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Una mistica del noi a partire dal farci uno

Forse non sarà stato il primo a parlare di una “mistica del noi”, ma papa Francesco è stato il primo a darle simile rilievo, con una molteplicità di espressioni.
Mistica del vivere insieme. «Oggi, quando le reti e gli strumenti delle comunicazioni sociali han-no raggiunto sviluppi inauditi, sentiamo la sfida di scoprire e trasmettere la “mistica” di vivere insieme, di mescolarci, di incontrarci, di prenderci in braccio, di appoggiarci, di partecipare a questa marea un po’ caotica che può trasformarsi in una vera esperienza di fraternità, in una carovana solidale, in un santo pellegrinaggio. […] L’ideale cristiano inviterà sempre a superare il sospetto, la sfiducia permanente, la paura di essere invasi, gli atteggiamenti difensivi che il mondo attuale ci impone. Molti tentano di fuggire dagli altri verso un comodo privato, o verso un circolo ristretto dei più intimi, rinunciando al realismo della dimensione sociale del Vangelo» (EG, 87-88).
Fraternità mistica e contemplativa. «È necessario aiutare a riconoscere che l’unica via consiste nell’imparare a incontrarsi con gli altri con l’atteggiamento giusto, apprezzandoli e accettandoli come compagni di strada, senza resistenze interiori. Meglio ancora, si tratta di imparare a scoprire Gesù nel volto degli altri, nella loro voce, nelle loro richieste. È anche imparare a soffrire in un abbraccio con Gesù crocifisso quando subiamo aggressioni ingiuste o ingratitudini, senza stancarci mai di scegliere la fraternità. Lì sta la vera guarigione, dal momento che il modo di relazionarci con gli altri che realmente ci risana, invece di farci ammalare, è una fraternità mistica, contemplativa, che sa guardare alla grandezza sacra del prossimo, che sa scoprire Dio in ogni essere umano, che sa sopportare le molestie del vivere insieme aggrappandosi all’amore di Dio, che sa aprire il cuore all’amore divino per cercare la felicità degli altri come la cerca il loro Padre buono» (EG, 91-92).
Mistica dell’incontro. «Vivete la mistica dell’incontro: “la capacità di sentire, di ascolto delle altre persone. La capacità di cercare insieme la strada, il metodo”, lasciandovi illuminare dalla relazione di amore che passa fra le tre divine persone (cf. 1 Gv 4, 8), quale modello di ogni rapporto interpersonale» (Lettera apostolica a tutti i consacrati in occasione dell’Anno della vita consacrata, 21.11.2014, 2).
Mistica del noi. «Da questa concentrazione vitale e gioiosa sul volto di Dio rivelato in Gesù Cristo come Padre ricco di misericordia (cf. Ef 2, 4) discende l’esperienza liberante e responsabile di vivere come Chiesa la “mistica del noi” (cf. EG, 87 e 272), che si fa lievito di quella fraternità universale “che sa guardare alla grandezza sacra del prossimo, che sa scoprire Dio in ogni essere umano, che sa sopportare le molestie del vivere insieme aggrappandosi all’amore di Dio, che sa aprire il cuore all’amore divino per cercare la felicità degli altri come la cerca il loro Padre buono” (EG,92). Di qui l’imperativo ad ascoltare nel cuore e a far risuonare nella mente il grido dei poveri e della terra, per dare concretezza alla “dimensione sociale dell’evangelizzazione” (cf. EG, cap. 4)» (Costituzione Apostolica Veritatis gaudium, 29.1.2018, Proemio 4 a).
Con queste poche pennellate Papa Francesco indica le basi teologiche e gli atteggiamenti del camminare insieme con il Cristo Risorto tra noi. Sullo sfondo così ricco di questa piccola antologia, offrirei alcuni pensieri sul farsi uno col fratello e gli atteggiamenti che lo alimentano. Il farsi uno nella reciprocità dovrebbe stare alla base dei nostri rapporti affinché approdino alla fraternità mistica.
Il farsi uno con l’altro è prima di tutto un dono di grazia. Gesù morto e risorto ci rivela che Dio è Amore Trinitario: nella vita divina trinitaria ogni Persona è Dio ed è distinta dalle altre. Ogni Persona si dona totalmente alle Altre e dalle Altre è accolta e restituita pienamente a Sé stessa, per la reciprocità d’Amore in Atto. Gesù non solo rivela ma partecipa a noi questa vita trinitaria: la grazia della vita unitrinitaria e della fraternità mistica ci appartiene e richiede da noi una risposta nella libertà.
