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In Umbria stop alla legge regionale sull'omofobia anche grazie all'Agesc

La mobilitazione delle famiglie ha “consigliato” l’ente a rinviare la discussione. «La proposta di legge – ricorda il presidente regionale Casciarri – intende promuovere la diffusione delle teorie del gender»

La legge regionale dell’Umbria sull’omofobia è stata rinviata a data da destinarsi. È una prima parziale vittoria di coloro che, come l’Agesc umbra e il suo presidente Mirco Casciarri, si sono opposti all’introduzione di norme tendenti a limitare la libertà d’espressione per favorire un soggetto in particolare (il cittadino omosessuale) oltre le normali garanzie riconosciute a tutti i cittadini senza distinzioni.

Secondo il presidente regionale dell’Agesc, inoltre, «la proposta di legge intende promuovere iniziative in tutte le scuole per la sensibilizzazione dei nostri figli sugli aspetti correlati all’identità di genere e all’orientamento sessuale. In questo modo la scuola diventa veicolo per la diffusione delle cosiddette “teorie del gender” che assecondano un’identità fluida e una visione antropologica scientificamente infondata. Che la scuola ne diventi promotrice è inaccettabile e lede il diritto dei genitori di educare i propri figli coerentemente con i propri valori in ambiti sensibili come quello dell’affettività e della sessualità. Con un indottrinamento di docenti, alunni e genitori». Infatti a proporre tale «sensibilizzazione » vengono incaricate dalla legge le associazioni Lgbtiq Lesbiche gay bisessuali transgender queer, cioè non definito -, appositamente finanziate per questo, contro ogni logica democratica e di rispetto della primaria responsabilità educativa dei genitori.

Inoltre la legge «prevede di monitorare le trasmissioni televisive, radiofoniche e le pubblicità – afferma Mirco Casciarri – al fine di ricercare eventuali espressioni discriminatorie, un controllo preventivo, una censura su chi diffonde opinioni diverse dal mantra gay-friendly. Diciamo la verità: è una legge di forte stampo ideologico che non apporta alcun reale contributo alla lotta alle discriminazioni, già vietate e perseguite; vuole formare le coscienze all’accettazione pubblica dello stile di vita omosessuale, transessuale, intersessuale, queer, ecc. limitando i dissensi e promuovendo una formazione anche scolastica che cambi il modo di pensare sul tema, in maniera conforme al pensiero unico della pericolosa “colonizzazione ideologica”. Alla fine le parole del vescovo di Assisi, Domenico Sorrentino, che ha richiamato ad «un’attenta riflessione» la classe politica umbra, sono state ascoltate; il presule ha anche dichiarato che sebbene «l’obiettivo di scongiurare la discriminazione in base agli orientamenti sessuali dei singoli sia plausibile, nessun bavaglio può essere messo ai pensieri e alle parole, tanto meno alla coscienza, e la democrazia senza dibattito è destinata a degenerare nel totalitarismo del pensiero unico».

Ma, come detto, si tratta di una parziale vittoria: il mondo Lgbtiq che l’ha sostenuta tornerà alla carica, magari moderando alcune norme ritenute troppo ideologiche anche da chi le ha sempre appoggiate. La «buona battaglia» dell’Agesc a favore dei diritti dei genitori anche in questo campo dovrà continuare.