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«Abbracciamo le fragilità dei nostri territori, a partire dalla scuola»

«Siamo una presenza sempre più importante e una grande ricchezza da condividere all’interno delle Comunità educanti», dice la presidente Agesc Zambon

E domani sarà di nuovo Natale. Una festa che non finisce mai di stupire, di suscitare sensazioni, ma soprattutto riflessioni e pensieri, perché al centro c’è una vita che nasce, un luogo che accoglie (seppur nella povertà), un padre e una madre. Il pensiero va a quella famiglia “particolare” che dalla grotta di Betlemme, dai tanti presepi presenti nelle nostre case, nelle nostre scuole, parla a noi tutti, alle nostre famiglie, a ogni genitore che vive l’esaltante, complessa, sfida di curare, accogliere, educare. Genitori che sempre più spesso mi capita di incontrare, condividendo difficoltà e speranze, ma anche la bellezza di una esperienza condivisa, vissuta assieme.

È quello che succede in questi giorni in cui iniziative tipicamente legate a questo periodo rivelano quanto significativa e importante sia la nostra presenza nella scuola, la scuola che abbiamo scelto per i nostri figli, e come scuole nel territorio in cui viviamo. Così, capita di ritrovarsi inconsapevoli protagonisti in un Presepe Vivente, piuttosto che in un “pranzo” per chi non se la passa proprio bene o è da solo, recapitato a domicilio (causa Covid).

Sono esperienze bellissime che mi fanno pensare come in questo spirito di collaborazione, servizio, apertura, accoglienza, ci sia l’essenza della nostra associazione. Sempre più spesso, la semplicità e la spontaneità di iniziative realizzate dai nostri genitori riescono a coinvolgere tutte le famiglie di un istituto, di una scuola, gli insegnanti stessi coi quali collaborazione e dialogo non sono mai abbastanza. Per non parlare, poi, della capacità che rivelano di legarsi al territorio e di promuovere collaborazioni più ampie, mobilitando tutta la comunità civile: dalle amministrazioni ai commercianti e ai cittadini comuni.

Sono occasioni importanti di condivisione per le famiglie dei giovani alunni, occasioni di scambio e conoscenza anche tra culture diverse e persone di fede diversa.

È in queste occasioni che il nostro pensiero va alle tante scuole, dove la nostra associazione è presente, che hanno organizzato e proposto iniziative di accoglienza e condivisione con chi vive situazioni di fragilità. Sono contesti in cui lo stare uno accanto all'altro, condividendo storie diverse, sensibilità talvolta diverse, ci fa crescere nella consapevolezza del ruolo importante che anche un piccolo gruppo di genitori può esercitare.

E la rappresentazione del Natale nel Presepe di una scuola, la recita in un istituto, il Presepe Vivente organizzato dai genitori dell’Agesc diventano patrimonio di tutti perché esperienza condivisa insieme nella diversità.

Stando in questi contesti, si può toccare con mano quanto la presenza della Comunità educante di una scuola sia importante per il servizio che offre di crescita integrale della persona, un servizio accogliente che non guarda alla diversità culturale, se non come a una risorsa da condividere. Per non parlare, poi, della ricaduta sociale, quella fatta di piccole cose concrete, come ad esempio far vivere e animare un luogo, una piazza, che diversamente subirebbe il degrado e la presenza di persone poco raccomandabili.

Una delle tante frasi, immagini, che papa Francesco propone alla nostra riflessione, dice bene quello che le nostre scuole vorrebbero essere: un “Ospedale da campo” nella formazione delle giovani generazioni e del nostro futuro; presenze sempre più importanti all'interno del panorama della scuola italiana non solo per questioni didattiche, ma anche per gli aspetti educativi e di relazione che si legano strettamente al territorio dove si trovano.

E questa è una grande ricchezza per tutta la comunità, per tutti noi.

E che la bellezza dello stare insieme in gioia e pace sia un augurio per tutti.
Catia Zambon
Presidente Nazionale Agesc


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Fonte:Avvenire