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«Integrare alunni stranieri per far ripartire l’ascensore sociale della scuola»

L'invito all'integrazione dalle parole di Papa Francesco per l'evento di apertura dell'anno scolastico

La recente visita di papa Francesco a Marsiglia ci riporta a riflettere su uno degli aspetti che nell’articolo pubblicato la scorsa settimana, riguardo l’evento di apertura dell’anno scolastico, ci era parso importante sottolineare come elemento sempre più caratterizzante, e quindi non più “di novità”, il nostro sistema scolastico. Ci riferiamo ai tanti studenti stranieri o nati in Italia da genitori stranieri che frequentano le nostre scuole.
Lo facciamo appunto alla luce degli stimoli venuti dai discorsi di papa Francesco pronunciati nella due giorni di Marsiglia ed in modo particolare a quello dell’incontro con il presidente francese Macron. «L’integrazione è faticosa, ma lungimirante: prepara il futuro che, volenti o nolenti, sarà insieme o non sarà». Ha detto il Papa. E ancora: «Dire “basta” è chiudere gli occhi, tentare ora di “salvare sé stessi” si tramuterà in tragedia domani, quando le future generazioni ci ringrazieranno se avremo saputo creare le condizioni per un’imprescindibile integrazione, mentre ci incolperanno se avremo favorito soltanto sterili assimilazioni». Sono passaggi che come genitori, come educatori, uomini e donne di scuola, sentiamo particolarmente significativi, perché la scuola oggi deve raccogliere queste sfide; nella vita dei nostri ragazzi e studenti innumerevoli testimonianze di integrazione e dialogo, di inclusività e di fratellanza reciproca sono segnali importanti. In quel 10% di studenti stranieri citato dal presidente Mattarella nel suo discorso di apertura dell’anno scolastico si mescolano più realtà, più volti, più culture ed anche storie diverse non sempre solo di “immigrazione”. Tenerne conto, conoscerle, condividerle è strumento imprescindibile di dialogo e soprattutto di crescita della nostra comunità civile tutta. Qualche anno fa aveva fatto discutere un termine usato dall’allora Patriarca di Venezia, cardinale Angelo Scola, per definire il rapporto tra popoli di culture e fedi diverse (cristiani e musulmani in particolare) che si affacciavano sullo stesso mare e in quel mare avevanocondiviso vicende storiche anche dolorose. Il termine era “meticciato”, usato per mettere in risalto come la relazione stretta, in alcuni momenti particolarmente conflittuale, fra i popoli che hanno in comune il mediterraneo aveva prodotto nell’arte, nella cultura, nella musica, in moltissimi generi di ingegno umano una ricchezza e bellezza straordinaria.
Certamente il termine evoca immagini che ai più possono sembrare negative ma di fatto dice di un processo che va oltre e al di là di quella “integrazione” che usiamo spesso come termine riferita a chi viene da “fuori”. La scuola pubblica italiana statale e paritaria è luogo in cui si sperimenta il processo d’integrazione e d’inclusione che deve fungere anche da ascensore sociale. È un cammino impegnativo e non scontato con numerosi ostacoli lungo il percorso e non possiamo nasconderci che la comunità è fondamentale in tali processi e a pieno titolo proprio laddove, la mancanza di proposte di modelli educativi di riferimento credibili e autorevoli, che sappiano appassionare e coinvolgere, lascia spazio al bagliore di falsi ideali. Di fronte a carenze e povertà educative siamo tutti chiamati a rispondere; i fatti recenti di cronaca parlano di profonda solitudine ed abbandono, d’incapacità di relazioni mature in cui la violenza, il sopruso e la prevaricazione sono le uniche risposte alle problematiche legate a rapporti di normale convivenza sociale, dinamiche di coppia e familiari. Gli indubbi benefici del progresso portano con sé purtroppo anche questioni complesse che influenzano i nostri stili di vita in modo trasversale. Come genitori Agesc siamo impegnati nelle scuole a costruire quella rete a sostegno dei genitori e famiglie nel meraviglioso e difficilissimo compito di educare, la “cura della persona” che è alla base dell’opera dei grandi educatori dell’800 e del ‘900 e che caratterizza ancora oggi il progetto educativo degli istituti pubblici paritari cattolici italiani è alla base della formazione del sistema di scuola pubblica italiano e visti i numeri degli studenti di diversi credo che frequentano gli istituti pubblici paritari cattolici ne viene generalmente riconosciuto il valore educativo. Dalla capacità che avremo, di crescere in un rapporto adulto, nel rispetto di regole condivise e della voglia di imparare tutto quello che di positivo appartiene agli uni e agli altri «…può dipendere parte importante del futuro dell’Italia». Ne siamo certi e per questo il nostro impegno per una integrazione rispettosa e l’inclusione a partire dagli adulti, dai genitori, è uno dei terreni sui quali continueremo a lavorare.

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Fonte:Avvenire