LE MOLTE NOVITA' E LE NUOVE SFIDE DELL'ANNO SCOLASTICO 2025/2026

Il rispetto di regole, persone e impegno verso la comunità (familiare, scolastica, lavorativa e nazionale) è fondamentale
LE MOLTE NOVITA' E LE NUOVE SFIDE DELL'ANNO SCOLASTICO 2025/2026

Da qualche settimana sono riprese le attività didattiche del nuovo anno scolastico 2025/26 che è iniziato con numerose riforme approvate tramite decreti ministeriali, regolamenti e il cosiddetto Decreto Scuola Pnrr (DL 45/2025).

Tali riforme modificano il quadro complessivo dell’Istruzione poiché riguardano molteplici aspetti come il voto di condotta, gli smartphone in classe, gli esami di Maturità e molto altro.

L’obiettivo del Mim è, inoltre, modernizzare l’istruzione rafforzando il legame scuola/mondo del lavoro e tutelando le molteplici parti che compongono la Scuola a partire da studenti e personale scolastico.

Una tra le novità del nuovo anno scolastico è il divieto dell’uso degli smartphone nelle scuole superiori anche a fini didattici e prevede solo deroghe per studenti BES con motivate necessità personali e per gli indirizzi del settore tecnologico quando il dispositivo risulta fondamentale, cioè “strettamente funziona-le”, al progetto formativo.

Altre novità, decisamente più eclatanti, sono il voto in comportamento, che inficerà sulla promozione a giugno, e le modifiche apportate all’esame di Stato che, oltre a tornare a chiamarsi Maturità, vede modificata la prova orale con solo quattro materie scelte a gennaio dal Ministro, una commissione formata da solo 5 membri invece che 7 e tanto altro.

L’anno scolastico appena iniziato, però, sarà anche un anno di transizione in vista delle nuove Indicazioni Nazionali per il primo ciclo di istruzione che entreranno in vigore nel settembre 2026 e che vedranno un rafforzamento dell’insegnamento della storia e della grammatica italiana e l’inserimento del latino nella Scuola secondaria di primo grado.

Tutti questi cambiamenti comporteranno per le case editrici un adeguamento dei libri di testo e per le Scuole una revisione del curriculum. Mentre per alunni e genitori… Le novità incutono, a priori, una certa preoccupazione e ansia soprattutto per studenti e genitori che si vedono modificate norme e iter ormai consolidati.

Oggettivamente, però, i cellulari, ad esempio, sono stati fonti di distrazioni compromettendo così comportamento e andamento scolastico degli studenti stessi.

Il comportamento, infatti, rimane un punto fermo del Ministero che lo indica, da quest’anno, come uno tra i fattori determinanti per la carriera scolastica del singolo studente. Con le nuove regole, dunque, il voto in condotta non sarà più un dettaglio, ma potrà decidere la promozione o la bocciatura e, alle scuole superiori, solo chi avrà almeno 9 in condotta potrà tentare di accedere al massimo credito scolastico per la maturità. Tale irrigidimento del voto in condotta dovrebbe risolversi in un miglior comportamento a scuola e la comprensione, per gli studenti, che la riforma vuole far assumere a tale indicatore un valore formativo e non meramente disciplinare. Il rispetto di regole, persone e impegno verso la comunità, qualunque essa sia (familiare, scolastica, lavorativa e nazionale) è fondamentale.

La comunità educante nella pluralità di soggetti di riferimento, dai genitori alla scuola alle associazioni ecc, nei loro ambiti di intervento, ha l’obbligo di collaborare a far crescere i giovani nella consapevolezza della pari dignità ma diversità di ruoli.

Prendersi cura dell’educazione dei giovani è, infatti, fondamentale per formare uomini e donne per gli altri; per la comunità.

L’educare è un dovere Kantiano e la comunità educante deve essere consapevole e compassionevole nel significato semantico della parola, cioè la partecipazione alla sofferenza dell’altro, una comunione intima con una problematicità che non nasce come propria, ma che conduce ad un’unità profonda che lega due o più persone.

La cura educativa e di conseguenza l’educazione deve essere, come sosteneva Romano Guardini, l’accompagnamento di un giovane nella maturazione della sua libertà e responsabilità. Così la comunità educante, famiglie e scuola in primis, è chiamata a essere testimone indicando la direzione da prendere e accompagnando i giovani nella scoperta della propria strada proiettandolo verso il futuro ma radicandolo nel passato e nel presente e, infine, ma non per ultimo insegnandogli che non esiste un IO isolato che si mette in relazione con gli altri ma l’essere UNO già sottintende sempre una relazione con gli altri per i quali bisogna avere cura e, se mi si concede, rispetto. Anche Baden-Powell sottolineava la necessità che i giovani apprendano a prendersi cura di se stessi e degli altri al fine di acquisire consapevolezza di sé e della comunità che ci circonda. Per far ciò i giovani devono, con l’aiuto dei genitori e della scuola imparare l’autodisciplina, il controllo delle proprie passioni o dei propri istinti, la resistenza alle difficoltà e alle fatiche.

I giovani, però, hanno bisogno per fare ciò, ora più che mai, di aiuto; hanno bisogno di educatori, genitori e docenti che, come veri testimoni, insegnino loro l’importanza della CURA. L’Associazione dei Genitori delle Scuole Cattoliche si propone di fare anche questo perché è fortemente convinta che educare sia in primis il prendersi cura e a servizio dell’altro.

Margherita Siberna Benaglia
Vicepresidente nazionale

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Fonte: Avvenire