conversione personale, in termini di spiritualità e dall’altro a una conversione pastorale che ci porti a uno stile sinodale che abbia anch’esso radici spirituali. (…) una conversione nel modo in cui ci rapportiamo con Dio e tra di noi» (B.Leahy, Sinodo, Chiesa e Spiritualità, in Ekklesia n.4 (2019) p.13).
Ora si tratta di capire meglio la realtà, l’idea e la vita racchiuse nel termine sinodalità: cercare di comprendere meglio cosa significa la chiesa come mistica del noi (una mistica dell’incontro, una fraternità mistica e contemplativa, una mistica del vivere insieme). Sembra che la comunione secondo il modello trinitario sia la via più adatta per rispondere a tante di queste sfide. Capace di unire unità e diversità, rispettando ambedue. Capace di riproporre alla Chiesa la dimensione spirituale della comunità cristiana, (non solo l’efficacia organizzativa); di offrire le dinamiche che dalla Trinità si propongono per la comunione cristiana; di trovare fondamento nella Parola di Dio e anche di offrire alla società sempre più lontana della fede l’incontro personale con Cristo.

(I parte - continua)