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Libri nati dall'esperienza dell'AGeSC


Riflessioni sulla scuola e sull'educatività - di Don Pierino De Giorgi

Lettera aperta al PRESIDENTE AGeSC

“La libertà di educazione passa
anche dalla liberazione della scuola
dai suoi limiti culturali e istituzionali.
Gli “spazi” per l’AGeSC.


Carissimo Sig. Presidente
Mi chiamo Don Pierino De Giorgi e sono stato Assistente Ecclesiastico dell’AGeSC, negli anni della presidenza Lombardi - Versari - Meloni e della Segreteria Veneziani e debbo proprio riconoscere che, con queste persone, mi sono trovato molto bene!
Se però la vita di una associazione è fatta di progettualità e di impegno operativo, la mia attuale è più fatta di contemplazioni dal di fuori e di addii definitivi e irreversibili, quindi!
Abbiamo tutti e per motivi opposti, bisogno noi di “preghiera” e voi di “scienza” e cioè di competenza educativa nella scuola, e questo proprio per nutrire la “speranza” degli altri.
Quello che stiamo vivendo ora, credo sia un momento veramente “storico”, soprattutto per l’AGeSC, perché sono venuti a maturazione nella opinione pubblica alcuni costitutivi della sua identità di base.
Quindi, questa “grande paura”, può essere la occasione per almeno una riflessione e dal proprio interno, su due grandi “prospettive di senso”, che abbiamo un po' sempre rimandato ma che sono essenziali proprio per la stessa sopravvivenza dell’AGeSC.
E’ insomma forse giunto il momento,
perché ognuno possa davvero prendere
coscienza della propria “competenza educativa”
Ho ritenuto quindi che questo fosse tempo proprio per riprendere alcune riflessioni personali, e perché quindi l’AGeSC potesse affrontare i due macigni della sua esistenza associativa, con una qualche probabilità di riuscita.
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1° Da un punto di vista “culturale” occorre saper passare, e saperlo fare con avveduta competenza, dalla funzione di semplice testimonianza alla complessa capacità di produrre “cultura di natura scolastica”.
E’ inutile quindi nutrire illusioni al riguardo!
La scuola è radicalmente educazione della razionalità umana mediante la razionalità “disciplinare” (e cioè quella delle vane materie scolastiche), e quindi sarà sempre lo “statuto epistemologico” delle singole discipline che padroneggerà l’educazione di natura scolastica.
E’ evidente che, da questo punto di vista, i genitori saranno sempre dei “totalmente esclusi” dalla scuola perché “radicalmente” estranei ad essa.
Se però anche le “esperienze di vita” e delle più svariate categorie sociali, riuscissero a diventare anche criterio di un pensare di natura critica, allora queste potrebbero costituirsi come una fonte e immensa, di una nuova razionalità educativa.
Ad esempio, l’AGeSC proprio per la sua natura che è rappresentativa del sociale, potrebbe farsi paladina della introduzione nella scuola della esperienza della coniugalità e perciò di una cultura della dualità, con un criterio di comprensione del reale molto diverso da quello “univoco” dei saperi scientifici, e da quello “pluralista” della politica.
Certo questo esige di saper fare quello che in termine tecnico si chiama un adeguato “processo di formalizzazione” e se anche l’AGeSC non lo sa attualmente fare, è però in grado di avviarlo con l’aiuto di competenti al riguardo.
Riterrei quindi proprio questo momento attuale un momento estremamente propizio perché l’AGeSC possa finalmente affrontare lo “zoccolo duro” dei problemi educativi di scuola, ma senza dei quali l’AGeSC sarà sempre una sostanziale estranea rispetto alla scuola.
2° Su un piano più “istituzionale” occorre invece saper promuovere un vasto e capillare processo di partecipazione della gente comune a “tutta” la realtà della scuola nel suo insieme, in modo da saper passare, e proprio nella comune opinione pubblica, da una scuola solo “governativa di Stato” e solo del e per il “mercato”, a una scuola espressiva anche del “privato sociale” e cioè della “società civile come soggetto terzo di scolarità”.
Credo insomma che sia solo entro questa “prospettiva di senso” che l’AGeSC, ma anche tutta la scuola cattolica e la stessa comunità ecclesiale possano trovare motivi e spazi per riproporsi come fattori di progresso educativo per tutti e per ognuno.
E’ quindi, approfittando proprio di questa grande pausa di riflessione concessa a tutti dal coronavirus, ma soprattutto per quanto mi riguarda, ancora permessa alla mia condizione di sopravvissuto… che ho provato a riflettere su questa mia esperienza del passato e perché ritengo almeno corretto e non presuntuoso trasmettergliene i risultati come un servizio alla sua funzione di pre-schema.
Glieli scrivo qui così come mi si sono venuti chiarendo e senza pretese né di completezza né di sistematicità.
