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«Chi vuole liberalizzare le “droghe leggere” promuove la dipendenza»

«Come AGeSC siamo impegnati affinché nessuno possa raccontare cose non vere ai nostri figli. Ma chiediamo anche alle egenzie educative e alla politica di informare genitori e insegnanti»

Dura presa di posizione dell’Agesc sulle cosiddette droghe leggere. A parlare è Giancarlo Tettamanti padre fondatore dell’associazione. La sentenza della Cassazione del dicembre scorso con la quale è stata autorizzata la coltivazione domestica della cannabis come “pratica non pericolosa”, apre la porta alle droghe pesanti. Dalla pianta della “cannabis sattiva” come afferma il dottor Maurizio Colombo originano una settantina di molecole tra cui il tetraidrocannabinolo (thc) e il canabidiolo (cbd). Il primo è il principale responsabile dello “sballo”, il secondo ha una sorta di effetto tampone, limitando gli effetti del “thc”.

Rispetto quindi al prodotto consumato negli anni ’ 70 e ’80 ci troviamo di fronte a una sostanza diversa perché gli spacciatori, per rendere più “dipendenti” i consumatori, selezionano piante che producono una quantità enormemente maggiore di “thc” e decisamente minore di “cbd”. Le moderne ricerche certificano che l’uso di cannabis ha una pesante ricaduta sulla salute psicofisica dell’uomo. I danni variano: alterazione della percezione spazio temporale, aggressività, scompensi pressori, sindrome schizoidi, disturbi della personalità, problemi respiratori fino a manie suicide e depressione. Conseguenze che hanno una ricaduta su tutta la società non solo sul singolo, basti pensare al numero di incidenti stradali provocati da queste sostanze. Sembra che alcune donne in gravidanza ne consumino in quantità rilevante. Se si considera che il cervello matura completamente solo attorno ai 25 anni si comprenderà come la propensione a soffrire di disturbi psicotici nei bambini che durante la vita fetale siano stati esposti all’azione del “thc” sia nettamente superiore a quella dei coetanei ai quali è toccata in sorte una madre che non ha assunto cannabis. Quanto alla “cannabis light” se è vero che la quota di sostanza stupefacente è minore e la qualità è più controllata (si è evidenziata negli ultimi anni una patologia caratterizzata da violentissime gastralgie ribelle a ogni cura, determinata dai pesticidi usati nelle coltivazioni illegali) non si vuole tenere conto di un altro fattore dirimente. Il “thc” si distribuisce negli organi del corpo e il suo metabolismo diventa lento. Si deposita in percentuali variabili in vari distretti encefalici: nel cervelletto, nel sistema motorio extrapiramidale, nel talamo, nell’ipotalamo ecc…. La difficoltà del corpo di sbarazzarsi di queste molecole fa si che l’assunzione successiva trovi un terreno fertile, e addizionando il nuovo con il vecchio, ne potenzierà gli effetti, finendo per causare, anche se in tempi più dilatati, i medesimi effetti dei prodotti più ricchi di “thc”. «Prima di dare avvio a questo processo liberalizzatore, sarebbe stato meglio – conclude Giancarlo Tettamanzi – interpellare quanti hanno conosciuto la caduta nel baratro della droga, e quelle famiglie che hanno avuto il dramma nelle loro case, nei loro figli». Antonio Boschini, ex tossicodipendente, oggi direttore sanitario della comunità di San Patrignano (v.

Tempi, gennaio 2020, pag. 57): ricorda che «C’é l’aspetto culturale: se una roba è legale, significa che non fa male, questo é il messaggio trasmesso agli adolescenti; invece a 14 o 15 anni l’encefalo non é ancora formato e gli spinelli lo danneggiano in maniera irreversibile». L’irresponsabilità dei promotori della liberalizzazione delle droghe é evidente, e certi magistrati e parlamentari chiudono gli occhi di fronte alla realtà. In nome di una presunta libertà, si promuove la dipendenza. Urge assoluta attenzione da parte di genitori e di educatori ai quali vengono affidati gli adolescenti. Come AGe-SC siamo impegnati in un servizio alla verità perchè nessuno possa raccontare cose non vere ai nostri figli. Ma chiediamo anche alle varie egenzie educative e soprattutto alla politica, un impegno culturale e di informazione mediante incontri nelle scuole con genitori e insegnanti per evitare danni personali e sociali ingenti.