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Bene l’assegno unico per i figli a carico. Ma che sia davvero «universale»

Le famiglie chiedono di rivedere alcuni parametri della legge che potrebbero portare alla penalizzazione di numerosi nuclei

Con un lungo applauso, la Camera dei deputati ha accolto le parole del ministro Bianchi sulla riapertura delle scuole. Ottima notizia - commenta l’Agesc - anche se appare perlomeno “bizzarro” vedere nei parchi cittadini frotte di ragazzini che se ne stanno tranquilli in gruppo ma non possono frequentare la scuola, mentre la maggior parte dei loro coetanei è chiusa in casa con le famiglie sempre più strette tra Dad, “smart working” e un futuro economico ogni giorno più incerto.

Ora pare che una “boccata d’ossigeno”, dal punto di vista economico, sia in arrivo con l’assegno unico universale a partire dal mese di luglio di quest’anno: i nuclei familiari con figli a carico dovrebbero ricevere l’assegno fino al compimento del loro ventunesimo anno di età. Il condizionale è ancora d’obbligo perché manca il “sì” definitivo del Senato - che dovrebbe arrivare martedì prossimo - e i decreti attuativi necessari per l’erogazione, da preparare in meno di cento giorni. Si tratta di un provvedimento su cui, finalmente, tutte le forze politiche sono d’accordo.

Entrando nel dettaglio di questa proposta di Legge ci accorgiamo che la misura andrebbe a sostituire e a unificare molti sussidi (assegni familiari, detrazioni e bonus) con l’intento di includere nella platea dei beneficiari quanti più nuclei familiari è possibile, comprese le “partite Iva”. L’Agesc, pur convinta sostenitrice, come membro del Forum delle associazioni familiari, della proposta di assegno unico universale, segnala anche il rischio che, così come esso è previsto, troppi nuclei possano venire penalizzati da questo accorpamento di contributi - si dice che circa il 30% delle famiglie potrebbe perdere qualcosa - e soprattutto il fatto che l’uso dello strumento dell’Isee non riconosce in modo adeguato l’incidenza dei figli e contraddice la definizione di “universale” attribuita a questo strumento. Anche se mancano ancora i decreti attuativi, economicamente ci sarà una quota fissa che potrebbe variare dai 50 ai 100 euro, e una variabile, stabilita in base al modello Isee e che potrebbe arrivare al massimo fino a 250 euro. L’importo varierà anche in base al numero di figli, infatti, sono previste delle maggiorazioni a partire dal terzo figlio e per i figli diversamente abili. Questi ultimi, inoltre, potranno continuare a godere dell’assegno unico anche dopo il compimento dei 21 anni, a patto che rimangano fiscalmente a carico della famiglia. In questo caso, però, non sono previste maggiorazioni.

Confrontando questo provvedimento con analoghi interventi in altri Paesi europei si evidenzia che il Parlamento non ha superato la logica dell’Isee e il collegamento al reddito, come si sperava, mentre altrove l’assegno per i figli viene erogato in modo universale e spesso slegato dal reddito. Ci si aspettava più coraggio nella valorizzazione dei figli, intesi anche come bene comune, dopo anni caratterizzati dal loro “effetto negativo” nella crescita della povertà assoluta la cui incidenza passa dal 6,3% per le coppie con un figlio al 15,4% per le coppie con tre o più figli e della povertà relativa che dal 14,2% per le coppie con un figlio aumenta al 27% per le coppie con tre o più figli.

Secondo le indagini svolte dall’Inps sono emerse anche delle situazioni nelle quali alcune famiglie potrebbero non godere dei benefici, anzi, potrebbero essere soggette a penalizzazioni. È il caso delle famiglie che hanno a carico figli di età superiore ai 21 anni che, con l’introduzione dell’assegno unico, rischieranno di ritrovarsi senza la possibilità di accedere ad alcuna detrazione fiscale. È possibile che prima dell’uscita dei decreti attuativi, alla misura vengano apportate svariate migliorie, proprio legate a questi punti critici per alcune categorie di potenziali beneficiari. È perciò necessario aspettare per avere un quadro completo del nuovo assegno unico 2021. L’Agesc ritiene che i fondi stanziati per questa misura siano insufficienti, come affermato anche da molti rappresentanti politici della maggioranza di governo, e che a fronte degli essenziali obiettivi relativi alla ripresa della natalità e al sostegno genitoriale oltre che a fronte di quanto viene fatto negli altri Paesi europei (l’Italia è all’ultimo posto per assegni familiari e spese sociali per la famiglia in tutta Europa) sia necessario pensare a un prossimo significativo incremento di risorse.
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Fonte:Avvenire