Ne faccia liberamente l’uso che meglio crede. Purtroppo e proprio per la difficoltà delle mie dita, mi riesce difficile maneggiare la tastiera, e quindi ho dovuto ripiegare sulla vecchia “bella calligrafia” a mano, proprio per la sua più naturale scorrevolezza…
…ma l’AGeSC ha sempre qualche “paziente dattilografa” capace di rimediare alle mie manchevolezze!
Devo, però, anche premettere che sono riflessioni di… lunga data ma sempre piuttosto solitarie.
Lo prenda quindi solo per ciò che veramente sono: una “testimonianza di vita”
D’altra parte, almeno per me, non si tratta
di promuovere una istituzione,
ma sempre e solo di fare educazione, e cioè
un “servizio a persone””!
Parafrasando un noto e diffuso testo del Cardinale Kasper:” Riconosci il tuo mistero (e si riferisce ai Cristiani) si tratta di portare i Genitori a leggere meglio e più in profondità la “educatività contenuta nel mistero della loro coniugalità”.
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C’è, insomma, un bisogno disperante di più educatività da parte della scuola, e i Genitori sono depositari naturali di valori educativi inespressi scolasticamente, perché non ancora strutturati in cultura formalizzata, ma che esistono da sempre nella loro esperienza di vita coniugale.
Si tratta quindi di farli emergere
e l’AGeSC può organizzare e gestire
tutta questa operazione.
In altre parole, si può riassumere tutto questo dicendo che la scuola ha bisogno di una “nuova cultura” e l’AGeSC deve saper passare dalla testimonianza di un diritto alla capacità di saperlo gestire.
Proprio per questo occorre saper “far passare” la scuola dalla sola razionalità logica, teoretica, deduttiva e astratta ad una cultura inespressa ma già presente nelle esperienze di vita dei soggetti costituenti la sua identità, perché questo sembrerebbe al presente l’unica via per ricuperare efficienza alla scuola.
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A questo punto credo, però, che sia conveniente che mi spieghi un po’ meglio, sia pure a scopi prevalentemente orientativi preliminari, anche perché sono idee che coltivo da una cinquantina d’anni in cui, oltre alla vita di insegnamento, ho potuto aggiungere varie esperienze associative… del “sociale”, sia nella loro povertà come nella loro ricchezza.
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Non so se anche lei, come me, sia rimasto colpito dalla clamorosa quasi scomparsa dei partiti di “Democrazia Cristiana” nei paesi dell’occidente e perciò della insignificanza dei cattolici in politica, e quindi nei governi “occidentali”!
Conseguente o parallela a questa va collocato il declino della scuola cattolica e del sistema ospedaliero dei cattolici… e di altro ancora!
Nessuno pensa di attribuire tutto questo a una perdita di valore degli ideali, ma tutti sono concordi nell’attribuirla alla debolezza delle mediazioni istituzionali e culturali elaborate a questo scopo.
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Per capirci meglio, suggerirei di prestare due livelli diversificati di attenzione; e mi scuso delle eventuali… ripetizioni! (alla fin fine… sono piuttosto… vecchio!)
La prima attenzione è di tipo culturale, mentre la seconda è di tipo istituzionale.
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La cultura di tutto il “sistema occidentale” si è strutturata attorno al modello “logico, teoretico, deduttivo, astratto e impersonale” di aristotelica memoria: oggi va di moda rifarsi ad Aristotele (magari immaginando, come ha fatto il Corriere della Sera, un colloquio tra Aristotele e Nietzsche!!!) e perciò in direzione di un pensare per “deduzione da princìpi liberamente posti”.
Ma che attorno a questo ragionare, ci sia guerra o pace, salute o pestilenza… prosperità o miseria, gioia o dolori… che uno abbia il mal di denti e un altro sia in un mare di guai… tutto questo è ritenuto estraneo o ininfluente sul valore del ragionamento stesso, perché radicalmente estraneo ad esso!
Come, insomma, si può ritenere educativo dell’essere umano concreto e vero, una razionalità che della radicale esclusione di tutte queste situazioni reali, ne fa invece il perno della sua perfezione?
Come può trovare posto in essa una educazione integrale della persona?
Circola e da vari anni un “detto” piuttosto diffuso e che è stato attribuito di volta in volta a una ventina di personaggi diversi, dall’umorista nordamericano Mark Twain al sommo fisico Albert Einstein, il più gettonato al riguardo ma che proprio per questo sottintende un modo di sentire universale. “Einstein” insomma, o chi per esso, avrebbe detto che… “un docente che non sa distinguere tra Leggi e Paradigmi, non ha la statura mentale sufficiente neppure per fare l’educatore in una scuola media”.
Quanti docenti e a qualsiasi livello
quante persone di scuola insomma,
sanno oggi qual è la diversità
tra Legge e Paradigma???