Per far fruttificare la grazia della fraternità, donata dal battesimo e rinnovata nell’Eucaristia, occorre partire dall’arte di farsi uno. Occorre farsi uno con intelligenza. Ciò significa farsi uno con la situazione concreta e la maturazione spirituale e piscologica delle persone che formano la nostra associazione con cui abbiamo a che fare. Farsi uno sapientemente significa anche tenere conto delle dinamiche e dei contesti culturali in cui vivono le persone e le varie associazioni locali Agesc. Infine per farsi uno con lucidità occorre tenere conto degli obiettivi associativi a medio e lungo termine che ci si pone davanti: avere lo sguardo sull’orizzonte davanti a sé e allo stesso tempo la consapevolezza che il cammino va fatto a piccoli passi e a tappe successive. A volte pretendiamo che siano gli altri a farsi uno con noi, per superare questo scoglio relazionale occorre flessibilità, farsi tutto a tutti, saper perdere, sapere attendere, dire e fare con prudenza e con pazienza.
Tre polarità di atteggiamenti possono nutrire e aprirci al farci uno e alla mistica del Noi: intenzione ed umiltà, obbedienza e parresia, sentire nello spirito e pensare sinodale. La prima polarità è tendere alla fraternità nell’umiltà. Ciò significa essere difronte a Dio e fare quello che facciamo prima di tutto per costruire comunione e rapporti fraterni ed essere consapevoli che tutto ciò che siamo e abbiamo è un dono di Dio da mettere a servizio degli altri. Tendere all’unità ed essere amministratori e non padroni dei doni ricevuti da Dio, comporta un cammino ascetico ben preciso e supportato dall’amore a Cristo crocifisso: purificare il nostro spirito da una certa superbietta sempre latente che inceppa la fraternità, dall’attaccamento al proprio punto di vista personale, dalle emozioni negative verso gli altri, dalle spinte istintive del momento.
La seconda polarità è costituita dall’obbedienza e dalla parresia. Obbedienza significa essere chiamati a uscire da vedute parziali e individualistiche e sintonizzarci con la volontà di Dio Padre, con gli ampi orizzonti del suo disegno d’amore in risposta alle sfide impellenti delle nostre famiglie. Tutto ciò con parresia, cioè dicendoci le cose in verità e al momento giusto, radicati nella franchezza e nella freschezza della fiducia e dell’obbedienza all’Amore di Dio.
Il farci uno tra noi si deve alimentare del sentire nello spirito e del pensare sinodale. Oggi più che mai è urgente avere una visione personale di sé, degli altri e del mondo a partire dallo Spirito Santo. Nel Veni Creator si canta accende lumen sensibus. Spirito Santo accendi della tua luce i nostri sensi interiori e trasfigura i nostri sensi esteriori. Si è sintonizzati nello Spirito se la bussola è puntata sulla Parola di Dio, la Tradizione viva della Chiesa, il Magistero, i carismi dello Spirito, il sensus fidei del popolo di Dio, la sapienza delle tradizioni popolari, la retta ragione e la maturazione della coscienza dell’umanità.
Il sentire nello spirito deve sfociare nel sentire sinodale. Una delle cose più necessarie alla vita della Chiesa, è il passare dal sentire personale nello Spirito, oggettivamente orientato e aperto alla novità, al sentire nello Spirito insieme alla comunità associativa: sentire nello spirito è dunque la percezione personale e condivisa dell’oggettiva presenza e azione dello Spirito in noi e tra noi. Occorre maturazione, purificazione, formazione ed esercizio.
Infine il sentire personale e sinodale deve sfociare a un pensiero sinodale. Ciò significa un modo di organizzare il pensiero che non imponga la propria idea agli altri, che non si abbassi nel compromesso, ma che sia capace di dialogo e di capire come insieme si può accogliere nella nostra fragilità il pensare di Cristo: il pensiero di Cristo tra noi.
Chiediamo, per tutto l’anno associativo, di camminare insieme, di farci uno nella reciprocità, affinché lo Spirito del Risorto in mezzo a noi penetri i nostri cuori e le nostre menti e il pensiero di Cristo tra noi ci aiuti a discernere i disegni del Padre per la nostra associazione e per le nostre famiglie.