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Scuola, idea obbligo dai 3 ai 18 anni

Il Pd: anche libri gratis e tempo pieno. Il sindacato conferma lo sciopero del 6 marzo

Ampliamento dell’obbligo scolastico da 3 a 18 anni, incremento e valorizzazione degli insegnanti di sostegno, nuovi investimenti sugli Istituti tecnici superiori e un aumento di stipendio per i docenti. Sono stati questi, i principali argomenti trattati al tavolo sulla scuola, tenutosi ieri mattina a Palazzo Chigi, nell’ambito dell’Agenda 2023, alla presenza del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. «Sono molto soddisfatta di questo tavolo, che dimostra quanto il governo tenga al tema della scuola», ha detto all’uscita la ministra dell’Istruzione, la pentastellata Lucia Azzolina. Diversi, come detto, i temi toccati durante le oltre quattro ore di riunione. Il primo è stato quello degli insegnanti di sostegno, per i quali è stato firmato, nei giorni scorsi, il decreto per 20mila posti di specializzazione. «Vanno valorizzati perché l’offerta didattica per i nostri studenti è la priorità», ha ri- cordato la ministra. Che ha rilanciato anche l’azione degli Its e degli Istituti professionali, «realtà – ha ricordato – dalle quali escono studenti che, nel 90% dei casi, trovano subito lavoro».

L’aumento dell’obbligo scolastico dai 3 ai 18 anni (proposto dal Pd, assieme ai libri gratis e al tempo pieno) è stato presentato come lo strumento, da un lato per offrire più servizi alle famiglie, ampliando l’offerta degli asili nido per sostenere le mamme che lavorano fuori casa e, dall’altro, per contrastare la dispersione scolastica. «Abbiamo dei dati devastanti, soprattutto

al Sud, dove perdiamo il 30% degli studenti», ha ricordato Azzolina. «È un piano condivisibile, ma da solo non può bastare – sottolinea la pedagogista dell’Università Cattolica, Livia Cadei –. Aprire le scuole fin dai 3 anni, significa renderle ancora più sensibili verso tutto ciò che riguarda il rapporto con la famiglia e necessita di un’alleanza educativa sempre più stringente. Sul fronte opposto, quello della dispersione, serve che la scuola si doti di nuovi strumenti didattici, diversi e maggiormente capaci di includere i ragazzi. Di fondo, c’è poi il dato della denatalità, che è la prima emergenza da affrontare e anche la grande sfida che il Paese e quindi anche la scuola, ha di fronte».

Al tavolo si è discusso, infine, dell’aumento di 100 euro degli stipendi degli insegnanti e del personale scolastico. Incremento che la ministra Azzolina vuole finanziare con il taglio del cuneo fiscale e gli aumenti contrattuali. Un piano, però, respinto al mittente dai sindacati della scuola, che hanno proclamato lo sciopero per il 6 marzo. «Ad oggi queste condizioni non ci sono affatto», si legge in una nota unitaria di Flc-Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals Confsal e Gilda. Che chiedono un piano pluriennale da 16 miliardi, pari a un punto di Pil, «per dire basta al lavoro precario, superare il divario tra organico di diritto e organico di fatto, aumentare il tempo scuola e rinnovare il contratto con aumenti a tre cifre che vadano ben oltre i 100 euro mensili».

Avvenire del 18 febbraio 2020 - Paolo Ferrario