Nessun scienziato al mondo oserebbe oggi sostenere che un sapere è scientifico perché è rivelativo della natura più profonda di una data cosa, e quindi sia conoscitivo dell’essenza della realtà, e cioè sia una “LEGGE” del reale, perché esso è ritenuto solo “indicativo di un criterio di uso convenzionale e provvisorio di quella cosa… e questo cioè fino a una successiva convenzione diversa fra scienziati: un “PARADIGMA” appunto!
Quanti docenti quindi sanno che ciò che stanno insegnando ai loro ragazzi non è la spiegazione di come è fatta la realtà, e quindi che valore ha per se stessa… e perciò quale rispetto le è dovuto, ma solo come la si può “provvisoriamente adoperare”?
Quanti genitori si rendono conto che i loro figli a scuola non imparano il valore e quindi il senso del reale e perciò della vita, ma solo “alcune precise e provvisorie operazioni mentali gestibili in questo momento a suo riguardo e in vista di ben determinati risultati…” e questo non per scelta pigra o errata di docenti inadeguati, ma proprio per l’indirizzo culturale del sapere come tale?
Ai genitori è sufficiente questo?
Che cosa potrebbero pretendere dalla scuola?
…e in che cosa sanno o potrebbero
eventualmente collaborare perché
si affermi nella scuola
un diverso modo di educare?
In una scuola cattolica, il Dio in cui tutta una comunità si riconosce e che non può, quindi, non entrare anche nella razionalità educativa della sua scuola, non è solo il Dio della misericordia e del perdono, neppure il Dio concettualmente espressivo del “tutt’altro” e del “sempre oltre”, ma è anche il Dio che resiste qui, ora, al male; che odia queste ingiustizie e aborre proprio queste attuali menzogne...: è un Dio, insomma, che garantisce che il male non ha futuro… che non porterà a nulla e che alla fin fine sarà sempre la verità a prevalere e quindi è anche un Dio che vuole che tutti possano usare al meglio le cose di questo mondo e che sono, in ultima analisi, tutte dono suo.
E’ un Dio, insomma, che chiama tutti
a penitenza e conversione, e questo anche
e soprattutto riguardo alle scelte
educative di ognuno.
L’AGeSC quindi non è né contro né a favore della rinascita di un partito cattolico, semplicemente non lo ritiene di sua pertinenza, ma come associazione espressiva di un elemento ineliminabile della scuola, ha il diritto-dovere di porsi e di proporre istituzionalmente almeno queste “due prospettive di senso”:
Primo: saper attingere dalla vita a due e cioè dalla esperienzialità di vita coniugale, una razionalità del
duale e perciò una educazione DAL DUALE, che si accompagni nella scuola a quella uninominale
del sapere scientifico, e a quella plurale del sapere politico…
Secondo: muovere altre forze realmente competenti, capaci di dare una più adeguata formalizzazione
scientifica alle loro empiriche esperienze di vita, perché queste possano davvero operare come
disciplina educativa di natura scolastica
In altre parole, e credo, conclusive: se nessuno può essere escluso dalle sfide educative, tanto meno lo sono i Genitori e organizzati.
In questi giorni tristissimi la scuola ha chiuso, gli stabilimenti hanno chiuso, moltissime botteghe hanno chiuso, persino le chiese hanno chiuso… chi non ha mai chiuso è proprio stata la “famiglia”!
Una società che confini la famiglia quindi in posizione sussidiaria e complementare e perciò residuale, è una società radicalmente sbagliata e non approderà a nulla.
E’ proprio la esperienza del duale genitoriale debitamente formalizzato che potrà salvare il valore educativo della scuola attuale e sarà il nuovo valore a cui attingere educatività; ma sarà proprio allora che questo impegno di formalizzazione orientata e guidata potrà dare senso e valore alla istituzione che li rappresenta!
Insomma e per concludere, l’AGeSC dovrebbe saper dire ai veri soggetti della scuola, quello che Filippo ha detto a Natanaèle “Vieni e vedi!” ed è proprio a questo fine che deve sapersi attrezzare.
La presenza di un’associazione di Genitori non può ridursi a impegni formali, oltre al resto sempre più disertati, ma deve sapere alimentare i “contenuti” della vita associativa, perché già parte attiva nella produzione di razionalità educativa da parte della scuola.
Se quindi è lecito nutrire anche “sogni” oltre che progetti, e questo per me è l’età che me lo consente, e se come mi sembra chiaro esiste la possibilità di un’AGeSC come soggetto di cultura nuova nella scuola e per la scuola, allora è forse anche giunto il momento di un’ “AGeSC come soggetto ecclesiale”, anzi di più, di un’AGeSC
come “luogo teologico”
dove la comunità di fede si incontra per produrre razionalità educativa specifica per tutta la scuola e cioè per essere davvero “Chiesa”.
Con grande cordialità
e con l’augurio di ogni bene,
la mia benedizione di Sacerdote
per lei, famiglia
e famiglie tutte dell’AGeSC
don Pierino

