L’INSEGNAMENTO DI PAPA FRANCESCO SULL’UNITÀ: GUIDA PER IL FUTURO
I genitori della scuola cattolica intendono seguire il cammino tracciato in questi anni dal Magistero sull’educazione di Bergoglio
Il 25 aprile del 1945 il Clnai (Comitato di liberazione nazionale alta Italia) coordinò l’insurrezione popolare e le truppe partigiane, che unitesi agli alleati, liberarono Milano e Torino dalle forze nazifasciste. Successivamente, nel 1949, tale giorno fu ufficialmente scelto convenzionalmente come data simbolica per la fine del secondo conflitto mondiale in Italia anche se la guerra continuò, in alcune zone, fino ai primi giorni di maggio. A quel 25 aprile seguirono giorni e anni non meno difficili e cruenti per il nostro Paese che dovette affrontare, anche solo pochi giorni dopo, gli eventi di piazzale Loreto e poi la lotta alla sopravvivenza in un’Italia martoriata, le problematicità del confine orientale, un referendum fino alla fine dubbio e tanto altro. Ciò nonostante il 25 aprile restituì a tutti noi non solo la libertà ma soprattutto l’unità nazionale che Mussolini, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, aveva minato creando la Repubblica Sociale e dislocando ministeri paralleli in varie località del nord Italia.
L’unità nazionale, che l’Italia guadagnò e alimentò, trent’anni prima, con la strenua resistenza sul Grappa e sul Piave, fino alle giornate di Vittorio Veneto, era ed è, infatti, un bene imprescindibile. Ma l’unità in generale tra gli uomini deve essere un diritto fondamentale.
A tal proposito, proprio in questi giorni di lutto che hanno colpito non solo il nostro Paese ma il mondo intero, è impossibile non ricordare il messaggio che papa Francesco, solo pochi mesi fa durante il Sinodo dei Vescovi e dei rappresentanti delle Chiese cristiane presenti a Roma, ha voluto lasciarci proprio sull’importanza dell’unità tra gli uomini. L’unità, infatti, non deve essere «uniformità, né frutto di compromessi o di equilibrismi » ma «armonia nella diversità dei carismi suscitati dallo Spirito».
Il Santo Padre, inoltre, ha spronato tutti noi cristiani a percorrere il sentiero dell’unità in virtù del nostro amore per Cristo e per tutte le persone che siamo chiamati a servire senza lasciarci fermare e impaurire dalle difficoltà.
L’importanza dell’unità tra gli uomini è uno dei tanti messaggi che papa Francesco ci ha lasciato. Lui che scelse nel 2013 di portare il nome del poverello d’Assisi e che si è dimostrato sin da subito attento a quella “casa comune” che, come il Fraticello, ha tentato di difendere e tutelare cercando di spronare i popoli a costruire società vere fondate sulla solidarietà e, appunto, l’unità.
Infatti come il Santo di Assisi, che non a caso è patrono del nostro Paese, è noto per il suo amore profondo per la natura e le sue creature che considera, essendo volute dall’Altissimo, come sorelle e fratelli così papa Francesco, con l’enciclica “Laudato sì” difende l’ambiente, ribadendo la necessità di rispettare e custodire la natura nella quale l’umanità, in unità, deve vivere rispettosa dell’ambiente e di sé stessa.
L’eredità di papa Bergoglio è senza dubbio importante e indimenticabile e tutti i genitori di Agesc continueranno a vedere in Lui un faro e si affideranno a Lui nello splendido ma difficile cammino dell’educazione della gioventù che, per papa Francesco, significa «anzitutto riscoprire e valorizzare la centralità della persona ».
I giovani devono, infatti, essere educati ad affrontare le sfide per crescere nella solidarietà usando il linguaggio della mente, della mano e del cuore così da diventare buoni cittadini del mondo e non ripetere più gli errori del passato unendo e non più dividendo l’umanità.
Margherita Siberna Benaglia
Vicepresidente nazionale
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Fonte: Avvenire