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Io, padre di famiglia nelle carceri in rivolta: il coraggio e la fatica di ricominciare

Agesc saluta nella festa di San Giuseppe tutti i padri, soprattutto coloro che rischiano la vita per lasciare ai propri figli un mondo migliore. E' la stessa fede, che come un filo passa di mano in mano e continua a srotolarsi raccontando la vita

«Ogni uomo può essere un padre, ma ci vuole qualcosa di speciale per essere un papà». (Anne Geddes)

Servono almeno 36 settimane per diventare madre, e non meno di trentasei mesi per diventare padre. Anche l’esperienza della paternità ha una gestazione, una sorta di “prefisso” che insegna ad abitare in modo nuovo le relazioni decisive della vita.

Ieri è stata la festa del papà, una festa da vivere come dei “reclusi” – come molti affermano. Ma a proposito di reclusi, ecco la storia di un padre Agesc che da 28 anni è in forza nel corpo della Polizia Penitenziaria servendo lo Stato con devozione. Ogni giorno esce di casa per andare a svolgere il proprio lavoro oscuro, fuori dalla luce dei riflettori, ma che garantisce la sicurezza di molti cittadini, sperando di ritornare a casa per abbracciare i propri figli.

Più che lavoro è un servizio che dà al suo amato Paese, perché ha un solo obiettivo: garantire sicurezza a tutti i cittadini onesti e rispettosi delle regole con la speranza di poter dare ai suoi figli un mondo migliore.

«Da piccolo – racconta– mio figlio mi chiedeva: dove vai a lavorare? Ed io rispondevo: in carcere, per garantire l’esecuzione della pena a tutti coloro che violano la legge attentando alla democrazia. I detenuti sono spacciatori, assassini, violentatori… Spesso pensano di essere al di sopra dello Stato, in poche parole sono persone che hanno fatto del male al nostro Paese.

Per svolgere questo lavoro ci vuole coraggio, perché lavorare in un penitenziario non è facile. Occorre essere più forti di chi vuole intimorirti, di chi con lo sguardo glaciale ti minaccia. Il contatto diretto con loro rende il personale di Polizia Penitenziaria un osservatore privilegiato dell’evoluzione dello sviluppo dei vari programmi di trattamento. Come racconta Giulia – studentessa in Scienze dell’educazione e compagna di scuola del figlio del nostro papà, «la pena utile è capace non tanto di punire ma di eliminare i fattori che hanno portato alla delinquenza. La risocializzazione diviene dunque obbligo dello Stato e quindi un diritto del reo, che con la pena non solo estingue il debito ma si reinserisce nella società».

Poi arriva la domenica, giorno di riposo da trascorrere con la famiglia e gli affetti più cari. Durante il pranzo, ecco la telefonata che mai vorresti ricevere: «Corri in istituto, c’è una rivolta in atto!». E’ la guerriglia di cui abbiamo saputo, con detenuti che – cavalcando l’onda del virus – mettono l’intera struttura a ferro e fuoco.

«Metro dopo metro ci siamo ripresi il carcere e abbiamo salvato non solo noi stessi, ma anche coloro che avevano partecipato alla rivolta. Ho visto detenuti armati di tutto, coltelli, spranghe, martelli, estintori, tombini, armi improprie, mentre noi poliziotti con scudi, manganelli e tanto coraggio siamo riusciti a ripristinare l’ordine e la sicurezza; tutto ciò grazie alla professionalità e al senso del dovere».

«La mia domenica – continua il nostro testimone – è terminata il giorno seguente, ininterrottamente in servizio per ben 30 ore, senza mangiare e rassicurando i miei propri cari che era tutto a posto. Ma nessuno racconterà la nostra storia perché noi siamo gli invisibili, coloro che lavorano in silenzio, che non interessano; ecco perché sento forte il bisogno di rivendicare il rispetto che meritiamo».

L’avventura di diventare padre ci aiuta a ritrovare le relazioni fondamentali, a imparare di nuovo ad abitarle, nella libertà reciproca. E il dono della stessa fede, ricevuto e tramandato, come un filo che passa di mano in mano e continua a srotolarsi raccontando la vita.

La condanna utile non deve tanto punire ma eliminare i fattori che hanno portato alla delinquenza. La pena non solo estingue il debito del reo, ma lo reinserisce nella società