“Vs. una razionalità scolastica più completa, complessa e condivisa: l’AGeSC nella società delle conoscenze”

Lettera personale - aperta a ROBERTO GONTERO - Presidente AGeSC

In occasione del 40° di fondazione della Associazione Genitori di Scuola Cattolica, da parte di Don Pierino De Giorgi

(riflessione in continuità con “un cammino di crescita dei Genitori nella scuola cattolica… dal 1995 al 2005”
a cura delle varie presidenze AGeSC di quel periodo)

Carissimo Presidente,
ho ricevuto tramite la gentile cortesia e la sempre premurosa attenzione del buon Tirocchi, un bel po’ di materiale AGeSC, e ritengo che il mio grazie possa essere esteso anche a te come simbolo di questa “ricordanza”.
In segno di gradimento, ti allego qualche “riflessione personale”, a servizio del tuo secondo mandato come Presidente AGeSC.
Se non fosse presunzione, ti direi che sono la trasmissione non tanto di un pensiero riflesso quanto di una esperienza pagata di persona. Siccome però nessuno può vantare titoli di proprietà su ciò che attiene all’impegno educativo, allora questi fogli te li dò per quello che sono davvero, e cioè un “dono di amicizia”.
L’Italia non ha grandi problemi di libertà ma banali e immensi problemi di… funzionamento e perciò di “riflessione”!
D’altra parte se invecchiare non fosse anche trasmettere, allora l’avvenire sarebbe solamente un perdere, e il sopravvivere risulterebbe semplicemente un fare memoria di un mondo in via di estinzione.
Se poi la cosa non suonasse troppo stonata rispetto all’attuale clima “italiota” sia civile che chiesastico, e che è di evidente spaesamento, allora queste riflessioni potrebbero rappresentare un timido tentativo di abbozzare un futuro possibile, in cui, sapendo correttamente onorare una tradizione si tentasse però anche di prospettare un futuro.
Certo, il vero peccato che come cattolici e cioè come amanti della verità tutta intera, abbiamo permesso che si perpetrasse contro la scuola, è stata la scissione e lo scorporo dei vari aspetti di una stessa inscindibile educazione di scuola!...


