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Cinema, genitori sul fronte della tutela dei minori: tutti i temi ancora aperti

Rappresentanti di Agesc nella Commissione ministeriale che assegna i “bollini” ai film. Olearo: «Serve maggior controllo su ciò che passa da Internet e linee guida sui criteri di classificazione che eviti l’anarchia»

Ogni settimana quattro rappresentanti Agesc si recano al Ministero per i Beni e le
Attività Culturali perché fanno parte della Commissione di Revisione Cinematografica;
per intenderci sono coloro che hanno il compito di giudicare se un film che sta per uscire nelle sale (o in Dvd) possa essere visibile anche adei minori. Ciò sta avvenendo da 20 anni, daquando, con il decreto legislativo n. 38 del 1998,è stato definito che facciano parte della Commissione dei rappresentanti di genitori, proposti dalle associazioni maggiormente rappresentative. L’Agesc, che ha a pieno titolo questa prerogativa e che sta svolgendo questo servizio con grande senso di responsabilità, ha seguito con attenzione il cammino della legge n. 220/2016 nell'ambito della nuova disciplina del cinema e dell’audiovisivo, la quale ha delegato al Governo la riforma delle disposizioni in materia di tutela dei minori. L’iter è ormai in fase conclusiva e il testo del decreto è stato già consegnato dal Ministero alla Commissione Cultura del Senato per un’approvazione definitiva.
L’Agesc concorda pienamente sulla necessità, dopo venti anni, di riorganizzare la tutela dei minori in un contesto profondamente mutato. I serial televisivi hanno ormai una fruizione, da parte dei giovani, che è pari e spesso superiore a quella dei film. Al contempo il mercato dei film e delle fiction televisive trasmesse via Internet si sta sviluppando in modo tumultuoso senza alcun controllo verso i minori (se non forme di avviso bonario all’inizio della trasmissione). Per un ragazzo è sufficiente un cellulare e un tablet per accedere con facilità ai programmi che desidera.
La versione del decreto legislativo attualmente presentato alla Commissione Cultura sembra nascere fortemente limitato perché ancora concentrato solo sul controllo delle opere cinematografiche che vengono proiettate nelle sale (o vendute in Dvd). La gestione di opere trasmesse in televisione o via Internet viene attribuita all’Agcom, che però non attua un controllo capillare ma opera per eccezione, su segnalazione. Come conseguenza si aprirebbe quindi un ampio “varco” per opere che sempredi più sfuggiranno al controllo, eludendo nei fatti quella tutela dei minori che pur il decreto n. 38 aveva correttamente auspicato.
Un secondo aspetto di rischio potenziale è la delega agli operatori cinematografici dell’assegnazione del “bollino” sulle loro stesse opere. Il principio non appare sbagliato in sé perché la produzione di opere mediatiche sembra avere una espansione inarrestabile, ma proprio per questo ha bisogno di una più stretta regolamentazione: il decreto non prevede invece esplicitamente l’emissione di linee guida sui criteri di classificazione - da stabilirsi da parte di componenti autorevoli e imparziali nel settore dell’educazione
e della cura della famiglia -, che eviterebbe una sorta di anarchia di giudizio e costituirebbe invece un riferimento certo in caso di appelli o di contestazioni da parte del pubblico.

Franco Olearo
Rappresentante Agesc - Commissione di revisione cinematografica