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La scuola che vogliono i ragazzi e quella che già c’è (e non deve scomparire)

Gli istituti paritari spesso anticipano i tempi e tracciano la strada dell’innovazione della didattica. Ma per lo Stato sono invisibili

Qualche giorno fa, martedì per l’esattezza, intervenendo a un’iniziativa, un concorso che ha avuto come protagonisti i ragazzi delle scuole primarie del nostro paese, la presidente del Senato Casellati, ha avuto parole di apprezzamento verso gli organizzatori che hanno avuto la «formidabile intuizione di chiedere ai bambini di immaginare la scuola e la classe del futuro».

Come sarà la scuola del futuro? È una domanda ricorrente all'interno della nostra associazione, fatta da genitori per genitori che guardano al futuro dei loro figli, desiderando per loro di essere felici e realizzati. Da genitori, da tempo, abbiamo cercato di metterci in ascolto soprattutto di loro, dei nostri figli, quelli che ci appartengono genitorialmente e quelli che sono patrimonio di noi tutti, della nostra comunità, della nostra società,
cercando di intercettare i loro bisogni e le loro aspettative. Sempre nel suo intervento di martedì, la presidente del Senato ha usato alcune definizioni della scuola del futuro che già, in parte, intravediamo nelle nostre scuole paritarie cattoliche e ha parlato di «una scuola tecnologica, una scuola attenta all'ambiente, una scuola accogliente, capace di valorizzare le potenzialità di ciascuno, una scuola fondata sulla partecipazione attiva di tutti, sia nell'apprendimento che nelle relazioni, una scuola che lavora in stretto collegamento con le famiglie, una scuola che diventa una vera e propria comunità di vita».

È quest’ultima definizione a starci più a cuore: scuola come comunità; come comunità educante nella quale si impara a crescere, a condividere, a conoscere, a rispettare.

Un compito non facile quello di chi si pone accanto alle giovani generazioni nel cammino scolastico e che ha assoluto bisogno di quel patto di corresponsabilità da parte dei genitori che va non solo accolto a parole, ma vissuto nei fatti, nella quotidianità, nella partecipazione attiva che si fa anche assunzione di responsabilità. Proprio in questa ottica, fin dalla sua nascita l'Agesc si è posta come finalità quella dell’accompagnamento e della formazione dei genitori, consapevole che è su questo terreno che si gioca il futuro della scuola e si realizza la scuola del futuro. Tutti noi, oggi, siamo chiamati a dare concretezza, a mettere le basi di quella che sarà la scuola del futuro, quella scuola che i nostri ragazzi hanno già in testa.

Non vorremmo, però, che in questo futuro venissero a mancare proprio quelle realtà che da anni lavorano faticosamente in questa direzione e che si trovano a fare i conti con una diversità di trattamento che negli ultimi anni ha significato, per tante realtà, la chiusura.

Per questo, continuiamo a batterci per la “parità” di sostegno economico da parte dello Stato nei confronti delle nostre realtà educative. Parità che si traduce in libertà per i genitori relativamente alla scelta scolastica per i propri figli.

La scuola che immaginiamo per gli anni a venire è una scuola che in parte è già presente, che viene da lontano, da uomini e donne che in tempi difficili si sono interrogati su quello che potevano fare per i ragazzini e le ragazzine del loro tempo. Un contesto sociale e culturale indubbiamente diverso da quello attuale, così come diverse sono le problematiche dei giovani studenti di oggi, ma che ha la stessa “mission” e ha saputo rinnovarsi e stare al passo coi bisogni educativi di oggi.

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Fonte:Avvenire