Missione genitori : I 40 anni dell'AGeSC, una grande associazione di mamme e papà

Roma, 19 dicembre 2015 - Novità Editoriale - Missione genitori: I 40 anni dell'AGeSC raccontati dalla voce dei suoi protagonisti - Un libro-testimonianza per raccontare e rivivere i momenti principali della storia quarantennale dell’AGeSC, l’associazione che riunisce i genitori della scuola cattolica. Questo il senso di “Missione Genitori”, libro scritto da Roberto Alborghetti, edito dalla stessa AGeSC, e consegnato in anteprima lo scorso 5 dicembre a Papa Francesco, nella circostanza dell’udienza che il Santo Padre ha avuto con i responsabili e i “quadri” provinciali. Evitando i toni celebrativi, l’autore ha ricostruito il percorso di una tra le più originali realtà associative italiane, affidandosi alla viva voce dei suoi protagonisti, ossia i presidenti nazionali che hanno guidato l’AGeSC.



QUANDO IL GIORNO ERA UNA FRECCCIA

Di Roberto Alborghetti, Edizioni AGeSC, 2014 - Papa Francesco: gli anni nella scuola e la sua testimonianza educativa

Il libro è suddiviso in due parti, divise in capitoletti. Un ampio spazio è dedicato alla formazione scolastica di Bergoglio, partendo dai banchi delle primarie fino agli studi teologici. Per il futuro Pontefice la prima scuola è il focolare domestico, seguito dalle scuole primarie e dalla figura del maestro. Bergoglio rimase sempre legato a Estela Quiroga, sua maestra elementare a Buenos Aires, morta quasi centenaria nel 2006. Fu proprio questa figura semplice a farlo innamorare dello studio: la scuola diventò allora un luogo dove l’ozio è bandito.

Il titolo “Quando il giorno era una freccia” è ispirato a una frase pronunciata dall’allora padre Jorge Mario Bergoglio nel ricordare il suo intenso e felice periodo trascorso presso la Scuola dei Salesiani a Ramos Mejia (Buenos Aires). «Ci si immergeva – ha scritto Bergoglio – in una trama di vita, preparata in modo che non ci fosse tempo ozioso. Il giorno passava come una freccia senza che uno avesse il tempo di annoiarsi. Io mi sentivo sommerso in un mondo che, sebbene preparato artificialmente con risorse pedagogiche, non aveva nulla di artificiale».

Ma la scuola è anche un grande fattore di sviluppo personale e collettivo; la seconda parte del libro si occupa delle attività educative e pastorali di Bergoglio; infatti, come ha scritto il Pontefice in un messaggio del 7 agosto dello scorso anno ai rappresentanti dell’Unione Docenti della Provincia di Buenos Aires e all’Associazione “La Alameda”, che si batte contro il lavoro in regime di schiavitù e contro l’emarginazione nella metropoli argentina: “l’educazione è la chiave per tutto il cambiamento e lo sviluppo sociale. Salute, educazione, lavoro sono prioritari per la società». Una conferma della centralità del tema educativo nel pensiero di Papa Bergoglio sempre attento e sensibile alle emergenze sociali.


LIBERTA' D'EDUCAZIONE

Un diritto negato, un bene per tutti - Valerio Lessi

Ogni genitore che manda un figlio in una scuola paritaria sa che lo Stato italiano è ancora ampiamente inadempiente rispetto alla libertà d’educazione. Si trova a pagare due volte l’istruzione: allo Stato con le tasse che versa, alla scuola paritaria con la retta. Pertanto si può parlare di libertà di educazione in Italia come di un “diritto negato”.
Ma ciò che viene negato a centinaia di migliaia di famiglie italiane è una libertà che, se applicata fino in fondo, si risolverebbe in un “bene per tutti”.
Di questo parla “Libertà d’educazione. Un diritto negato, un bene per tutti”, l’agile pamphlet scritto da Valerio Lessi ed edito da Pazzini. Valerio Lessi, genitore con una lunga esperienza di scuola paritaria, è dal 1996 collaboratore dell’ufficio stampa dell’Agesc.

(è possibile richiedere copie del libro presso la Segreteria AGeSC: Tel. 06/83085331 – segreteria.nazionale@agesc.it)


L’ALLEANZA EDUCATIVA TRA SCUOLA E FAMIGLIA

Atti dei convegni 2011-2012 - A cura di Michela Del Carlo

Il presente volume raccoglie gli atti relativi a due convegni che l’Associazione Genitori Scuole Cattoliche AGeSC - Comitato Provinciale di Lucca ha organizzato nel periodo compreso fra ottobre 2011 e marzo 2012.
Essi rappresentano lo sforzo di affrontare il tema educativo, che si configura come una vera e propria “emergenza”, e di lanciare alcune proposte che si riallacciano ai temi degli Orientamenti Pastorali della Cei su “Educare alla vita buona del Vangelo”. Il convegno di Lucca ha affrontato la tematica “ Un’alleanza per l’educazione: scuola e famiglia a confronto ” e quello di Forte dei Marmi la tematica su “Scuola e famiglia insieme per l’alleanza educativa”.


