MANOVRA FINANZIARIA 2026: FAMIGLIA E GIOVANI LE PRIORITÀ
L’Agesc rilancia le proprie proposte in vista dell’approvazione della Legge di Bilancio. «Sostenere la maternità»
L’autunno, si sa, rappresenta la stagione più intensa dal punto di vista economico-politico. Le tensioni e le aspirazioni sociali del Paese trovano una ricaduta nelle proposte e nelle richieste avanzate dai partiti e dalle parti sociali al Governo.
In anni difficili sotto il profilo macroeconomico e geopolitico le ultime manovre finanziarie sono state caratterizzate da un’attenzione alla stabilità dei conti per cui va reso merito al ministro delle Finanze, Giancarlo Giorgetti.
Ci si può aspettare che anche per il 2026 la priorità sarà la quadratura del deficit e del debito nazionali, che rimane una partita essenziale per un Paese come il nostro che fa affidamento sull’attrattività dei titoli di debito sovrani per approvvigionarsi della liquidità necessaria a mantenere la spesa corrente.
Nondimeno, riteniamo di non dire nulla di particolarmente polemico nel rimarcare che al governo politico di una nazione è chiesto molto di più dell’equilibrio finanziario e del pareggio di bilancio.
È necessaria una visione chiara dei problemi sociali e delle loro soluzioni secondo un piano che identifichi le priorità e allochi di conseguenza le risorse.
La politica è a nostro avviso operare questo tipo di discernimento, sapendo che non tutto può essere risolto ma che è necessario lasciare il mondo un po’ meglio di come lo si è trovato.
Aldo Moro diceva ai suoi: «Siate indipendenti, non guardate al domani ma al dopodomani» e lo diceva nel frangente più drammatico della sua vita.
Ora, non c’è dubbio che non si possa guardare al futuro senza farsi carico dei problemi che riguardano la generatività e il benessere delle generazioni che ci seguiranno.
E da questo punto di vista i problemi più urgenti e cogenti sono essenzialmente due: la crisi demografica e quella educativa.
Sul primo tema tanto si è scritto in anni recenti ma pochissimo è stato fatto.
L’introduzione di un quoziente familiare che introduca un criterio perequativo per le famiglie con figli e in particolare per quelle numerose, appare, alla luce delle necessità stringenti dei numeri di bilancio e del gettito erariale, una mera chimera.
L’inflazione e il fiscal drag (per cui se aumenta il salario nominale si sale di scaglione e l’Irpef aumenta vanificando l’incremento salariale stesso) hanno reso poco efficace le pur timide manovre finalizzate alla rimodulazione degli scaglioni Irpef.
L’Ocse ci dice che nei prossimi anni la prima causa di rallentamento del Pil in Europa sarà dovuto al calo delle nascite.
Già oggi la popolazione attiva lavorativamente è in calo e non solo le aziende fanno fatica a reperire figure per mansioni qualificate e non, anche il sistema di welfare soffre per il calo di contribuzione sociale da lavoro.
Il nostro sistema sociale nazionale, poi, sconta una concentrazione della spesa sull’assistenza sanitaria e sul sistema pensionistico che rende difficile stanziare risorse per il sostegno alla maternità e alla disoccupazione giovanile, con l’effetto di perdere ulteriori addetti nei diversi comparti.
Nel caso dei giovani spesso è la mancata formazione tecnicospecialistica a impedire un match efficace tra domanda e offerta di lavoro.
Che fare allora?
Come Agesc non pretendiamo di dettare l’agenda politica al governo pur avendo riscontrato da diversi ministri una disponibilità all’ascolto e al dialogo senz’altro proficua.
È ovvio poi che gli equilibri sono tali e tanti che solo il Consiglio dei ministri può trovare, come si dice, la quadra e non spetta di certo a noi avanzare soluzioni.
Ci limitiamo a chiedere di considerare le emergenze sopra descritte, seppur sommariamente, la priorità della politica economica nazionale, suggerendo di dare spazio alle richieste delle tante famiglie che continuano a rappresentare la base stessa del welfare: è nella famiglia che la persona, dal nascituro all’anziano, passando per gli adolescenti trova cura e sostegno. È nel matrimonio che gli individui trovano spesso la stabilità economica per affrontare progetti di vita a lungo termine, dall’acquisto della casa all’istruzione dei figli.
Non c’è futuro senza famiglia.
L’Agesc esplica il proprio dialogo politico in seno alla Giunta del Consiglio Nazionale delle Scuole Cattoliche, unica componente genitoriale in seno a questo organismo ristretto che fa capo alla Cei.
Anche quest’anno i nostri vescovi si sono fatti portatori delle proposte maturate dal confronto tra le diverse organizzazioni sotto la guida di monsignor Claudio Giuliodori.
Le interlocuzioni con il Governo hanno preso avvio l’estate scorsa e continueranno con l’intento di individuare le misure per far fronte alla crisi delle scuole paritarie (1.843 scuole chiuse in tredici anni).
Tra le altre vi è al vaglio quella di un aumento significativo e strutturale del fondo di finanziamento per questi istituti.
Non possiamo precorrere l’iter di una manovra così complessa e anticipare gli esiti del dialogo in corso.
Al contempo i genitori confidino sull’assidua partecipazione di Agesc ai tavoli di lavoro e soprattutto nella guida saggia e sicura della Chiesa a cui apparteniamo e il cui magistero ci guida.
Umberto Palaia
Presidente nazionale
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Fonte: Avvenire