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Scuola: dare alle famiglie un progetto e regole stabili per ripartire in serenità

Purtroppo manca ancora chiarezza non solo sulle modalità per attuare una didattica efficace, ma anche sugli aspetti sociali che garantiscano tranquillità agli alunni e ai loro genitori

Mancano solo due settimane al fatidico giorno in cui risuonerà la prima campanella del nuovo anno scolastico post-crisi da Covid-19. Come appare lontana la data dal 5 marzo 2020, giorno in cui venne decretata la chiusura di tutte le scuole di ogni ordine e grado e di tutte le università! La mattina del 14 settembre, da quella data così triste saranno ormai trascorsi quasi 200 giorni. E l’unica certezza che ricordiamo di quei giorni cupi e di grande disorientamento è che la scuola un giorno o l’altro sarebbe stata riaperta. Diceva Giovannino Guareschi: « Completa è la mia fiducia nella Provvidenza che, per essere veramente tale, non deve mai essere vincolata da scadenze. Mai preoccuparsi del disagio di oggi, ma aver sempre l’occhio fisso nel bene finale che verrà quando sarà giusto che venga. I giorni della sofferenza non sono giorni persi: nessun istante è perso, è inutile, del tempo che Dio ci concede. Altrimenti non ce lo concederebbe».

Ma nonostante manchi davvero così poco alla ripresa della scuola, le regole che studenti e famiglie dovranno osservare per un adeguato inizio delle attività didattiche, non sono ancora così chiare e sono lontane dall’essere state assimilate da gran parte delle famiglie.

Andare a scuola in tempo di pandemia non è però cosa semplice. Molti studenti la raggiungono grazie ai mezzi pubblici urbani o a bordo di treni regionali. Altri in auto, altri ancora a piedi attraversando le strade della città. Insomma in tanti modi diversi, ognuno dei quali soggetto a regole differenti perché diversa è l’autorità competente che le decide. È normale considerare le vacanze come un periodo dove prevale la spensieratezza, lontani dai soliti impegni di lavoro e di studio. Ma le famiglie, che in questo periodo sono state sospese tra coloro che mettono in forse la stessa ripartenza della scuola in presenza e quanti negano persino l’esistenza del virus, cosa devono fare? A chi si devono rivolgere per sapere come stanno realmente le cose? Sappiamo bene che ogni nuova regola, soprattutto quando cambia con frequenza perlomeno settimanale, ha bisogno di tempo per essere compresa e assimilata correttamente. Le famiglie, centro di gravità della società civile, hanno bisogno di tempo, di più tempo perché è grazie a loro che tutto rientra poi in un ordine che include e fa sintesi di tutte

quelle dinamiche relazionali che costituiscono il nostro quotidiano.

Alcuni auspicano che ancora una volta la scuola sia usata come strumento per risolvere l’ennesimo problema che non si riesce a risolvere altrimenti. Non è aumentando il numero di esperti di questo o di quell’aspetto della vita civile che andremo a migliorare il livello della didattica e tanto meno la valenza formativa del nostro sistema di istruzione. Ebbene sì, 200 giorni non sono bastati per definire una prospettiva comportamentale che consideri tutti gli aspetti che una famiglia è costretta a considerare. Potremmo dire che manca proprio una visione famiglio-centrica, cioè una visione che consideri le questioni sul tappeto secondo la complessità di tutte le variabili in gioco e secondo tutti gli aspetti dell’umano. Non è nemmeno troppo chiaro come si andrà a sviluppare la didattica per gli studenti che, dovendo stare in isolamento, non potranno seguire le lezioni in presenza. Chi farà lezione a questi ragazzi e come saranno gestite queste classi virtuali i cui componenti sono in continuo cambiamento, docenti compresi?

Come Agesc ma soprattutto da genitori siamo come sempre 'preoccupati' perché la somma di tutte le azioni necessarie per garantire una didattica efficace deve attuarsi salvaguardando quell’armonia che costituisce la base indispensabile perché il processo di apprendimento si possa attuare in tutte le sue potenzialità. Questo desideriamo per la scuola tutta, alla vigilia di un nuovo anno che sta per iniziare all’insegna di una grande incertezza che lascia le famiglie molto spesso disorientate.