Seguici sui nostri social
Login

«Aiutiamo i giovani a curare le ferite della pandemia per ripartire di slancio»

Il vescovo Castellucci (Modena) agli educatori: «Noi adulti dobbiamo lasciar loro lo spazio per esprimersi liberamente»

Quest’anno in Italia i nuovi nati sono stati circa 400mila, il «numero più basso dall’unità d’Italia. Nonostante ciò siamo riusciti a mantenere lo stesso numero di docenti, migliorando il rapporto docentistudenti ». Con queste parole il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, ha delineato un bilancio di fine anno. «Dobbiamo cambiare la qualità della scuola – ha proseguito il ministro –. Occorre cambiare il modo di fare politica quella che negli ultimi 20 anni ha guardato altrove». L’Agesc si interroga su quale sia il bilancio di questo anno scolastico e su cosa i propri ragazzi hanno riposto nella “valigia delle vacanze estive” ora che si stanno “smascherando”, riappropriandosi di quel mondo per troppo tempo visto attraverso gli occhi di un monitor o dei social media.

Ne parliamo con il vice presidente della Cei, monsignor Erio Castellucci. «Facendo un bilancio debbo ammettere che le famiglie sono quelle più duramente colpite dalla pandemia – dice il vescovo di Modena –. Dai lutti, dalle condizioni economiche ma soprattutto il conto lo stanno pagando i giovani. Occorre, però, fare un distinguo tra gli adolescenti e quelli oramai maggiorenni perché hanno vissuto questo periodo in maniera differente. I giovani “grandi” possiedono, pur con tanta stanchezza, le risorse per progettare e “puntare avanti” oltre gli ostacoli. Si sono ripresi perché hanno imparato qualcosa da questa pandemia: l’importanza delle relazioni interpersonali, la bellezza di potersi muovere liberamente per andare a scuola, all’università o al lavoro. La gioia di incontrare ed abbracciare i nonni».

«Gli adolescenti – prosegue Castellucci – fanno più fatica perché sono rimasti lontano “dai riflettori” e quindi dimenticati. Sembra strano ma proprio quelli che dovrebbero, sentirsi a loro agio con i nuovi mezzi di comunicazione, nei nuovi social, sono coloro maggiormente colpiti. Nell’età dell’adolescenza, che è quella che per natura dovrebbe portarli ad aprirsi verso il mondo, viaggiando, facendo sport, incontrando persone, vivendo nuove amicizie e approcciandosi ai primi innamoramenti, purtroppo questa pandemia li ha costretti a stare “tappati in casa” sottraendo loro un pezzetto di vita. Noi adulti dovremo riaccendere i riflettori proprio su di loro, ascoltarli, creando luoghi dove possono esprimersi (centri estivi, scout, parrocchie, dopo scuola estivo…). Fondamentale è l’attenzione ai segnali che mandano. Troppo spesso si interviene dopo, invece dobbiamo prevenire. Quando li incontro nei momenti pubblici ricordo che occorre avere fiducia! Ogni volta che c’è stata una grande crisi l’umanità si è ripresa. Perché abbiamo le energie che, specialmente nei momenti peggiori, si sprigionano “come d’incanto”. Dobbiamo essere attivi ma anche protagonisti della ripresa perché e qui mi rivolgo ai giovani (grandi) avete le energie per il futuro che vi aiuta ad essere più progettuali nel presente. Ma attenzione ci si può aspettare molto da loro purché noi adulti lasciamo loro lo spazio per esprimersi ». Ci vorrà ancora tempo per uscire dalle conseguenze di una pandemia che ha provocato danni sociali, economici, e psicologiche e affettive, perché è stata una prova davvero grande. «Ma in nostro aiuto viene la santità – riprende Castellucci –. È un pensiero che ho voluto condividere durante la celebrazione in memoria di san Josemaría Escrivá vedendo la chiesa gremita di famiglie. Purtroppo oggigiorno c’è una grande paura di santità perché molti accostano la parola santo all’idea di una perdita, una mortificazione, quindi un limite alla propria libertà. Mentre essere santo vuol dire acquistare qualcosa: significa essere vivificati. Cercare la santità nel lavoro, nello studio, nello sport, significa impegnarsi per svolgerlo bene, con competenza professionale e con senso cristiano, cioè per amore di Dio e per servire gli uomini».

L’Agesc si riconosce pienamente in queste parole e ritornando sul tema scolastico auspica una scuola che non lasci a casa nessuno e che garantisca tre diritti: agli studenti quello di apprendere; alle famiglie quello di esercitare la propria responsabilità educativa; ai docenti quello di insegnare senza discriminazioni economiche.

Aiutare le scuole paritarie a rimanere vive eviterà il collasso del sistema. Buona estate a tutti i genitori!
© RIPRODUZIONE RISERVATA

Fonte:Avvenire