LA BATTAGLIA PER UNA SCUOLA LIBERA

Libertà di educazione e di cultura, autonomia, qualità, valutazione, efficienza e corresponsabilità

A cura di : Giusi Vianello - Giornalista – Fondazione Sorella Natura - Responsabile Delegazione Regione Veneto

Giancarlo Tettamanti - Direttore Cultura Oggi - Socio Fondatore Agesc

LA SPERANZA NELL’ ARCOBALENO

Ci ispiriamo al titolo di un libro: “L’attesa dell’arcobaleno in un orizzonte oscuro” che ci offre l’occasione per riflettere e per orientare il proprio sguardo di speranza al cambiamento, partendo dall’affronto di situazioni, considerazioni, problemi, prospettive.
L’uomo è protagonista della storia. La centralità della persona umana è principio essenziale che lo Stato italiano pone al centro della sua organizzazione, e, al tempo stesso, riconosce la priorità del singolo e delle formazioni sociali, ove si svolge la sua personalità, rispetto alla sua stessa esistenza (art. 2 della Costituzione).
Su questo filone, si esprime l’impegno di molti – personale e associativo – in promozione dell’educazione, della famiglia, della scuola. Analizzando i vari passi e le molteplici sfumature delle problematiche affrontate, vogliamo comunicare le considerazioni emerse riguardo ai vari aspetti che caratterizzano le tematiche educative e formative.
Da qui l’intenzione di ripercorrere sia alcuni momenti della vita democratica nel nostro Paese, sia la delusione circa le mancate risposte di una classe politica assente e indifferente, incapace di attendere alle giuste attese della comunità nazionale.


Per la scuola pubblica - Senza oneri per lo stato

Di Stefano Talamini Prefazione di : Maria Grazia Colombo

Titolo essenziale, straordinariamente aperto, grande, che mette in moto curiosità, interesse e prospettive. In un momento storico in cui ci si afferma in tutti i campi, lavorativi e sociali, in contrapposizione a qualcuno o qualcosa, Stefano Talamini sceglie un titolo che indica un percorso.
Quel “per” mette in moto tre azioni: imparare, comunicare e costruire. Imparare, occorre conoscere bene i termini delle questioni che ci stanno a cuore, il punto importante non è affermare quello che penso io ma la verità che è oggettiva, documentata quindi offerta all’altro che la pensa in modo diverso da me. Non importa, occorre fare un lavoro, trovare dei punti in comune e da lì partire in questo percorso di conoscenza per arrivare a crescere culturalmente e a stimarsi a vicenda.
Comunicare, io imparo e sento il desiderio di comunicare ciò che ho imparato perché è nella natura umana rapportarsi all’altro, l’individualismo annulla l’uomo e lo rende triste e fragile. L’incontro, ma molto spesso anche lo scontro, mette immediatamente in gioco ogni uomo e ogni donna, chiamandoli ad esporsi, a pagare di persona, a non decidere in anticipo fino a dove si può arrivare nel dialogo.
Costruire, cioè essere protagonisti della Storia, costruire un pezzo di storia nella quotidianità. Spesso ripetiamo che l’educazione non è un bene privato ma pubblico e che la libertà di educazione è un bene sociale, e noi con la nostra presenza personale e associativa concorriamo a costruire questo “sociale”. La scuola cattolica paritaria in Italia si è sempre misurata con gli scenari sociali e culturali di ciascuna fase storica, per questo è patrimonio e bene di tutti.
Riprendo un’affermazione presente nel testo che condivido e faccio mia: “La società appare costituita da una serie di sfere concentriche, che si allargano a partire dall’insopprimibile originalità e libertà personale”
Questo testo parte da una mossa della libertà personale, ma poi non si ferma lì, spalanca un interesse e una curiosità intelligente e priva di condizionamenti ideologici.
Per l’AGeSC è un testo prezioso che si colloca accanto ad altri testi associativi storici con una freschezza nuova.

