Seguici sui nostri social
Login

I numeri della scuola cattolica

La scuola è per sua natura un luogo di dialogo tra culture.

La scuola è per sua natura un luogo di dialogo tra culture. Ogni alunno è portatore di una cultura personale e familiare che nell’aula scolastica si trova a confrontarsi con le culture personali e familiari degli altri alunni. È stato così da sempre e non si è mai sottolineata abbastanza questa portata a suo modo “interculturale” dell’ordinaria vita scolastica, che si nutre strutturalmente del confronto tra culture diverse di cui sono espressione la generazione adulta dei docenti e quella ancora giovane degli alunni. E tra gli stessi alunni, anche se esteriormente provenienti da un identico ambiente, si crea un fecondo confronto di culture.

Per una scuola cattolica il confronto interculturale si pone in modo per certi aspetti più complesso ma anche più chiaro. L’identità e il progetto educativo della scuola cattolica sono infatti facilmente riconoscibili nei principi del Vangelo che devono diventare nucleo e chiave interpretativa di tutto il bagaglio culturale trasmesso dalla scuola. Per dirla in poche parole, il legame tra cultura e vita deve alimentarsi anche della triangolazione che quei due fattori devono avere con la fede, che ha il compito di dare un senso alla vita e alla cultura. Da questo punto di vista la solidità (o quanto meno la chiarezza) dell’identità culturale di una scuola cattolica è presupposto di una capacità di dialogo intrinseca al messaggio evangelico stesso.

Il XVIII Rapporto 2016 del CSSC, pubblicato dall’editrice La Scuola di Brescia, è dedicato al tema del dialogo interculturale con contributi di riflessione teorica e di ricerca empirica, volti a documentare una realtà complessa, che si manifesta principalmente sotto la forma della crescente presenza di alunni stranieri nelle aule delle scuole italiane (cattoliche comprese). Pur senza ridurre il tema del dialogo interculturale al solo fenomeno migratorio, che è un’emergenza di breve periodo, anche se destinata a trasformare profondamente la fisionomia del nostro Paese, è inevitabile confrontarsi anche con questa dimensione del problema. Gli immigrati sono portatori di una domanda di confronto, che al momento trova principale soddisfazione soprattutto nelle aule scolastiche. Nell’insieme delle scuole italiane siamo quasi al 10% di alunni con cittadinanza non italiana (anche se la maggior parte di essi sono già immigrati di seconda generazione).

Nelle scuole cattoliche la loro presenza è inferiore alla media nazionale, ma non è trascurabile anche qui la sollecitazione ad aprirsi al confronto con culture diverse, quanto meno per attrezzare gli alunni al dialogo inevitabile che si troveranno a svolgere fuori dalla scuola. Va inoltre ricordato il caso della formazione professionale di ispirazione cristiana, che accoglie una quantità rilevante di immigrati (fino al 30% dei suoi allievi) e testimonia con la sua semplice esistenza un’offerta di accoglienza e di integrazione qualificata nel tessuto culturale e produttivo italiano.