Giornata internazionale contro la droga

Sua Santità Papa Leone XIV incontra in udienza gli operatori della prevenzione e del recupero dalle dipendenze e i ragazzi delle comunità
Giornata internazionale contro la droga

Abbiamo avuto l’onore, come AGeSC, di partecipare all’udienza speciale di Papa Leone in occasione della GIORNATA lNTERNAZIONALE CONTRO LA DROGA, promossa dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento per le Politiche contro la droga e le altre dipendenze.

Un momento intenso e carico di emozione, aperto dalle testimonianze di tre giovani che hanno condiviso con coraggio il loro percorso di rinascita, seguiti dalle parole commosse di una mamma, un papà e una rappresentante delle comunità terapeutiche:

Testimonianza di Gabriele, ex tossicodipendente che ha iniziato con le droghe leggere e da lì è stato un attimo passare alla cocaina
Grazie alla comunità, che l'ha avvicinato all'ergoterapia e cristoterapia è riuscito a ritrovare la speranza e a iniziare una vita migliore, facendo ritrovare il sorriso alla madre che ha fatto tanto soffrire. Il figlio è andato in comunità e la determinazione a non farlo rientrare in casa, lo ha portato a prendere coscienza delle proprie responsabilità, lasciarlo confrontare con la vita senza il paracadute della famiglia. Un percorso difficile ma che lo sta aiutando molto.
Uomini e donne che riescono a diventare adulti e formatori a loro volta diventando testimoni del fatto che c'è maggior gioia nel donare che nel ricevere.



Testimonianza di Valentina che dà voce agli operatori e alle operatrici delle comunità
Sono testimoni di dolori enormi e lacrime, ma anche della gioia di quelli che ce la fanno a uscire dal tunnel e riappropriarsi della propria vita.
Dipendenza da droghe e alcol, dipendenza da social, problemi alimentari, ludopatia, abusi sessuali, ritiro sociale, ecc, sono molti i problemi in cui incappano i giovani di oggi. I suicidi sono in aumento. La vera povertà dei giovani oggi è di chi non ha mai fatto conoscenza dell'amore. Giovani privi di speranza e che grazie alla vicinanza e all'accompagnamento degli operatori possono conoscere la pazienza, l'accoglienza, l'ascolto, il perdono.



Segue la testimonianza di mamma Simonetta
che ha provato con l'amore a salvare il figlio inserendolo nell'azienda di famiglia, pensando di fare il suo bene, dandogli un obiettivo. Non ha funzionato. Hanno deciso, quindi, di fare un passo in dietro come famiglia e di allontanarlo. Per amore lo aveva sempre giustificato e lo sollevava da ogni responsabilità. Invece amare è anche mettere l'altro nelle condizioni di assumersi le proprie responsabilità e rispettare i confini degli altri.



Segue la testimonianza di papà Marino
che parla del "progetto uomo" che sta seguendo il figlio Andrea. Non si erano accorti del problema del figlio, che si era anche sposato e aveva impedito alla moglie di avvisarli del problema. A 6 anni dal matrimonio, hanno scoperto tutto e da lì è iniziato il loro calvario. Stanno seguendo il percorso con incontri di auto mutuo aiuto confidando di riuscire a ritrovare il figlio.



Altra testimonianza di una ragazza che bullizzata ha trovato accoglienza nelle persone incontrate in discoteca tra cui anche ex fidanzato che faceva uso di cocaina.
Per farsi accettare, inizia anche lei. Quando lui viene arrestato, rimane sola nella sua dipendenza. Si allontana dalla famiglia, esce nella strada fino a che un giorno entra in comunità a San Patrignano. Lì ha imparato a riconoscere se stessa, le sue debolezze ed emozioni. Ha riscoperto la felicità e l'importanza di amare se stessi in primis per poter poi amare anche gli altri


Papa Leone ci ha ricordato che i giovani non sono spettatori, ma protagonisti del cambiamento, "pietre preziose per costruire l'edificio di un’umanità nuova". Un forte appello è stato rivolto agli Stati, affinché non arretrino nella lotta contro la droga e le organizzazioni criminali che lucrano sulla sofferenza.
Portiamo a casa parole di speranza, responsabilità e impegno.

Discorso di Papa Leone XIV

Cominciamo con il Segno della Croce: nel nome del Padre, del Figlio, dello Spirito Santo. La pace sia con voi!

Benvenuti tutti e spero che il sole non sia troppo forte… Però Dio è grande e ci accompagnerà. Grazie per la vostra presenza!

[Saluto del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Alfredo Mantovano, e testimonianza di Paola Clericuzio, della Comunità di San Patrignano]

Cari fratelli e sorelle, buongiorno e benvenuti!

Ringrazio chi ha reso possibile questo incontro, che in molti modi ci porta al cuore del Giubileo, un anno di grazia in cui a tutti è riconosciuta la dignità troppe volte sminuita o negata. Speranza è una parola per voi ricca di storia: non è uno slogan, ma la luce ritrovata attraverso un grande lavoro. Desidero ripetervi, allora, quel saluto che cambia il cuore: la pace sia con voi! La sera di Pasqua Gesù ha salutato così i discepoli chiusi nel cenacolo. Lo avevano abbandonato, credevano di averlo perso per sempre, erano impauriti e delusi, qualcuno già se n’era andato. È però Gesù a ritrovarli, a venirli di nuovo a cercare. Entra a porte chiuse nel luogo dove sono come sepolti vivi. Porta la pace, li ricrea col perdono, soffia su di loro: infonde cioè lo Spirito Santo, che è il respiro di Dio in noi. Quando manca l’aria, quando manca l’orizzonte, la nostra dignità appassisce. Non dimentichiamo che Gesù risorto viene ancora e porta il suo respiro! Lo fa spesso attraverso le persone che vanno oltre le nostre porte chiuse e che, nonostante tutto quello che può essere successo, vedono la dignità che abbiamo dimenticato o che ci è stata negata.