Maria Grazia Colombo
Presidente Nazionale AGeSC


I Genitori e la Valutazione Scolastica

Una conversazione genitore-insegnante sulla valutazione dell’alunno - Gregoria Cannarozzo intervistata da Maria Grazia Colombo

Parlare di educazione della persona implica di per sé l’armonizzazione di tutti gli aspetti e i contesti che sono alla base della sua formazione: la prima appartenenza di ciascuno (la famiglia), la seconda agenzia educativa che consolida e arricchisce il suo formarsi (la scuola) e il territorio dove si svolge la sua vita (il paese, la città, l’associazionismo, lo sport, ecc.). Lo sguardo pedagogico darà unitarietà ai diversi campi di indagine che riguardano questo processo e farà coincidere il piano storico dell’educazione con quello strutturale dell’educabilità.
È l’educazione vera di cui Luigi Giussani denunciava lo smarrimento. Vale a dire l’educazione corrispondente all’umano, pur nella varietà delle espressioni e delle consuetudini.

Solo un’educazione come «introduzione alla realtà umana e cosmica, alla luce di un’ipotesi offerta da una “storia” o “tradizione” può impedire sistematicamente nel giovane una partenza sconcertata e dissociata proprio per l’incoerenza o la manchevolezza con cui gli si propone la “verità”, cioè la corrispondenza tra la realtà e lui, il senso dell’esistenza».
Per andare in questa direzione, come apprendiamo anche dalla ricerca psicologica, lo sviluppo di ciascuno richiede a genitori ed insegnanti di tenere sotto controllo la misura in cui egli dà prova di senso sociale e comunitario: momento cruciale e decisivo, barometro della sua normalità.

La realizzazione di tale processo formativo e, in particolare, della competenza relazionale e sociale, richiede che, accanto alla scuola, la famiglia e le altre formazioni sociali (sussidiarietà orizzontale) e le istituzioni vicine e lontane (sussidiarietà verticale) concretizzino, nella cooperazione, il più formidabile antidoto contro il rischio della dispersione e della dissoluzione del senso della vita per le giovani generazioni: affrontare, attraverso l’educazione, quell’“emergenza educativa” che è sotto gli occhi di tutti e che è da più parti denunciata.


NUOVI PERCORSI PER L’ISTRUZIONE SUPERIORE E LA FORMAZIONE PROFESSIONALE

Un seminario di studio proposto dall'AGeSC - Introduzione di Maria Grazia Colombo

Perché questo seminario? L’argomento scelto potrebbe essere inteso come qualcosa esclusivamente per addetti ai lavori, nello specifico, cioè, per docenti e dirigenti. La domanda però che ha sollevato l’esigenza di programmare questo seminario nazionale è stata proprio quella che spesso ci interpella e cioè: ma noi genitori abbiamo qualcosa da dire? Associativamente ci viene richiesta una presenza rappresentativa di una specificità educativa che impatta però con un sapere, un sapere che non è di competenza professionale solo dei docenti, ma è un sapere che si confronta con una competenza e una specificità educativa che riguarda anche noi genitori. Per prima cosa abbiamo inserito sul sito tutto il materiale riguardante i “Nuovi percorsi” rendendolo disponibile a tutti i genitori. Siamo infatti convinti che, prima di tutto, occorra un lavoro personale, seguito poi da un accompagnamento da parte di persone qualificate per poter fare un ulteriore passo associativamente importante: imparare per conoscere, studiare per arrivare a esprimere un giudizio, un giudizio pensato, condiviso, documentato e perciò più autorevole.
Un’obiezione poteva essere quella di mettere in campo un lavoro su testi che non sono ancora definitivi, ma qui
sta la sfida interessante che abbiamo voluto cogliere e, cioè, la possibilità, non di dare semplicemente un parere su
qualcosa di già confezionato, ma prendere l’occasione per costruire insieme un percorso o una riforma. Può, forse,
sembrare una grossa ambizione da parte nostra, ma noi abbiamo questa ambizione. Direi, anzi, che dovremmo
averne molte altre come genitori, primi responsabili dell’educazione dei nostri figli e dei figli degli altri genitori
che incontriamo nelle scuole.