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Istituti tecnici al nord e Licei al sud: necessario migliorare l'orientamento

Una riflessione sulle iscrizioni al nuovo anno scolastico:
oltre la metà degli studenti di terza media ha scelto un percorso liceale. Ma non sempre è una decisione azzeccata

Ancora licei e ancora il liceo scientifico su tutti. I primi dati sulle iscrizioni scolastiche per il 2024/2025, diffusi dal Ministero dell’Istruzione e del Merito, parlano chiaro e riconfermano un trend che negli ultimi anni vede la maggior parte degli studenti delle prime classi delle superiori scegliere un indirizzo liceale (sono il 55,62%). Nel nostro Paese, insomma, quella “licealizzazione” iniziata oltre dieci anni fa continua, anche se con una leggera flessione.

Il record delle iscrizioni ai licei spetta al Lazio, con il 69,3%, mentre Veneto ed Emilia Romagna non superano la linea del 45%. E infatti a queste due regioni spettano il primato dei tecnici (Veneto con il 39,3%) e quello dei professionali (Emilia Romagna con il 17,1%). È chiaro che i numeri non dicono tutto, ma, in questo caso, dicono molto e possono darci degli spunti di riflessione. Evidentemente regioni a forte vocazione industriale e agroalimentare vivono con maggiore intensità il richiamo del lavoro nelle aziende. Forse i numeri ci dicono anche che l’opera di orientamento richiede una intensificazione, non tanto sul piano delle motivazioni e dei desideri, quanto su quello delle opportunità di progettazione personale e delle possibilità di impiego. Come associazione di genitori anche noi di Agesc abbiamo cercato di leggere con interesse e attenzione il quadro uscito il giorno dopo la chiusura delle iscrizioni. A dire il vero, sempre stando ai primi dati diffusi, istituti tecnici e professionali, rispetto all’anno scolastico in corso, guadagnano qualche punto in percentuale nelle iscrizioni. Un segnale che sembra dire come la riforma dell’istruzione tecnica e professionale potrebbe rilanciare questi ordini scolastici. Guardando i numeri, in sostanza, sembra però che ancora una volta l’Italia sia spaccata in due, perché, se nelle regioni del Nord (alle due citate possiamo aggiungere come caso esemplare anche il Friuli-Venezia Giulia) circa la metà degli studenti (e delle famiglie) è attratto dai percorsi tecnici e professionali, nelle regioni del Centro-Sud la percentuale delle iscrizioni ai licei si assesta su una media del 60%, cifra che attesta un ancora assai diffusa fiducia nel potere del diploma liceale.

Su questa base ci sembra che una cura più efficace delle attività di orientamento potrebbe sicuramente contribuire a portare ad un riequilibrio delle scelte e forse anche a un cambiamento di quel clamoroso paradosso, tipicamente italiano, che vede una corrispondenza negativa fra il numero di laureati e la crescita appunto sostanziosa dei liceali (obbligati all’iscrizione all’università dopo il diploma).

Tutto questo ci fa ancora una volta riflettere, come Agesc, (associazione impegnata direttamente nella scuola a fianco di chi della scuola è cuore e motore) sul valore sociale e culturale, ma potremmo dire anche politico, dell’orientamento, perché dietro ai numeri ci sono giovani che hanno bisogno di trovare la strada giusta per realizzarsi e per valorizzare talenti e potenzialità. Se da un lato il mondo imprenditoriale “lamenta” la carenza di personale qualificato in tanti settori, dall’altro sembra ancora permanere nella percezione comune una specie di dislivello sociale tra le professioni tecniche e quelle più culturali e/o di prestigio. Il rischio è che poi tutto questo porti, come già succede, ad un aumento dei liceali che interrompono il loro cammino universitario andando così ad ampliare l’esercito dei Neet.

Le scuole pubbliche paritarie, in questo scenario, non sfuggono a questo trend, anche se è vero che soprattutto in ambito di istituti tecnico-professionali molto si è lavorato e si lavora perché sia pienamente riconosciuta la pari dignità del percorso formativo non solo nelle parole, ma anche nei fatti.

Se una riflessione si deve fare all’indomani della chiusura delle iscrizioni, guardando appunto agli istituti superiori, è che il bene dei nostri ragazzi esige un salto di qualità, una riflessione attenta sul valore dell’orientamento come progetto di vita e sulla necessità che quegli istituti tecnici e professionali che nei loro territori hanno dimostrato di possedere forti capacità attrattive divengano per tutti dei punti di riferimento per il miglioramento generale della attività di orientamento nelle varie realtà del Paese. In tale prospettiva di fondamentale importanza sono anche la formazione e l’informazione corretta verso i genitori sempre più “compagni di viaggio” indispensabili per i propri figli.

© RIPRODUZIONE RISERVATA
Fonte:Avvenire