Carissimi, la vostra presenza qui è una testimonianza di libertà. Ricordo che quando Papa Francesco entrava in un carcere, anche nel suo ultimo Giovedì Santo, si poneva sempre quella domanda: «Perché loro e non io?». La droga e le dipendenze sono una prigione invisibile che voi, in modi diversi, avete conosciuto e combattuto, ma siamo tutti chiamati alla libertà. Incontrandovi, penso all’abisso del mio cuore e di ogni cuore umano. È un salmo, cioè la Bibbia, a chiamare “abisso” il mistero che ci abita (cfr Sal 63,7). Sant’Agostino ha confessato che solo in Cristo l’inquietudine del suo cuore ha trovato pace. Noi cerchiamo la pace e la gioia, ne siamo assetati. E molti inganni ci possono deludere e persino imprigionare in questa ricerca.

Guardiamoci attorno, però. E leggiamo nei volti l’uno dell’altro una parola che mai tradisce: insieme. Il male si vince insieme. La gioia si trova insieme. L’ingiustizia si combatte insieme. Il Dio che ha creato e conosce ciascuno – ed è più intimo a me di me stesso – ci ha fatti per essere insieme. Certo, esistono anche legami che fanno male e gruppi umani in cui manca la libertà. Anche questi, però, si vincono solo insieme, fidandoci di chi non guadagna sulla nostra pelle, di chi possiamo incontrare e ci incontra con attenzione disinteressata.

La giornata di oggi, fratelli e sorelle, ci impegna in una lotta che non può essere abbandonata finché, attorno a noi, qualcuno sarà ancora imprigionato nelle diverse forme della dipendenza. Il nostro combattimento è contro chi fa delle droghe e di ogni altra dipendenza – pensiamo all’alcool o al gioco d’azzardo – il proprio immenso business. Esistono enormi concentrazioni di interesse e ramificate organizzazioni criminali che gli Stati hanno il dovere di smantellare. È più facile combattere le loro vittime. Troppo spesso, in nome della sicurezza, si è fatta e si fa la guerra ai poveri, riempiendo le carceri di coloro che sono soltanto l’ultimo anello di una catena di morte. Chi tiene la catena nelle sue mani, invece, riesce ad avere influenza e impunità. Le nostre città non devono essere liberate dagli emarginati, ma dall’emarginazione; non devono essere ripulite dai disperati, ma dalla disperazione. «Come sono belle le città che superano la sfiducia malsana e integrano i differenti, e che fanno di tale integrazione un nuovo fattore di sviluppo! Come sono belle le città che, anche nel loro disegno architettonico, sono piene di spazi che collegano, mettono in relazione, favoriscono il riconoscimento dell’altro!» (Francesco, Esort, ap. Evangelii gaudium, 210).

Il Giubileo ci indica la cultura dell’incontro come via alla sicurezza, ci chiede la restituzione e la redistribuzione delle ricchezze ingiustamente accumulate, come via alla riconciliazione personale e civile. «Come in cielo, così in terra»: la città di Dio impegna alla profezia nella città degli uomini. E questo – lo sappiamo – può portare anche oggi al martirio. La lotta al narcotraffico, l’impegno educativo tra i poveri, la difesa delle comunità indigene e dei migranti, la fedeltà alla dottrina sociale della Chiesa sono in molti luoghi considerati sovversivi.

Cari giovani, voi non siete spettatori del rinnovamento di cui la nostra Terra ha tanto bisogno: siete protagonisti. Dio fa grandi cose con coloro che libera dal male. Un altro salmo, che i primi cristiani hanno tanto amato, dice: «La pietra scartata dai costruttori è divenuta la pietra d'angolo» (Sal 117,22). Gesù è stato rifiutato e crocifisso fuori dalle porte della sua città. Su di lui, pietra angolare su cui Dio ricostruisce il mondo, anche voi siete pietre di grande valore nell’edificio di una nuova umanità. Gesù che è stato rifiutato invita tutti voi e se vi siete sentiti scartati e finiti, ora non lo siete più. Gli errori, le sofferenze, ma soprattutto il desiderio di vita di cui siete portatori, vi rendono testimoni che cambiare è possibile.

La Chiesa ha bisogno di voi. L’umanità ha bisogno di voi. L’educazione e la politica hanno bisogno di voi. Insieme, su ogni dipendenza che degrada faremo prevalere la dignità infinita impressa in ciascuno. Tale dignità, purtroppo, a volte brilla solo quando è quasi del tutto smarrita. Allora sopravviene un sussulto e diventa chiaro che rialzarsi è questione di vita o di morte. Ebbene, oggi tutta la società ha bisogno di quel sussulto, ha bisogno della vostra testimonianza e del grande lavoro che state facendo. Tutti abbiamo, infatti, la vocazione ad essere più liberi e ad essere umani, la vocazione alla pace. È questa la vocazione più divina. Andiamo avanti insieme, allora, moltiplicando i luoghi di guarigione, di incontro e di educazione: percorsi pastorali e politiche sociali che comincino dalla strada e non diano mai nessuno per perso. E pregate anche voi, affinché il mio ministero sia a servizio della speranza delle persone e dei popoli, a servizio di tutti.

Vi affido alla guida materna di Maria Santissima. E di cuore vi benedico. Grazie!

[Benedizione]

Tante grazie a tutti voi! Coraggio sempre e avanti!

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Fonte: Sito istituzionale della Santa Sede